BARBARA
SPINELLI: “ALLARMANTE LA RISPOSTA DEL COMMISSARIO AVRAMOPOULOS
SULL’USO DELLA FORZA NEL PRELIEVO DELLE IMPRONTE PER
L’IDENTIFICAZIONE DI MINORI”
Bruxelles,
3 settembre 2015
Il
commissario europeo per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha
risposto a nome della Commissione all’interrogazione depositata il
13 maggio 2015 dall’eurodeputata Barbara Spinelli, congiuntamente
ai colleghi Elly Schlein, Laura Ferrara, Ignazio Corrao, Eleonora
Forenza e Curzio Maltese. Nell’interrogazione si chiedevano
chiarimenti sulle violenze subite da numerosi richiedenti asilo nei
centri di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa e Pozzallo. Fonti
diverse e concordanti avevano infatti documentato l’uso illegittimo
della forza per costringere i migranti, anche minori,
all’identificazione attraverso il prelievo delle impronte digitali.
Un comportamento in palese violazione delle salvaguardie previste
dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Vari cittadini
stranieri, anche minori, dichiararono di aver subito percosse con
manganelli elettrici.
«La
risposta della Commissione è allarmante», ha dichiarato Barbara
Spinelli. «Pur preannunciando l’intenzione di intraprendere
le azioni necessarie per indagare su tutti i casi in cui vi siano
elementi che indichino l'adozione di misure illegali da parte delle
autorità nazionali, la Commissione mantiene la più grande ambiguità
sull'uso della violenza, anche sui minori. In
effetti, nella risposta, la Commissione evidenzia che "eventuali
misure coercitive adottate dagli Stati membri devono essere
proporzionate, giustificate e rispettose della dignità e
dell'integrità fisica della persona interessata” e che "ai
bambini di età inferiore ai 14 anni non devono essere rilevate le
impronte digitali”: destando con ciò il sospetto che l'uso di
misure coercitive sia da considerarsi legittimo, se applicato a
minori dai 14 ai 18 anni».
«La
Commissione fa riferimento ai propri orientamenti, pubblicati
nel maggio 2015, in materia di rilevamento delle impronte
digitali ai migranti irregolari e ai richiedenti protezione
internazionale. In tali orientamenti, la Commissione propone – al
paragrafo 7 – che "gli Stati membri possano considerare che
non sia mai opportuno utilizzare la coercizione per costringere la
rilevazione delle impronte digitali di alcune persone vulnerabili,
come minori o donne in stato di gravidanza. Se un certo grado di
coercizione viene utilizzato per persone vulnerabili, occorre
garantire che la procedura utilizzata sia specificamente adattata a
tali persone».
MATERIALI:
Interrogazione
con richiesta di risposta scritta E-007777/2015
alla
Commissione
Articolo
130 del regolamento
Barbara
Spinelli (GUE/NGL), Eleonora Forenza (GUE/NGL), Curzio Maltese
(GUE/NGL), Elly Schlein (S&D), Laura Ferrara (EFDD) e Ignazio
Corrao (EFDD)
Oggetto:Uso
illegale della forza nei centri di accoglienza di Pozzallo e
Lampedusa, Italia, per l'acquisizione delle impronte digitali dei
migranti, comprese quelle dei minori, a fini di identificazione
Dal
28 aprile 2015 70 minori non accompagnati sono stati rinchiusi per
oltre due settimane in un Centro di primo soccorso e accoglienza
(CPSA ) sull'isola italiana di Lampedusa. Dal 25 aprile 2015 113
siriani e palestinesi sono stati detenuti per una settimana in un
CPSA a Pozzallo, Sicilia. Varie fonti e documenti attestano l'uso
illegale della forza al CPSA di Pozzallo per il rilevamento delle
impronte digitali dei migranti – comprese quelle dei minori – a
fini di identificazione, in violazione delle norme di salvaguardia
sancite dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e
dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
Inoltre, i cittadini stranieri detenuti al CPSA di Pozzallo, compresi
i minori, hanno dichiarato di essere stati colpiti con dispositivi
tipo Taser.
Intende
la Commissione far luce su questi recenti avvenimenti e valutare se
ciò che accade a Lampedusa e al CPSA di Pozzallo costituisca una
violazione dell'articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea, degli articoli 3 e 5, paragrafo 4, della CEDU,
degli articoli 14, lettera b), 17 e 19 della direttiva
sull'accoglienza (2003/9/CE) e dell'articolo 8 del regolamento (CE)
n. 2725/2000 (regolamento" Eurodac")?
Intende
altresì la Commissione chiarire quali misure pensa di adottare per
impedire la detenzione di bambini migranti, vietata dalla Convenzione
di New York sui diritti del fanciullo?
Risposta
della Commissione
Risposta
di Dimitris Avramopoulos
a
nome della Commissione
(1.9.2015)
La
Commissione non è a conoscenza dei presunti fatti citati
dall'onorevole parlamentare, né di alcun elemento di prova di questo
tipo. La Commissione intraprenderà le azioni necessarie per indagare
su tutti i casi in cui vi siano elementi che indichino l'adozione di
misure illegali da parte delle autorità nazionali.
Nell'ambito
del pacchetto di misure introdotte nell'agenda europea sulla
migrazione nel maggio 2015, la Commissione ha proposto degli
orientamenti per gli Stati membri in materia di rilevamento delle
impronte digitali ai migranti irregolari e ai richiedenti protezione
internazionale[1].
Tali orientamenti prevedono un approccio comune basato sulle migliori
prassi in materia di rilevamento delle impronte digitali,
conformemente al regolamento Eurodac e al diritto dell'UE. Le
eventuali misure coercitive adottate dagli Stati membri devono essere
proporzionate, giustificate e rispettose della dignità e
dell'integrità fisica della persona interessata. Inoltre, ai bambini
di età inferiore ai 14 anni non devono essere rilevate le impronte
digitali.
La
Commissione sostiene pienamente i diritti dei bambini, come definiti
dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia
e dell'adolescenza, compreso il diritto alla libertà. Il diritto
dell'UE pone dei limiti precisi alla detenzione amministrativa per i
bambini, che dovrebbe essere utilizzata solo in ultima istanza,
ove si ritenga impossibile applicare in maniera efficace misure
meno coercitive. Ciò è stabilito all'articolo 11 della
direttiva 2013/33/UE sulle condizioni di accoglienza, che si
applica a decorrere dal 20 luglio 2015.
Cari Commissari,
- La Commissione è cosciente della gravità di ogni ritardo nei versamenti, vista la drammatica situazione di abbandono in cui versano i rifugiati nelle isole greche?
- La Commissione ritiene sufficienti le cifre stanziate, di fronte ad aumenti così ingenti dei flussi migratori?
- Come sarà
organizzata la ricollocazione di 16.000 richiedenti asilo dalla
Grecia in altri Paesi dell’Unione, decisa dal Consiglio
europeo il 25-26 giugno?