giovedì 24 settembre 2015

Razzisti, ma soprattutto ignoranti



di Davide Rossi

Segretario generale SISA



Migliaia di profughi delle guerre scatenate dall’Occidente, dalla Siria alla Libia, cercano scampo in Europa. Come sempre l’egoismo razzista si contrappone alla solidarietà umana e a una analisi seria delle vicende, capace di riconoscere le gravi responsabilità dei governi europei nella caduta di Gheddafi e nel contrasto del governo legittimo siriano di Assad, da sempre volto al rispetto di tutti i gruppi linguistici e religiosi della Repubblica Araba Socialista di Siria.

Tuttavia, i razzisti, certamente in mala fede, ma soprattutto ignoranti, agitano due temi, quello dell’impossibilità dell’accoglimento dei migranti in Europa, in cui secondo loro non ci sarebbe posto e quello, con il quale cercano di camuffare il loro razzismo, di aiutare i migranti a casa loro. Occorre invece capire perché milioni di donne e di uomini di Africa, Asia, America Latina e soprattutto giovani dei paesi arabi del Mediterraneo, nel giro di pochi anni verranno – per fortuna - in Europa, per lavorare, assolvendo in molti casi alle mansioni rifiutate dagli europei, pagare le tasse e contribuire in modo fondamentale al sostegno della pensioni degli europei, le quali gli stranieri stanno già pagando coi loro contributi. Questi stranieri arriveranno in numero molto più considerevole dei profughi che con pieni diritti e ragioni attualmente stanno cercando salvezza oltre i muri abominevoli eretti qua e là dall’Ungheria a tante altre parti del vecchio continente.


Qui non c’è posto


In Europa vive la popolazione più vecchia della terra, più o meno ogni giorno muoiono due anziani e nasce solo un bambino, che tra l’altro, si chiama spesso Hu, Carlos, Vladimir e Aisha. A Bruxelles, capitale europea, da oltre dieci anni il nome più frequente tra i bambini nati nel corso dell’anno e che risulta essere il primo all’anagrafe è Mohammed. Senza i figli degli immigrati, che sono i cittadini europei di domani, l’Europa vivrebbe uno spopolamento di proporzioni incredibili. Per altro in Europa nelle case è garantito ciò che lo sfruttamento delle materie prime energetiche e alimentari compiuto dall’Occidente nel resto del pianeta è negato alla popolazione mondiale, ovvero letti confortevoli e non giacigli malsani, tetti veri che proteggano dal freddo e dalla pioggia e rubinetti che garantiscano acqua corrente, quasi sempre potabile e spesso non solo fredda, ma anche calda. Tali elementari diritti umani sono negati a larga parte dell’umanità e chiunque si trovi a vivere là dove si devono fare chilometri a piedi per garantirsi a mala pena un secchio d’acqua al giorno ambisce come naturale a migliorare le proprie condizioni di vita, quindi migra là dove letti, tetti e rubinetti sono garantiti. Per di più in Europa la densità demografica è scarsa, qui di posto ce n’è molto. Mentre nel mondo si vive in dieci in sessanta metri quadrati, in Europa in molti casi in cento metri quadrati vivono solo una o due persone. Il Bangladesh ad esempio ha una superficie di 150mila chilometri quadrati, l’Italia ha esattamente una superficie doppia, 300mila, in Italia vivono 60 milioni di persone, in Bangladesh 180 milioni, ovvero il triplo. È come se in Italia ci fossero 360 milioni di cittadini. L’Egitto ha 100 milioni di abitanti, in stragrande maggioranza giovani, come il Bangladesh, con poche prospettive di lavoro e di futuro, in Egitto teoricamente il territorio nazionale è di un milione di chilometri quadrati, ma escluse le zone aride e desertiche, una popolazione quasi doppia di quella italiana vive di fatto in un territorio che è un terzo di quello italiano, in famiglie numerose e in case in cui l’acqua è portata per le scale nei secchi e la luce elettrica, quando c’è, entra attraverso un filo volante che giunge direttamente dalla strada e passa per la finestra. Ai ragazzi somali va anche peggio, l’Italia ha messo sotto il loro terreno e nel mare prospiciente le loro coste le poche scorie radioattive delle centrali nucleari italiane e parte delle abbondanti scorie radioattive delle centrali francesi, per questo è stata uccisa Ilaria Alpi, i somali quindi non possono coltivare, allevare bestiame, pescare, possono solo fare i pirati, bloccando e rivendendo i prodotti delle navi che transitano davanti alle loro coste, o emigrare. Si potrebbero proporre altre centinaia di casi in tutto il mondo. Quello che deve essere chiaro è che chiunque, avendo quindici o sedici anni e trovandosi in queste realtà drammatiche e disastrate, vorrebbe vivere in un altro posto, dove acqua e luce sono garantiti e magari anche un letto e un tetto. Per questo milioni di ragazzi del Mediterraneo e del resto del mondo nei prossimi anni verranno a vivere in Europa.


