martedì 15 aprile 2014

Carceri. I confini della dignità




 
La reclusione in carcere come pena regolamentata nello spazio e nel tempo è l'esito di una grande rivoluzione prodotta dal movimento utilitarista e da quello illuminista. Il carcere come pena è un'invenzione della modernità connessa a grandi questioni che lo trascendono e a volte lo rimuovono: dal modello di produzione economica alla ideologia del lavoro, dai più generici obiettivi di giustizia al più specifico tema del rito del processo penale.
Il carcere come pena ha a che fare con il sistema sociale e con quello fiscale, con le scelte urbanistiche e con quelle architettoniche, con i diritti umani e con il residuo di giustiziabilità degli stessi, con la dignità dei corpi e con la salvezza delle anime, con l'etica e con la religione. Il carcere come pena è dentro il sistema del diritto, ma è storicamente poco incline a farsi ingabbiare dal diritto. E' il risultato di un giudizio che si trasforma in pregiudizio. Il carcere, per non ridursi a descrizione storica, va letto anche attraverso una indagine epistemologica che usi le categorie classiche dello spazio e del tempo e ne sveli le aporie”.
Questo un brano dell'introduzione al testo Carceri. I confini della dignità, di Patrizio Gonnella.

Un’opera profonda e coraggiosa, frutto di una straordinaria esperienza da parte del presidente dell’associazione Antigone che da anni lavora e lotta per i diritti dei carcerati detenuti e per il miglioramento della loro esistenza all'interno degli istituti penitenziari: una tematica, quella della riforma delle carceri, in prima pagina nell’agenda sociale e politica dell’Italia di oggi.
Dopo lunghi decenni dedicati e in parte persi inseguendo la retorica rieducativa, in questo libro si propone un cambio di paradigma. Si ridisegnano i confini della pena carceraria attraverso una descrizione qualitativa e critica dei diritti dei detenuti, avvalendosi di standard internazionali. Diritto alla vita, diritto alla salute, diritto agli affetti, diritto alla libertà di conoscenza e di coscienza, diritto di voto, diritto al lavoro, diritto di difesa non sono nella disponibilità di chi detiene il potere di punire: per riaffermare questi diritti è necessario, appunto, un cambio di prospettiva. (Vedi anche l'articolo in cui si fa riferimento al saggio di Gherardo Colombo
Il perdono responsabile, pubblicato su questo sito).
La pratica penitenziaria evidenzia una distanza tra diritti proclamati e diritti garantiti. Lo svelamento delle violazioni sistematiche dei diritti che avvengono nelle carceri serve a chiarire a noi stessi che lo stato sociale costituzionale di diritto si difende con il lavoro giuridico affiancato a un lavoro politico, ma soprattutto culturale: la direzione potrebbe essere quella di predisporre percorsi rieducativi e riabilitativi per il detenuto, ricominciando dalla tutela della sua dignità in quanto “essere umano”: un percorso non facile, un percorso che non può essere rivolto a tutti, ma che per alcuni può funzionare per restituire la vita, la consapevolezza e il senso di responsabilità, individuale e sociale.



Il volume sarà presentato in anteprima a Milano alla libreria Jaca Book mercoledì 16 aprile alle ore 18.30, in Via Frua, 11 (ingresso da Via Stelline), Milano. Intervengono con l'autore, Adolfo Ceretti Professore Ordinario in Medicina Legale all'Università di Milano Bicocca, Mirko Mazzali Presidente Commissione Sicurezza del Comune di Milano, Alessandra Naldi Garante Detenuti del Comune di Milano