L'Associazione
per i Diritti Umani ha rivolto, per voi, alcune domande al Dott.
Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionali
(Ce.S.I.) e lo ringrazia molto per la sua disponibilità.
E'
probabile che tra i migrati che arrivano in Europa ci siano persone
“pericolose”? Come combattere la cultura della paura, diffusa da
alcune parti politiche?
Bisognerebbe
definire cosa vuol dire “pericolose”: una cosa sono i terroristi,
un'altra sono i criminali. Sul fatto che arrivino criminali o persone
che in poco tempo vanno a delinquere, mi pare evidente perchè è una
realtà che accomuna tutte le migrazioni. Chi si sposta in condizioni
disperate, in alcuni casi, può essere attratto dai guadagni facili e
questo è successo anche agli italiani che sono emigrati all'estero;
quindi si tratta di un fenomeno endemico nei grandi numeri.
Altra
cosa, invece, è il terrorismo: fino ad ora non ci sono risultati
terroristi arrivati con i barconi anche perchè il terrorista è una
persona estremamente formata, preziosa per il gruppo terroristico e
non si rischia di metterlo su un barcone dove può affondare; è più
facile che arrivi in Europa con un visto turistico o, addirittura,
che sia cittadino europeo.
Per
bloccare il traffico umano è inutile arrestare solo gli scafisti.
Quali operazioni sarebbero necessarie allo scopo?
Le
operazioni che nessuno si sente in grado di fare: sarebbe opportuno
intervenire nelle zone per cui le persone partono (e non mi riferisco
soltanto alla Libia, ma anche all'Africa sub-sahariana) con delle
politiche di lunghissimo termine ed estremamente costose. Al momento,
non mi pare che alcun Paese europeo o occidentale abbia voglia di
spendere miliardi di euro per questo tipo di attività che richiedono
molti anni per vedere i primi risultati.
Qual è
il suo parere, quindi, riguardo alle politiche europee in termini di
sicurezza e di immigrazione?
Dal
punto di vista della sicurezza interna, c'è grandissima
collaborazione tra le forze di polizia e i servizi di
informazione-sicurezza. Poi ciascun Paese adotta, sul proprio
territorio nazionale, le misure che ritene più efficaci e opportune.
In
termini di immigrazione non c'è una reale politica europea: l'Italia
è stata lasciata sola ad affrontare il problema. Spesso la Ue, di
fronte a problemi grossi, diventa una realtà di singoli e non più
un'unione.
La
comunità internazionale dovrebbe intervenire in alcune aree del
mondo, ad esempio in Siria?
In Siria
sono già presenti alcune ONG e sono in atto alcune operazioni – da
parte della comunità internazionale – contro l'Isis, ma mi pare
che anche in Siria, per l'ennesima volta, non vi sia, a livello di
Paesi occidentali, una visione comune su come affrontare il problema.
Prima di
tutto dovremmo avere una politica comune, a fonte della quale si
fanno scelte comuni che possano essere anche sbagliate, ma che almeno
sono condivise da tutti. Il fatto di procedere in maniera disunita ci
rende deboli e vulnerabili.