Introduzione
della pena di morte per i reati contro come “l'omicidio dei
cittadini stranieri”: questo è uno dei provvedimenti inseriti da
pochi giorni del sistema legislativo tunisino a seguito
dell'attentato a Sousse e del massacro dei turisti, soprattutto
occidentali.
La norma
è stata approvata quasi all'unanimità: sia da Nidaa Tounes, il
partito che guida il governo, sia da Ennahda (che fa parte
dell'esecutivo ed è di impronta islamista), solo 10 astensioni.
La pena
di morte è già prevista nel codice per i reati di omicidio e altri
venti delitti, ma bisogna riscontrare che l'ultima esecuzione risale
al 1991 e che non sia stata mai presa in considerazione nemmeno sotto
il regime di Ben Ali, quindi la nuova legge risulta eccezionale. A
quanto pare la Tunisia si sente fortemente indebolita di fronte agli
attacchi degli jihadisti e il Parlamento ha deciso di prendere questa
misura per contrastare il terrorismo.
A questo
bisogna aggiungere anche un altro fatto: subito dopo l'attentato
nella località di mare e di villeggiatura, il Premier, Habib Essid,
ha sostituito il capo della commissione che dirige e monitora i
luoghi di culto con Othman Battik, già gran Muftì al servizio di
Ben Ali: con questa sostituzione sono state chiuse 83 moschee
arbitrariamente, senza un collegamento accertato tra le persone che
le frequentavano e i terroristi.
E' vero
che in Tunisia siano molto carenti i servizi di sicurezza quali
polizia o intelligence, ma questa è davvero una legge emergenziale
che rischia di minare i diritti fondamentali come quello di poter
professare la religione.