lunedì 14 aprile 2014

La clandestinità non è più reato



Clandestino”, un aggettivo usato spesso in modo improprio sugli organi di stampa: un aggettivo che ricorda una situazione losca e pericolosa. Affibbiato, poi, a una persona è ancora peggio. Meglio dire “irregolare” quando si parla di persone migranti o immigrate che non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno, anche perchè la trafila burocratica per riuscire ad ottenerlo è contorta. 

All'inizio del mese di aprile, come già ricordato nei nostri articoli precedenti, la Camera dei Deputati ha dato il sì definitivo al ddl sulle pene alternative al carcere. Il decreto diventato legge prevede anche la depenalizzazione del reato di clandestinità.   


Durante la discussione in Aula non era presente il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e questo ha scatenato la reazione di alcuni esponenti della Lega, tra cui Massimiliano Fedriga che si è diretto verso i banchi del governo, si è seduto al posto del Ministro, mostrando un cartello con la scritta: “ Ministro Alfano, clandestino è reato”.

Il reato è, invece, stato cancellato ma resta penalmente sanzionabile il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione.

L'Associazione per i Diritti Umani ha chiesto un commento alla notizia della cancellazione del reato di clandestinità all'On. Khalid Chaouki, deputato PD, coordinatore intergruppo immigrazione e cittadinanza, che così ci ha risposto: “Finalmente è stata eliminata una delle più odiose bandierine leghiste, il 2 aprile è stato abrogato il reato di immigrazione clandestina, un reato inutile e lesivo dei diritti che non puniva un’azione ma uno status.

Questa legislatura, con tutte le sue difficoltà si sta dimostrando, passo dopo passo, concreta nel chiudere un capitolo vergognoso della nostra storia in materia di immigrazione, recuperando così credibilità rispetto alle istituzioni europee che più di una volta hanno accusato l’Italia di non rispettare i diritti della persona. Ora dobbiamo con fermezza procedere ad una seria riforma della legge sulla cittadinanza per non tradire le aspettative dei ragazzi, nuovi italiani di fatto, ma ancora stranieri a causa di leggi miopi e discriminatorie”.