mercoledì 16 settembre 2015

Due commenti del Naga sul tema dell'accoglienza

Beati gli ultimi perché saranno...gli ultimi Il Naga contro ogni distinzione tra migranti



Per anni abbiamo sentito parlare solo di emergenza, rimpatri necessari, invasioni da arginare, assalti dai cui difendersi, identità da conservare, sicurezza da garantire, scafisti come male assoluto. Nel giro di poche settimane sembra tutto cambiato. Sicuramente nella forma, forse anche nella sostanza ma di sicuro con una costante: “Le foto, le dichiarazioni, i toni sono cambiati: mandiamoli tutti a casa, forse, non si può più dire. La Germania ha preso, di nuovo, questa volta in senso opposto rispetto alla vicenda greca, la leadership di un’Europa allo sbando e ha superato Dublino III permettendo finalmente a centinaia di migliaia di persone di scegliere la destinazione del proprio progetto migratorio.
Gli altri paesi per ora stanno a vedere, osservano, chiudono appena possono come stanno già facendo, o tentando di fare; rifiuteranno delle quote, le sanzioni non saranno mai né definite né applicate… Ma rimane ed emerge sempre più chiaramente una costante, un’odiosa distinzione tra persone in fuga alla ricerca di un futuro: la distinzione tra rifugiati e migranti economici, secondo una valutazione discrezionale da parte dei paesi di ricezione dei motivi della fuga,” dichiara Luca Cusani, presidente del Naga. “Insieme all’accoglienza per tutti i siriani, la Germania ha infatti ribadito che i migranti economici da Asia e Africa e quelli da paesi dell’area europea ritenuti sicuri, essenzialmente tutti i paesi dell’area balcanica più la Turchia, saranno prontamente rimpatriati. La Germania ha dunque deciso di selezionare le persone che hanno diritto ad un futuro migliore, condannando tutti gli altri all’oblio. Oblio che spesso coincide con una morte oscura e anonima nella stiva di un barcone, perché non si hanno abbastanza soldi per stare all’aria aperta. E per coloro che sopravvivono fino all’agognata meta non ci saranno le scene di applausi riservate agli altri, ma i rimpatri nei loro paesi ‘securizzati’.
A conti fatti, gli ultimi saranno sempre più ultimi,” prosegue il presidente del Naga che così conclude: “Oltre alla lista dei 'paesi sicuri' la distinzione, la selezione a priori, avrà presto anche dei luoghi dove renderla possibile: gli hotspot, di prossima apertura anche in Italia. Saranno dei luoghi dove si farà una prima identificazione dei cittadini stranieri che arrivano in Europa e dove la distinzione tra chi è meritevole di restare e chi no prenderà forma. La lista dei ‘paesi sicuri’ e gli hotspot sembrano così materializzare e formalizzare con strumenti di controllo una distinzione discriminatoria e il principio fondamentale della necessaria valutazione delle motivazioni personali alla base di ogni singola domanda d’asilo sembra, così, svanire per sempre. Il Naga condanna ogni distinzione: non ci sono migranti economici, rifugiati, profughi, ma solo persone in cerca di un futuro. Il Naga difende il diritto di TUTTI alla libertà di movimento.”


Il coraggio di chi parte e l’ignavia di chi governa. Il commento del Naga dopo il vertice europeo


Nessun accordo, nessun documento condiviso, grotteschi conteggi sulle quote, rinnovati tentativi di chiusure, rimpatri e controlli: le cronache del vertice europeo di ieri raccontano di un'Europa fuori tempo. “Migliaia di persone decidono di lasciare il proprio Paese, rischiano tutto per migliorare o salvare la propria vita. Uomini, donne e bambini forti di una volontà e di un progetto che nessun muro o barriera può fermare,” dichiara Luca Cusani, Presidente del Naga. “La reazione dell’Europa è prevedibile, deprimente e fortemente inadeguata. Si continua a credere di poter fermare il desiderio o il bisogno di spostarsi con misure di controllo, nonostante la storia dimostri, in questi mesi in modo ancora più evidente, che le migrazioni sono un fenomeno inarrestabile e che gli unici effetti di una politica securitaria sono quelli di rendere il viaggio più pericoloso e le morti inevitabili. Invece di proseguire con patetici tentativi di controllo, chi siede ai tavoli dei vertici europei dovrebbe avere il coraggio di farsi contaminare dalla forza progettuale di chi arriva. E’ evidente che chi arriva in Europa un progetto ce l’ha, come è evidente che chi la governa un progetto politico non sa che cosa sia. Benvenuti!”.