di
Monica Macchi
Il
25 luglio è festa della repubblica ma dall’anno scorso è
diventato anche la commemorazione di Mohammed Brahmi, dirigente del
Fronte
Popolare
e deputato dell’Assemblea costituente tunisina, assassinato davanti
a casa sua. La
famiglia ha
accusato il
governo
islamista
di essere
corresponsabile dell'omicidio
e ha rifiutato le condoglianze; a sua volta il governo non ha
risposto all’accusa rilasciando una
dichiarazione
in cui esprime
“tristezza
e choc
per un crimine vile
e
spregevole”.
Un assassinio che segue quello di Chokri
Belaid,
altro
leader dell'opposizione, ucciso
il 6
febbraio 2013 e che
Amnesty International ha denunciato come “un colpo
allo stato
di diritto
in Tunisia
in una preoccupante crescente ondata
di violenza
politica”.
Mbarka, la
moglie e Biqis, la figlia continuano con coraggio ed estremo orgoglio
a tenere alta l’attenzione sul rispetto dei diritti umani e
continuano a chiedere chi siano i responsabili dell’omicidio. Ma un
anno non è bastato per rispondere a questa domanda.