Da
poco uscito nelle librerie italiane, L'ultimo
lenzuolo bianco. L'inferno e il cuore dell'Afghanistan
(Ed. Guaraldi) di Farhad Bitani con la prefazione di Domenico
Quirico, racconta, senza fare sconti, di un ragazzo vissuto nella
violenza. Capitano dell'esercito afghano, figlio di un generale
mujaheddin, Bitani ha combattuto contro i talebani, ma ha visto tutto
l'orrore che un uomo può vedere. E ha anche fatto del male.
Si
racconta, nel libro, e racconta di un Paese martoriato, ma di un
popolo che, nonostante tutto, ha nel cuore quell'umanità che
permette di far sopravvivere la speranza.
Abbiamo
rivolto alcune domande a Farhad Bitani e lo ringraziamo molto per le
riflessioni che condivide con noi.
Qual
è, per lei, il vero Islam e quale, invece, quello della propaganda ?
Il
vero Islam purtroppo si trova raramente in questo mondo. Il vero
Islam è non uccidere, non prendere la vita delle altre persone,
aiutare i bisognosi, fare fratellanza con le altre religioni. Il vero
Islam è non pensare solamente al tuo benessere personale, ma pensare
anche agli altri. Purtroppo adesso questo non esiste. L'Islam della
propaganda lo vediamo ogni giorno in tv: tagliare le teste in nome
della religione, corruzione e violenze in nome della religione. È
molto facile per me parlare dell'Islam della propaganda, perché è
l'ambito in cui sono cresciuto: quello dell'Afghanistan, dove sono
nato, dell'Iran, dove sono cresciuto, e quello di tutti gli altri
posti in cui ho avuto amici fondamentalisti. Vedendo questo Islam mi
viene da pregare Dio perché aiuti tutti i fondamentalisti a uscire
dalla cella buia in cui sono rinchiusi. Nessuna religione del mondo
parla della violenza: la religione viene data da Dio per indicare la
strada dell'umanità e mettere la verità nel cuore degli uomini.
Praticando la vera religione anche il deserto diventa un paradiso.
Purtroppo in questo periodo noi non vediamo tantissime persone
veramente religiose, sono poche persone nel mondo, e l'ingiustizia è
così grande che quelle poche persone sono considerate bugiarde. Il
mio libro è un piccolo esempio di questo: io non ho inteso fare
altro che raccontare la verità, quello che ho visto e vissuto, ma
persone che vivono nella falsità mi hanno accusato di mentire.
Questa è la falsità che vediamo anche in tanti politici in tutto il
mondo.
Nel
suo libro c'è un capitolo intitolato: “L'inganno della
democrazia”: a cosa si riferisce quando parla di “inganno”?
L'inganno
della democrazia esiste in tantissimi paesi musulmani e in molti
paesi poveri nel mondo. Parlo dell'Afghanistan perché è il paese
dove sono cresciuto, dove ho amici fondamentalisti, che hanno grandi
quantità di soldi nelle banche svizzere. Dio non ha buttato i soldi
dal cielo: sono soldi rubati in nome della democrazia. Parliamo di
giornalisti falsi, che diffondono notizie false. Parliamo di
associazioni a scopo fintamente benefico che fanno grandi raccolte di
fondi all'estero e se li distribuiscono tra loro in Afghanistan, che
fanno grandi pubblicità per attirare l'attenzione su presunte
minoranze perseguitate. Parliamo di elezioni truccate, dove ci sono
criminali appoggiati dall'estero che si mascherano da difensori del
diritto e comprano i voti con le minacce, nel mio libro io ho
smascherato tante di queste persone. Per questo quando sento parlare
di democrazia mi viene da ridere. Qualcuno pensa che io rida perché
non credo alla democrazia: no, io credo alla democrazia e dico che in
Afghanistan non esiste. La democrazia per me è come un albero che ha
tante radici: se tu tagli una radice l'albero inizia a seccare. In
Afghanistan tutte le radici sono state tagliate, l'albero è secco e
qualcuno appiccica le foglie finte per far vedere che l'albero è
vivo, ma chi applica le foglie sono le persone che usano il nome
della democrazia per opprimere i poveri.
Purtroppo,
per tanti bambini afghani si deve parlare di infanzia negata...
Io
sono stato bambino in Afghanistan e so di che cosa si parla. Io da
bambino volevo diventare un guerriero come mio padre e tanti amici
volevano diventare come i loro padri, dei comandanti, dei potenti. In
Afghanistan a 14 anni sei un uomo, devi fare in fretta a diventare
quello che vuoi. Nel nostro paese le persone più violentate sono i
bambini. La vita dei bambini è difficile, perché il bambino è
obbligato a fare quello che fanno i grandi senza avere la forza degli
adulti. Tanti bambini sono mandati nelle scuole coraniche dove
subiscono il lavaggio del cervello; quando un bambino nasce, Dio gli
regala un cuore pulito, quando è obbligato a frequentare le scuole
coraniche il suo cuore diventa nero, impara la violenza. Il bambino
non sa distinguere il bene dal male e se si mette nella sua testa
l'informazione sbagliata è possibile usarlo per i propri scopi. In
questo momento si sentono notizie di bambini usati per fare gli
attentatori suicidi. Un bambino afghano non conosce i giochi, ma
conosce le armi e la violenza. Il desiderio di tutti i bambini in
Afghanistan è diverso dal desiderio dei bambini europei: un bambino
afghano pensa a diventare ricco, possedere armi e fare la guerra. Un
bambino europeo ha il desiderio di diventare un calciatore o
comprarsi una motocicletta. Confrontare questi due esempi fa capire
la differenza tra l'infanzia in Afghanistan e l'infanzia nei paesi
occidentali.
Lei
è di etnia pashtun: che rapporti ha con gli hazara e cosa pensa
della loro discriminazione?
La
parola discriminazione per i fratelli hazara è sbagliata. In
Afghanistan tutte le etnie subiscono “discriminazione”. Io mi
arrabbio sempre e mi viene da piangere per questa enorme falsità:
quando uno di noi dice “nella mia etnia siamo tutti innocenti
perseguitati”. Tutti abbiamo fatto violenza gli uni sugli altri:
nella guerra civile i pasthun hanno tagliato le teste, i tagiki hanno
violentato le donne e i bambini, gli hazara hanno bucato le teste e
così via.
Quando
viaggio in tanti paesi europei mi accorgo che c'è tanta cattiva
informazione. In Italia sento sempre che gli hazara sono
perseguitati, in Olanda sento che i pashtun sono perseguitati, in
Germania che i tagiki sono perseguitati, ma queste informazioni
vengono da quelle poche persone false che guadagnano dal mettere in
giro queste dicerie. Io dico questo perché intorno al tavolo di casa
di mio padre si organizzava la guerra civile afghana. Dobbiamo essere
tutti onesti e non parlare bene della nostra etnia, ma parlare bene
della giustizia e della verità. Come ho deciso di fare io: per la
verità sono andato contro la mia famiglia, perché so che sono
ingiusti. Chiedo a tutti i fratelli pashtun, tagiki, hazara di non
mettere in giro la voce che “noi siamo bravi e gli altri cattivi”,
perché non esistono i bravi e i cattivi. Invece di fare questo
devono combattere per la verità: questa è la cosa bella nel mondo,
non l'etnia, non la razza. Chi insiste sulla differenza delle razze
non è perdonato da Dio.
Quali
sono le contraddizioni dell'Occidente: ad esempio, se ci può
raccontare cosa accade all'Accademia di Modena...
La
prima contraddizione dell'Occidente si evidenzia nella falsa
strategia applicata in Afghanistan. La strategia dell'Occidente in
Afghanistan è pessima a causa dell'ignoranza: sono stati spesi
miliardi di dollari per la ricostruzione dell'Afghanistan e questi
soldi sono spariti. Sono state appoggiate persone che per anni hanno
compiuto sopraffazioni e violenze. Sono date opportunità a tutti i
fondamentalisti e ai potenti, che vengono a studiare in Occidente,
entrano nella accademie e nelle università saltando le selezioni,
conseguono titoli di studio e tornano in Afghanistan a compiere gli
stessi delitti. Per esempio quando sono entrato in Accademia io
pensavo di essere l'unico ad accedere senza esame, poi ho incontrato
altri figli di fondamentalisti, miei amici, che erano nella mia
stessa situazione; la stessa cosa avviene negli altri paesi europei.
Alcuni giovani fondamentalisti sono analfabeti e studiano in famose
università.
In
Occidente esiste la corruzione come in Afghanistan, ma all'interno
dell'Occidente stesso questa corruzione ha un argine: chi compie
ingiustizie prima o poi deve risponderne; invece dove l'Occidente si
relaziona con l'Afghanistan, un posto in cui non c'è una giustizia a
cui rispondere, la corruzione si esprime in pieno.
Ha
avuto il coraggio di ammettere di aver partecipato alle lapidazioni:
come è riuscito a fare i conti con il suo Passato? E come è
riuscito a tornare ad avere un “cuore bianco” dopo aver visto e
vissuto tante atrocità?
Questo
è un dono di Dio. Tutti noi umani abbiamo un dono da parte di Dio. A
tante persone Dio dà soldi, a tanti uomini dà una bella ragazza, a
tanti dà la felicità. A me ha dato questo dono: indicarmi la strada
vera. Chi crede profondamente in Dio capisce subito le mie parole.
Per chi non crede faccio una similitudine. Immaginate di essere
innamorati pazzi di una persona: fareste di tutto per avere quella
persona. Io sono innamorato di Dio e della strada della verità e
farò tutto quello che Dio mi comanda. Tutti possiamo cambiare se
vogliamo, perché il bene viene sempre dato da Dio. La verità è
sempre bella, ma accettarla è molto difficile. Io non ho dimenticato
la mia infanzia. Io non ero solo: milioni di persone in Afghanistan
hanno visto quello che ho visto io, ma io ero tra i capi. Metà della
popolazione afghana ha partecipato alle lapidazioni, tutti hanno
visto la violenza. Quando tu cresci in un ambito così, per te la
violenza diventa normale, come andare a prendere il caffè al bar la
mattina. Ci sono tantissime persone che hanno avuto la vita peggiore
della mia, che sono stati violentati, ma Dio non ha donato a loro di
raccontare la verità. La vita che faccio adesso, che combatto per la
verità, è un dono di Dio, che ogni giorno mi dà più forza. Ogni
giorno ho davanti molti ostacoli, molte persone sono contro di me e
mi accusano con tante falsità. Io combatto contro tutti i
fondamentalisti, ma non mi sento stanco, perché dietro di me c'è un
mano, che è la mano della verità.