Care
amiche, cari amici
oggi
inauguriamo, con molto piacere, una nuova rubrica. Si intitola
“America latina: i diritti negati” ed è tenuta da Mayra
Landaverde, giornalista, attivista, esperta di America latina. I suoi testi
andranno ad approfondire tematiche sui diritti umani relativi a
quell'area del mondo, in particolare la relazione tra Messico e Stati
Uniti. Gli articoli verranno pubblicati il MARTEDI, ogni due
settimane.
L'Associazione
per i Diritti Umani ringrazia tantissimo Mayra Landaverde.
America
latina: i diritti negati
Di
giornalismo si muore
di
Mayra Landaverde
Avevo
pensato di invitarlo come relatore a un corso che organizza la mia
associazione. Mi sembrava uno molto in gamba e particolarmente
informato su una delle regioni più complicate e violente del
Messico: Veracruz. Da lì ci passa il treno che trasporta
i
migranti centroamericani nel loro intento di arrivare negli Stati
Uniti. In Veracruz si trovano anche Las Patronas, le donne che tutti
i giorni preparano del cibo da lanciare
sul treno carico di persone affamate che viaggiano da giorni, da
mesi. Ruben era fotoreporter. Aveva scattato ultimamente delle foto
scomode per il Presidente della Regione Javier Duarte de Ochoa. Non
ho fatto in tempo a contattarlo. Lo hanno ucciso a Città del
Messico il 2 agosto di quest’anno. Certo, ufficialmente non
si sa il
motivo, ma lo sappiamo tutti. Lui stesso si era traferito a Città
del Messico per paura di essere ammazzato per i suoi scatti che
rivelavano lo spreco di soldi del Governo dello Stato di Veracruz.
Aveva detto a tutti di essere stato ripetutamente minacciato ed è
andato via. Ma loro l’hanno trovato lo stesso. Delle persone
sconosciute sono entrati nel suo appartamento e hanno ucciso Ruben
insieme a quattro donne che erano in quel momento con lui.
Ma
prima di ammazzarlo l’hanno assediato, minacciato, picchiato.
Perché non c’era manifestazione sociale cui lui non partecipasse,
anche se l’entourage del Gobernador
gli aveva detto molto chiaramente che lui non poteva più scattare foto.
Gli negavano l’accesso agli eventi oppure lo intimavano di andarsene
anche dalle manifestazioni pubbliche.
A
giugno del 2014 il Presidente della Regione Veracruz Javier Duarte ha
dichiarato pubblicamente : “ Fate i bravi, verranno tempi
difficili, faremo un po’ di pulizia e tanti cadranno”. Qualche
mese dopo Ruben è stato trovato morto a casa sua.
A
partire dal 2000 ,Veracruz registra al meno 36 giornalisti uccisi.
Reporters
Without Borders riporta 3 giornalisti uccisi in Messico nel 2014. In
quanto a libertà di espressione il paese si trova al 148 posto in
una lista di 180 paesi.
L’anno
scorso durante una manifestazione per i 43 studenti scomparsi di
Ayotzinapa, 14 giornalisti sono stati brutalmente pestati dalla
polizia e tolti da macchine fotografiche.
Il
4 settembre 2015 in pieno centro di Città del Messico in una via
pubblica 3 giornalisti dell’Agenzia SubVersiones sono stati
minacciati di morte a causa dei loro reportage troppo scomodi per il
Governo del Presidente Pena Nieto.
Il
Messico vive una gravissima situazione di censura da anni per questo
500 scrittori, artisti e giornalisti di tutto il mondo (alcuni di
loro:
Christiane Amanpour, Francisco Goldman, Paul Auster, Noam Chomsky,
Salman Rushdie, Gael García Bernal, Diego Luna, Guillermo del Toro,
Denise Dresser, Juan Villoro y Sergio Aguayo)
hanno scritto al Presidente della Repubblica chiedendo di garantire
la libertà di espressione nel paese e la piena sicurezza fisica e
psicologica dei giornalisti.
Il
paese è in guerra, e non ho paura a scriverlo, perché è così.
Stanno ammazzando la gente che non fa altro che il proprio lavoro
denunciando la grande ingiustizia e miseria che sta vivendo il mio
paese.
E
il Governo messicano non fa e non farà nulla, anzi continuerà con
la repressione.
Tan
solo pochi giorni fa è stata pubblicata la notizia della morte di
una giornalista, si, mentre io scrivevo queste righe lei è stata
sequestrata torturata e assassinata nel suo domicilio, beh, era una
giornalista.
E
in Messico di giornalismo si muore.