venerdì 4 aprile 2014

Dallas Buyers Club: film e lotta civile



Notte degli Oscar 2014: vince come migliore attore Matthew McConaughey che, per la parte, ha perso una ventina di chili e che imperversa su tutti i giornali e in tutte le trasmissioni televisive, anche italiane.

L'attore, che ha portato sulle proprie spalle e sul proprio corpo emaciato e fragile, il film Dallas Buyers Club di Jean- Marc Vallée in questo periodo nelle sale cinematografiche, nella pellicola è Ron Woodroof, uno che vive ogni giorno all'insegna della libertà assoluta, tra sesso, droga e alcol. Siamo nei mirabolanti anni'80 quando tutto sembrava possibile, anche sfidare la morte. Invece la vita di Ron implode il giorno in cui scopre di aver contratto il virus dell'HIV: inizia un calvario fatto di medicinali inutili fino alla decisione di andare in Messico per tentare una cura che potrebbe funzionare. Ma i farmaci del Paese sudamericano non sono legalizzati negli Stati Uniti, per cui Ron prende un'altra decisione: li importa e li vende a tutti coloro che ne hanno bisogno.

Il corpo di McConaughey, dicevamo, porta le tracce di un decadimento fisico che, nel film, i bigotti legano ad una deriva morale, ma che rappresenta la trasformazione, quasi ascetica, di un uomo che lotta tenacemente per la propria esistenza e per quella degli altri.

Lotta contro l'odioso pregiudizio nei confronti della comunità omo e transessuale (bello anche il personaggio del trans Rayon che si trova del tutto agli antipodi con Ron, ma condivide con lui la voglia di vivere) e lotta contro il pregiudizio legato ai malati di Aids (una malattia venerea, per cui “doppiamente degradante” ), lotta soprattutto per quel sacrosanto diritto di tentare ogni strada per guadagnare un giorno in più.

Dal punto di vista cinematografico la sceneggiatura può risultare scontata o troppo sentimentale e il regista canadese affida tutto il peso del significato di questa storia alla carica emotiva del protagonista, ma resta il fatto importante che un film, girato a low budget e in soli 25 giorni, faccia riflettere su un tema di grande attualità.

Attraverso le vicende dei suoi protagonisti - pensiamo alla dottoressa Eva che fa da mediatrice tra la comunità scientifica e i malati – vengono anche denunciati gli interessi economici delle case farmaceutiche dei Paesi capitalistici. Tutto questo grazie alla parabola di un uomo che ha il coraggio di cambiare e di capire: lui, eterosessuale e omofobico, diventerà portavoce di etero, gay e transgender, per affermare il diritto alla scelta: scelta di cura, scelta di vita o non vita, scelta di amare.