mercoledì 2 aprile 2014

Mentre il dibattito sui CIE continua...



Nei primi tre mesi del nuovo anno sono sbarcati sulle coste italiane circa 5.500 migranti. Persone provenienti da Stati, è bene ricordarlo, in cui imperversano le guerre civili o in cui molti cittadini sono perseguitati per cause politiche o religiose. In particolare i migranti provengono dalla Siria, dalla Libia, dall'Eritrea, dalla Nigeria e dal Gambia: tanti di loro sono profughi e richiedenti asilo.

Come sempre è stato dichiarato lo stato di “emergenza” e, al posto di approntare un piano di accoglienza e di predisporre strutture adatte, anche le navi militari sono state trasformate in CIE, ovvero in Centri per la prima Identificazione e per il rilievo delle impronte digitali.

I CIE e i Cas (centri di accoglienza straordinaria) sono spesso ridotti a tendopoli o a edifici fatiscenti in cui mancano adeguati servizi di base come, ad esempio, le strutture sanitarie. A questo si aggiunge dell'altro: la scorsa settimana 13 persone sono state rinviate a giudizio dal Tribunale di Gorizia per la gestione del CIE e del Cara (Centro accoglienza rifugiati) di Gradisca d'Isonzo con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato e inadempienze di pubbliche forniture. Con la frode, secondo l'accusa, di 2,3 milioni di euro. Il processo a carico degli imputati inizierà il prossimo 2 luglio.

Il gestore del CIE è accusato di aver gonfiato il numero di reclusi ospitati nella struttura proprio per ottenere un rimborso maggiore da parte dello Stato e ricordiamo che ogni migrante “vale” circa 42 euro. Il rimborso statale sarebbe dovuto servire, oltre che per fornire i servizi utili a garantire il rispetto della dignità umana, anche per fornire ai migranti carte telefoniche, bottigliette d'acqua e sigarette: niente di tutto questo.

Ma per capire meglio come si vive - o meglio si sopravvive - all'interno dei CIE l'Associazione per i Diritti Umani ha seguito un incontro, organizzato da Stessabarca di Milano, sul tema e vi proponiamo un breve stralcio dell'intervento di Valeria Verdolini, Associazione Antigone: