martedì 12 agosto 2014

Ricordare e riflettere con un cortometraggio


Da nessun' altra parte di Sami El Kelsh, Guido Ingenito e Antonio Gualano, menzione speciale del concorso “Vola alto”, racconta una storia attraverso una lettera. La storia è quella dell'uccisione di Abdoul Abba Guiebre, che era chiamato semplicemente “Abba” e la lettera è quella di un giornalista serio.


Abbiamo rivolto alcune domande a Guido Ingenito, uno degli autori del cortometraggio, che ringraziamo.

Dopo le sue risposte potete guardare il corto!




Ricordiamo che cosa è accaduto nel 2008...


A Milano è accaduto un fatto di cronaca: un ragazzo di origini africane, a causa di un suo piccolo furto in un bar, è stato aggredito dai proprietari fino a perdere la vita. Alla base del pestaggio c'erano forti motivi razziali.

Abba era italiano, nato e cresciuto in Italia, ma per il colore della pelle non era considerato esattamente italiano come lo stereotipo pretenderebbe, almeno da parte di coloro che lo hanno aggredito.


Come nasce l'idea del corto e perchè la scelta dell'animazione per raccontare un fatto così tragico?


Il corto è nato come lavoro di tesi di laurea del regista, Sami el Kelsh, in “Nuove tecnologie per l'Arte”. Sami era già interessato all'animazione stop-motion e, per questo cortometraggio di fine anno, mi ha coinvolto perchè ho sempre avuto la passione per la scrittura, così ho scritto il soggetto e la sceneggiatura per questo film.

Sami, all'epoca, lavorava part-time nel reparto edicola di un supermercato e si era imbattuto in “Peacereporter” sul quale aveva trovato la lettera del giornalista Marco Formigoni, il quale chiedeva all'ex sindaco Moratti come poter spiegare al proprio figlio adottato un omicidio razziale come quello di Abba. Questa lettera lo aveva molto colpito e, quando me l'ha sottoposta, devo ammettere che ha coinvolto molto anche me.

Io ho dei cugini adottati e di origine straniera e per me era una situazione naturale: la lettera, invece, pone un punto di vista originale e forte. E' difficile, infatti, spiegare un omicidio razziale a un bambino che si sente italiano anche se non lo è di origine.

Da una parte, quindi, c'era l'interesse per una tecnica molto complessa e, dall'altra, per un messaggio importante: abbiamo unito le due intenzioni ed è nato il film.


Milano è una città razzista?


Sinceramente credo di sì perchè c'è ancora un antico sistema di preconcetti per cui, chi arriva qui da fuori, non è familiare, non è conosciuto e, quindi, suscita timore. La mentalità è ancora quella di tenersi lontano dall'immigrato, dal “diverso” in generale. E' quello che respiro io. Inoltre c'è, anche a livello di informazione e a livello politico, la volontà di fomentare questa continua emarginazione.