Aiutiamoli a casa loro

I primi che vorrebbero essere aiutati a casa loro sono le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi di tutti i paesi della terra, che ambirebbero a crescere in pace nei loro paesi, vedendosi garantiti non solo casa, scuola, lavoro, salute, ma anche come detto, un letto decoroso, un tetto solido e un rubinetto d’acqua corrente. Le pessime condizioni di vita di larga parte dell’umanità tuttavia sono determinate dallo sfruttamento occidentale. La ricchezza costruita e accumulata dall’Occidente dal 1945 a oggi è il risultato in minima parte del lavoro degli europei e in massima parte dello sfruttamento e della rapina delle materie prime energetiche e alimentari del resto del mondo. Tale rapina a prezzi di furto, seppur camuffata da scambio commerciale, è oggi sempre più difficile per l’Occidente, essendoci paesi come la Cina e la Russia ben disposti a pagare cifre dieci volte più alte quelle materie prime precedentemente depredate dall’Occidente, che infatti vive, come scrivo spesso, un declino non reversibile.

Si potrebbero fare centinaia di esempi, ne faccio alcuni. Quando gli algerini hanno votato per chiedere che gli europei pagassero il doppio il metano e il petrolio esportato dal loro paese, in modo da garantirsi un più degno stato sociale, Francia e Italia hanno organizzato un colpo di stato per negare agli algerini i loro diritti. Quando Thomas Sankara ha creato il Burkina Faso esigendo relazioni commerciali rispettose, il presidente francese Mitterand ne ha organizzato l’omicidio e la sostituzione con politici piegati agli interessi occidentali, come un quarto di secolo prima sempre gli occidentali hanno eliminato Patrice Lumumba in Congo, che chiedeva rispetto per il suo popolo e un pagamento corretto per l’esportazione delle ricchezze nazionali. In Congo oggi gli europei organizzano una guerra in Kivu, perché non vogliono pagare il coltan, la columbotantalite, che serve per le batterie dei cellulari, più di quello che oggi pagano i cinesi. Insomma a parole gli occidentali sono per il libero mercato, ma poi, quando non possono rapinare le ricchezze, il libro mercato non lo gradiscono più e come nel caso del coltan, lo rubano e lo esportano attraverso l’Uganda, che non ha una miniera di coltan, ma è il secondo esportatore mondiale.

Aiutare a casa loro le donne e gli uomini del mondo significherebbe allora improntare gli scambi commerciali a regole di giustizia, al pagamento di salari equi, non mezzo dollaro per dodici ore al giorno in una piantagione di caffè del Gabon, o in una piantagione di cacao in Costa d’Avorio.

