domenica 16 agosto 2015

La legge di ferro in Tunisia contro il terrorismo




Introduzione della pena di morte per i reati contro come “l'omicidio dei cittadini stranieri”: questo è uno dei provvedimenti inseriti da pochi giorni del sistema legislativo tunisino a seguito dell'attentato a Sousse e del massacro dei turisti, soprattutto occidentali.

La norma è stata approvata quasi all'unanimità: sia da Nidaa Tounes, il partito che guida il governo, sia da Ennahda (che fa parte dell'esecutivo ed è di impronta islamista), solo 10 astensioni.

La pena di morte è già prevista nel codice per i reati di omicidio e altri venti delitti, ma bisogna riscontrare che l'ultima esecuzione risale al 1991 e che non sia stata mai presa in considerazione nemmeno sotto il regime di Ben Ali, quindi la nuova legge risulta eccezionale. A quanto pare la Tunisia si sente fortemente indebolita di fronte agli attacchi degli jihadisti e il Parlamento ha deciso di prendere questa misura per contrastare il terrorismo.

A questo bisogna aggiungere anche un altro fatto: subito dopo l'attentato nella località di mare e di villeggiatura, il Premier, Habib Essid, ha sostituito il capo della commissione che dirige e monitora i luoghi di culto con Othman Battik, già gran Muftì al servizio di Ben Ali: con questa sostituzione sono state chiuse 83 moschee arbitrariamente, senza un collegamento accertato tra le persone che le frequentavano e i terroristi.

E' vero che in Tunisia siano molto carenti i servizi di sicurezza quali polizia o intelligence, ma questa è davvero una legge emergenziale che rischia di minare i diritti fondamentali come quello di poter professare la religione.