di
Veronica Tedeschi
Il
19 luglio è stata completata la ricostruzione di otto mausolei di
Timbuctù
(in Mali) andati distrutti nel 2012. Il progetto di restauro è stato
coordinato dall’Unesco
(l’Agenzia Onu per l’educazione, la scienza e la cultura) e nella
sua totalità costerà 11 milioni di dollari, donati in parte
dall’Unione Europea e in parte dalla Svizzera; seguirà a questi
primi otto, la ristrutturazione di altri 6 mausolei che sarà
completata entro fine anno.
Soprannominata
«La città dei 33 santi», Timbuctu fiorì tra il XV e il XVI secolo
come centro carovaniero e di propagazione dell’Islam in Africa.
Tipici sono i suoi monumenti come le tre moschee
storiche
Djingareiber, Sidi Yahiya e Sankoré, gli antichi
portali,
le case dei primi esploratori, il pozzo costruito nel punto in cui,
mille anni fa, una donna tuareg – narra la leggenda – trovò
l’acqua che ha dato ricchezza e potenza alla città del deserto. Ma
è anche l’atmosfera che si respira. «Sembra deserta – osserva
una guida turistica in un’intervista all’agenzia Ansa -, poi ogni
tanto qualcuno fa “capolino” e, piano piano, cominci ad avvertire
uno sguardo da dietro le tipiche finestrelle antiche a grata che
impediscono di vedere l’interno, ma dalle quali si può osservare
perfettamente l’esterno.” Durante il periodo di occupazione della
città i combattenti jihadisti hanno vandalizzato e distrutto moschee
e mausolei considerati non rispondenti all’ortodossia islamica e
hanno bruciato alcuni manoscritti.
Grazie
all’ intervento francese che ha respinto a Nord gli Jihadisti, oggi
in città si respira un’aria diversa e, molto lentamente, anche il
turismo sta riprendendo. La ricostruzione dei mausolei rappresenta
chiaramente la volontà della popolazione di non voler perdere la
propria cultura e di non arrendersi alla volontà dell’Islam
estremista.
“Il
vostro lavoro è una lezione di tolleranza, dialogo e pace.
Si
tratta di una risposta agli estremisti e la sua eco può essere udita
ben oltre i confini del Mali”,
ha affermato Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco,
annunciando che l’Unesco ha fatto ricorso alla Corte Penale
Internazionale contro i distruttori dei mausolei.