venerdì 8 agosto 2014

I diritti umani...veleggiano!



Derive, tavole a vela, catamarani e cabinati hanno viaggiato nel mare, percorrendo un tratto delimitato da due boe: è successo lo scorso 25 luglio e questa veleggiata è molto speciale.

Si è svolta, infatti, a Lampedusa, Cala Pisana e vi hanno preso parte attiviste e attivisti di Amnesty International Italia per chiedere ai leader dell'Unione Europea più garanzie nel rispetto dei diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Il motto è stato: “ Prima le persone, poi le frontiere”.

Con questa iniziativa estiva, ma efficace, Amnesty ha voluto lanciare un messaggio chiaro: non si può restare in silenzio di fronte ai continui naufragi in cui perdono la vita centinaia di persone. Nemmeno i membri degli Stati della UE può farlo.

Come abbiamo documentato già più volte con i nostri articoli e con le nostre interviste, le politiche e le prassi dell'UE su immigrazione e asilo politico hanno avuto l'effetto di spingere i migranti ad intraprendere viaggi sempre più pericolosi: L'Europa deve, invece, essere in grado di garantire a queste persone canali sicuri e legali di accesso agli Stati Membri, anche assicurando la protezione internazionale a coloro che sono costretti a fuggire dai Paesi d'origine a causa di guerre e discriminazioni.

Durante la giornata del 25 luglio, sono state raccolte le firme per chiedere tutto questo alle autorità europee, sono state approntate attività educative sul tema dei diritti umani e anche i bambini sono stati coinvolti che – con l'aiuto della scuola di vela della Lega navale italiana – hanno scritto messaggi proprio sulle vele, firmandoli con le impronte delle mani.

Sono oltre 60 gli attivisti di Amnesty che stanno prendendo parte al quarto campo sui diritti umani a Lampedusa per chiedere ai leader dell'Unione europea di fare tutto ciò che è in loro potere affinché siano evitate morti in mare e per chiedere la protezione della vita e dei diritti dei migranti e dei rifugiati alla frontiera europea. Al campo di Lampedusa prendono parte anche Hussain Majid e Said Ismal Yaccub, due rifugiati della Nigeria e del Camerun approdati a Lampedusa nel 2011 dopo un viaggio in mare dalla Libia.