venerdì 11 aprile 2014

La moschea a bando pubblico



Expo 2015 sta per arrivare e ci si interroga anche su come accogliere i visitatori di fede islamica e permettere loro di recarsi in un luogo di culto adeguato. “Escludo che si riesca a costruire una moschea entro il 2015. Certo, per quella data, bisognerà comunque trovare un luogo di culto dignitoso”, così ha espresso il proprio parere Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali presso il Comune di Milano.                


Una delle soluzioni prospettate al termine di una consulta con le delegazioni islamiche della città è quella di mettere al bando un'area pubblica, forse sull'area del Palasharp, in Via Sant'Elia. La risposta di Majorino è che dovrebbero essere rispettate alcune condizioni ben precise, quali ad esempio: le spese per l'abbattimento della vecchia struttura non dovranno ricadere sull'Amministrazione, dovrà essere uno spazio aperto e trasparente e dovrà comprendere anche spazi adibiti ad azioni pubbliche, biblioteche, interventi sociali. Un polo culturale, insomma, oltre che un luogo religioso.

Accanto a questa ipotesi si aggiunge quella di utilizzare strutture private oppure altre aree pubbliche dismesse che potrebbero essere ristrutturate sempre a spese di privati che fanno parte del mondo islamico; si è anche pensato, a questo riguardo, ad un intervento delle rappresentanze consolari di Marocco e Giordania per la costruzione di un edificio di culto nei pressi di Viale Certosa.

Sul territorio cittadino sono molto diffusi magazzini, scantinati e uffici che vengono utilizzati come luoghi di preghiera: è bene regolarizzare queste realtà e consegnare, ai cittadini musulmani, uno spazio ufficiale per garantire loro la libertà di culto. Asfa Mahmoud, presidente della Casa della Cultura islamica, però spiega: “ Una sola moschea non risponde alle necessità delle comunità del territorio. In Via Padova preghiamo in tre turni perchè gli spazi non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di più luoghi di culto, dignitosi e diffusi in città”.

Uno dei problemi, infatti, che l'Amministrazione deve affrontare consiste nel mettere d'accordo le numerose comunità islamiche presenti a Milano e non appartenenti al CAIM (Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano) come quella senegalese, ad esempio. In una recente intervista al Corriere della Sera, Abdeljabbar Moukrim dell'Associazione Al Qafila ha spiegato: “ Non siamo contrari al progetto del CAIM, è giusto dare valore a tutte le realtà presenti. Ma se parliamo di un progetto di moschea che deve nascere su suolo pubblico, nessuno può avere il diritto di parlare a nome di tutti i musulmani e il Comune non può intrattenere il dialogo con un solo interlocutore”.

A tutto questo si aggiunge che, il 27 marzo scorso, sul sito Yalla Italia, il blog sulle seconde generazioni, è comparso un articolo secondo il quale il CAIM sarebbe vicino all'organizzazione dei Fratelli Musulmani e in cui si sostiene, inoltre, che molti rappresentanti del CAIM avrebbero preso parte a manifestazioni in favore di Mursi.

La situazione, dunque, è molto complicata; tante le questioni, anche di origine politico-religiosa, da affrontare. E intanto Expo si sta avvicinando...