di Gianni Riotta (da La Stampa)
Il messaggio del presidente della
Repubblica Sergio Mattarella al Meeting di Comunione e Liberazione a
Rimini, rilasciato nel consueto riserbo (non esiste neppure un audio
originale) viene da giorni diffuso nei dispacci diplomatici delle
ambasciate, ma non ha finora colto l'opinione pubblica italiana,
forse distratta nella canicola estiva.
È un male, perché il presidente
Mattarella è intervenuto con tempismo e senza inutile ipocrisia per
i falchi e le colombe impagliati su un tema cruciale e dimenticato:
la guerra. «Il terrorismo scrive alimentato anche da fanatiche
distorsioni della fede in Dio sta cercando di introdurre nel
Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra
mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla».
Rileggete con attenzione: il terrorismo
si alimenta di una deformazione fondamentalista della fede islamica,
che degenera fanatismo violento e distilla i presupposti della prima
guerra globale. Il monito del presidente Mattarella non propone «alla
nostra responsabilità» di «fermare il terrorismo», ma afferma che
è «nostra responsabilità fermare» i prodromi della guerra, che
dunque sono già in circolo tra di noi. Il Presidente fa dibattere le
cancellerie perché la guerra è al centro della riflessione
strategica del nostro tempo.
Il presidente cinese Xi Jinping celebra
la vittoria del suo Paese contro il Giappone, 70 anni fa, con una
parata militare che sfoggia la forza di Pechino, accanto alla
ritrovata ricchezza. A Tokyo il premier Abe è, di riflesso,
insofferente con la costituzione pacifista del dopo Hiroshima. ill
vuole riarmarsi contro la minaccia cinese che crea isole artificiali
e piste da aviazione nei mari contesi
per rivendicare sovranità in acque
remote. Australia, Nuova Zelanda, Vietnam, Indonesia, Malaysia,
India, preoccupate per l'accesso alle rotte degli oceani, un giorno
non lontano forse non più garantite dalla Marina americana,
rinnovano gli arsenali e cercano nuove alleanze.
Studiando con pazienza la mappa delle
guerre, il Global Conflict Tracker del Council on Foreign
Relations, http:// goo.gl/b9btod resterete impressionati dalla
attualità dell'allarme del Quirinale. Il fronte planetario va
dall'antica trincea tra le due Coree, alle tensioni nei mari cinesi,
le violenze in Thailandia e Myanmar, la frontiera nucleare Cina India
Pakistan, fino all'Iran del patto nucleare, il Medio Oriente, le
guerre in Iraq e Siria, al Qaeda che ritorna nella penisola araba, ai
conflitti dimenticati in Africa, con la Libia, il Mali, la Somalia,
il Sud Sudan, il Sudan, i rancori tribali e per le risorse in Congo,
Nigeria, altri Paesi dell'Africa centrale.
L'offensiva di Putin in Russia, dalla
Crimea all'Ucraina, importa la Guerra Fredda nel XXI secolo e
l'Italia siede al vertice di questo labirinto di guerre. I
diplomatici, per mestiere, fingono di vederne sempre l'uscita
negoziale, multilaterale, ma il loro sangue freddo non basta più.
Il decano ex segretario di Stato
americano Henry Kissinger ammonisce dunque, in una intervista al
periodico The National Interest http://goo.gl/EpAKDq, di non
isolare Putin per non metterlo, inferocito, in un angolo, e di
accettare che la Cina reimponga la sua egemonia in Asia, antica
tremila anni. Obama è persuaso invece che solo la linea dura indurrà
Putin a più miti consigli, mentre negozia a sorpresa con l'Iran e,
fin qui, la Germania della Merkel lo segue.
Al Pentagono i militari ragionano però
di conflitto armato con Mosca e Pechino, dibattono se e come gli
europei si schiereranno, invocano un nuovo, tardo, ruolo per la Nato.
Il blog della studiosa Judy Dempsey
all'istituto Carnegie Europe si interroga (http://goo.gl/ tm2nEX) «E
finalmente l'ora di un esercito comune europeo?» senza che gli
esperti trovino una risposta condivisa.
Il mondo è tornato, purtroppo, a
riflettere sul flagello che credevamo passato, la guerra. Inutile
dire quanto noi italiani ed europei siamo indietro davanti alla
realtà, la difesa comune non esiste neppure in progetto, la forza di
pronto intervento non è pronta, anni di tagli hanno ridotto gli
eserciti nazionali di oltre un quinto delle forze. Crisi economica e
di identità hanno svuotato la nostra fibra morale, siamo incerti e
divisi, i nemici sono invece aggressivi, determinati e contano sulle
proprie forze. Se oggi il presidente Mattarella denuncia «i germi
della terza guerra mondiale» faremo bene ad ascoltarlo e a debellare
quei germi finché sono microscopici. Perché se chiudiamo gli occhi,
inermi, domani ci toccherà fronteggiarli quando avranno assunto
dimensioni da mostro.