Derive,
tavole a vela, catamarani e cabinati hanno viaggiato nel mare,
percorrendo un tratto delimitato da due boe: è successo lo scorso 25
luglio e questa veleggiata è molto speciale.
Si è
svolta, infatti, a Lampedusa, Cala Pisana e vi hanno preso parte
attiviste e attivisti di Amnesty International Italia per chiedere ai
leader dell'Unione Europea più garanzie nel rispetto dei diritti dei
migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Il motto è
stato: “ Prima le persone, poi le frontiere”.
Con
questa iniziativa estiva, ma efficace, Amnesty ha voluto lanciare un
messaggio chiaro: non si può restare in silenzio di fronte ai
continui naufragi in cui perdono la vita centinaia di persone.
Nemmeno i membri degli Stati della UE può farlo.
Come
abbiamo documentato già più volte con i nostri articoli e con le
nostre interviste, le politiche e le prassi dell'UE su immigrazione e
asilo politico hanno avuto l'effetto di spingere i migranti ad
intraprendere viaggi sempre più pericolosi: L'Europa deve, invece,
essere in grado di garantire a queste persone canali sicuri e legali
di accesso agli Stati Membri, anche assicurando la protezione
internazionale a coloro che sono costretti a fuggire dai Paesi
d'origine a causa di guerre e discriminazioni.
Durante
la giornata del 25 luglio, sono state raccolte le firme per chiedere
tutto questo alle autorità europee, sono state approntate attività
educative sul tema dei diritti umani e anche i bambini sono stati
coinvolti che – con l'aiuto della scuola di vela della Lega navale
italiana – hanno scritto messaggi proprio sulle vele, firmandoli
con le impronte delle mani.
Sono oltre 60 gli attivisti di
Amnesty che stanno prendendo parte al quarto campo sui diritti umani
a Lampedusa per chiedere ai leader dell'Unione europea di fare tutto
ciò che è in loro potere affinché siano evitate morti in mare e
per chiedere la protezione della vita e dei diritti dei migranti e
dei rifugiati alla frontiera europea. Al campo di Lampedusa prendono
parte anche Hussain Majid e Said Ismal Yaccub, due rifugiati della
Nigeria e del Camerun approdati a Lampedusa nel 2011 dopo un viaggio
in mare dalla Libia.