I governi occidentali e le multinazionali orchestrano tra loro una bestiale connivenza che ha come finalità quella di preservare queste pratiche di sfruttamento planetario generalizzato, arricchendo le multinazionali e garantendo un tenore mediamente alto di vita ai cittadini occidentali, che possono permettersi un livello di consumi inimmaginabile in qualsiasi altra parte della terra. Occorrerebbe scardinare questo sistema, dimezzare, come minimo, gli utili delle multinazionali e chiedere che tali utili vengano corrisposti ai paesi produttori, in cui l’Occidente dovrebbe smettere di imporre al potere politici le cui sole qualità sono la connivenza con gli interessi occidentali a danno dei loro popoli. Non a caso quella manciata di nazioni del mondo che si oppone a questa bestiale pratica di rapina, dai paesi bolivariani dell’America Latina, all’Iran, alla Corea Popolare, sono sistematicamente criminalizzati dalla stampa occidentale, mentre dei paesi in cui si muore di fame per garantire all’Occidente il furto delle materie prime non si parla mai. I cinesi, in Africa e nel resto del mondo, non solo pagano cifre infinitamente più alte le materie prime, ma anche collaborano all’edificazione di pozzi, strade, case, scuole e ospedali, la simpatia che suscita la Cina nei paesi del Sud del mondo nasce da gesti concreti di rispetto e di solidarietà praticati dal governo di Pechino e mai praticati dagli occidentali.

Occorrerebbe anche mettere in conto che, per aiutare a casa loro il resto dei cittadini del mondo, gli occidentali, anche contrastando e mutando le politiche criminali dei governi occidentali e delle multinazionali, dovrebbero pagare le materie prime di più, dal cacao al caffè, dalla benzina alla bolletta della luce. Certo è difficile proporlo per famiglie già impoverite dalla crisi, ma non vi è alternativa e sarebbe allora necessario rivedere radicalmente il piano di priorità e di investimenti nazionali, stabilendo chiaramente che aiuti e sovvenzioni ai cittadini europei di ciascuna nazione dovrebbero essere erogati e garantiti.

Chi dunque propone di aiutare le donne e gli uomini della terra a casa loro, o ha in mente una miserevole e inutile attività caritatevole, o agita demagogicamente una frase priva di sostanza solo e soltanto per alimentare la guerra tra poveri, europei e del mondo, senza focalizzare i problemi e la realtà nella loro essenza.


Ci troviamo quindi, di fronte a mutamenti epocali, che hanno ragioni storiche e sociali profonde. Per costruire il futuro occorre capire tali mutamenti, non nasconderli per agitare pratiche stupidamente razziste. Solo la consapevolezza di tali mutamenti ci permetterà di costruire una società solidale e aperta, ma prima di tutto capace di essere parte dei cambiamenti stessi senza subirli passivamente o peggio contrastarli con astio e paura e comunque inutilmente.

Solo promuovendo il rispetto reciproco e una convivenza rispettosa di ciascuna cultura sarà possibile costruire l’Europa di domani, l’alternativa è la bestiale barbarie dello scontro di civiltà, un progetto criminale, ma anche assurdo, perché vedrebbe comunque - e per fortuna - alla fine soccombere i razzisti, ma dopo una frantumazione sociale spaventosa in cui gli stranieri, autentici rappresentanti delle nuove forme del proletariato, si troverebbero a fronteggiare con pochi europei al loro fianco, una campagna d’odio di enormi proporzioni, in cui la violenza diventerebbe quotidiana. È tempo invece di costruire gli spazi di convivenza democratica del futuro, partendo dalla cultura e magari dal senso della storia. I lombardi ad esempio sono lombardi perché quindici secoli fa dalla Pannonia sono arrivati i longobardi. I flussi migratori, generati dalle realtà economiche e demografiche sopra esposte, sono incontenibili e saranno sempre più numerosi, nessuna forma di repressione, stupida, sbagliata e inutilmente violenta, potrà ridurli.

Contrastare il futuro è stupido e velleitario, costruirlo in forma solidale è infinitamente più utile, ragionevole e intelligente.