martedì 15 settembre 2015

Se ritorna lo spettro della guerra. I fronti di crisi nel mondo




di Gianni Riotta                    (da La Stampa)


 

Il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, rilasciato nel consueto riserbo (non esiste neppure un audio originale) viene da giorni diffuso nei dispacci diplomatici delle ambasciate, ma non ha finora colto l'opinione pubblica italiana, forse distratta nella canicola estiva.

È un male, perché il presidente Mattarella è intervenuto con tempismo e senza inutile ipocrisia per i falchi e le colombe impagliati su un tema cruciale e dimenticato: la guerra. «Il terrorismo  scrive alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla».

Rileggete con attenzione: il terrorismo si alimenta di una deformazione fondamentalista della fede islamica, che degenera fanatismo violento e distilla i presupposti della prima guerra globale. Il monito del presidente Mattarella non propone «alla nostra responsabilità» di «fermare il terrorismo», ma afferma che è «nostra responsabilità fermare» i prodromi della guerra, che dunque sono già in circolo tra di noi. Il Presidente fa dibattere le cancellerie perché la guerra è al centro della riflessione strategica del nostro tempo.

Il presidente cinese Xi Jinping celebra la vittoria del suo Paese contro il Giappone, 70 anni fa, con una parata militare che sfoggia la forza di Pechino, accanto alla ritrovata ricchezza. A Tokyo il premier Abe è, di riflesso, insofferente con la costituzione pacifista del dopo Hiroshima. ill vuole riarmarsi contro la minaccia cinese che crea isole artificiali e piste da aviazione nei mari contesi per rivendicare sovranità in acque remote. Australia, Nuova Zelanda, Vietnam, Indonesia, Malaysia, India, preoccupate per l'accesso alle rotte degli oceani, un giorno non lontano forse non più garantite dalla Marina americana, rinnovano gli arsenali e cercano nuove alleanze.

Studiando con pazienza la mappa delle guerre, il Global Conflict Tracker del Council on Foreign Relations, http:// goo.gl/b9btod resterete impressionati dalla attualità dell'allarme del Quirinale. Il fronte planetario va dall'antica trincea tra le due Coree, alle tensioni nei mari cinesi, le violenze in Thailandia e Myanmar, la frontiera nucleare Cina India Pakistan, fino all'Iran del patto nucleare, il Medio Oriente, le guerre in Iraq e Siria, al Qaeda che ritorna nella penisola araba, ai conflitti dimenticati in Africa, con la Libia, il Mali, la Somalia, il Sud Sudan, il Sudan, i rancori tribali e per le risorse in Congo, Nigeria, altri Paesi dell'Africa centrale.

L'offensiva di Putin in Russia, dalla Crimea all'Ucraina, importa la Guerra Fredda nel XXI secolo e l'Italia siede al vertice di questo labirinto di guerre. I diplomatici, per mestiere, fingono di vederne sempre l'uscita negoziale, multilaterale, ma il loro sangue freddo non basta più.

Il decano ex segretario di Stato americano Henry Kissinger ammonisce dunque, in una intervista al periodico The National Interest http://goo.gl/EpAKDq, di non isolare Putin per non metterlo, inferocito, in un angolo, e di accettare che la Cina reimponga la sua egemonia in Asia, antica tremila anni. Obama è persuaso invece che solo la linea dura indurrà Putin a più miti consigli, mentre negozia a sorpresa con l'Iran e, fin qui, la Germania della Merkel lo segue.

Al Pentagono i militari ragionano però di conflitto armato con Mosca e Pechino, dibattono se e come gli europei si schiereranno, invocano un nuovo, tardo, ruolo per la Nato.

Il blog della studiosa Judy Dempsey all'istituto Carnegie Europe si interroga (http://goo.gl/ tm2nEX) «E finalmente l'ora di un esercito comune europeo?» senza che gli esperti trovino una risposta condivisa.

Il mondo è tornato, purtroppo, a riflettere sul flagello che credevamo passato, la guerra. Inutile dire quanto noi italiani ed europei siamo indietro davanti alla realtà, la difesa comune non esiste neppure in progetto, la forza di pronto intervento non è pronta, anni di tagli hanno ridotto gli eserciti nazionali di oltre un quinto delle forze. Crisi economica e di identità hanno svuotato la nostra fibra morale, siamo incerti e divisi, i nemici sono invece aggressivi, determinati e contano sulle proprie forze. Se oggi il presidente Mattarella denuncia «i germi della terza guerra mondiale» faremo bene ad ascoltarlo e a debellare quei germi finché sono microscopici. Perché se chiudiamo gli occhi, inermi, domani ci toccherà fronteggiarli quando avranno assunto dimensioni da mostro.