giovedì 14 agosto 2014

Il Sudamerica a favore di Gaza




Netta condanna della strage di civili nella Striscia di Gaza da parte di Israele e tantissime mobilitrazioni popolari: così l'America latina si schiera a favore dei palestinesi.

Cuba, Equador, Venezuela, Argentina, e non solo.

Cuba – che ha rotto le relazioni diplomatiche con Israele già a seguito della guerra dello Yom Kippur – chiede alla comunità internazionale di fare pressioni su Tel Aviv per una tregua e “di far cessare immediatamente l'aggressione israeliana contro il popolo di Gaza”.

Il Cile – un Paese che siede tra i dieci membri a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nel quale risiedono una grande comunità di palestinesi e una cospicua minoranza ebraica – ha richiamato in patria i propri ambasciatori, così come hanno deciso di fare Perù e El Salvador.

Il Venezuela, attraverso una dichiarazione del Ministero degli Esteri, ha dichiarato: “la sua forte condanna per l'attacco criminale dello Stato di Israele che ha avviato una fase più elevata della politica e del suo sterminio genocida con l'invasione di terra del territorio palestinese, che uccide uomini, donne e bambini innocenti”. Il Venezuela, inoltre, ripudia “le campagne ciniche che cercano di condannare le parti allo stesso modo, quando è chiaro che moralmente non è paragonabile la situazione della Palestina occupata e massacrata rispetto allo Stato occupante, Israele, che ha anche una superiorità militare e agisce al di fuori del diritto internazionale”.

Il governo boliviano ha incluso Israele tra i propri “Stati terroristi” e quello argentino ha chiesto la fine immediata degli attacchi militari israeliani.

Il Presidente dell'Uruguay, José Mujica, ha chiesto il “ritiro immediato delle truppe israeliane e un 'cessate il fuoco' senza condizioni” nella Striscia.

Queste le voci unanime del sudamerica e, in aprticolare, degli Stati goveranti dalla sinistra. L'unica voce discordante è quella della Colombia, in cui il governo di centro-destra (vicino agli Stati Uniti e alleato di Israele) ha escluso di richiamare in patria il proprio ambasciatore.