“Viaggio
nell’angoscia della guerra, ma anche nella grazia di occhi, di
mani, di liuti da costruire, di ragazzi che si sposano, si
costruiscono una casa...Scrivere e fotografare Baghdad e la sua gente
diventa così l’unico modo per dare forma al dolore e alla
disperazione davanti all’orrore della guerra; l’unico modo per
ricostruire nella soggettività della poesia le ragioni umane del
vivere in pace”. Si legge così nell'ultimo libro di Giuseppe
Goffredo, poeta e scrittore, intitolato Il
Cielo sopra Baghdad. Diario di un viaggio in Iraq, PoiesisEditrice.
Un
libro, in realtà scritto a più mani, insieme ad alcuni artisti
italiani e al fotografo Michele Stallo che arricchisce il testo con
le sue immagini.
Vogliamo
parlarvi di questo libro perchè oggi, 30 aprile 2014, è una
giornata importante per l'Iraq: si svolgono, infatti, le elezioni
politiche come annunciato dal vicepresidente che governa ad interim
il Paese in quanto il Presidente, Jalal Talabani, si trova in
Germania in seguito ad un attacco cardiaco.
Ma noi,
come sempre, vogliamo dare spazio e voce alla società civile, a
quegli uomini, a quelle donne e,soprattutto a quei bambini che, da
anni, subiscono le conseguenze di una guerra interna ed esterna. Sono
padri e madri, sono figli e sono orfani, ma sono anche persone mosse
da una vitalità senza pari, che combattono la paura con la forza
della speranza.
Gli
autori accompagnano il lettore tra le strade, gli ospedali, i rifugi
bombardati e parlano con gli abitanti di Baghdad: parlano di gioia e
di dolore, di ombre e di bellezza.
Nella
culla della civiltà mesopotamica, le donne dirigono cantieri, gli
artigiani riempiono i suq, i giovani si sposano e i bambini
sorridono. Questa è oggi Baghdad, una vecchia signora che porta su
di sé i segni di una vita durissima, ma da cui non si è fatta
devastare.
Il
rifugio di al-Ameria, nel '91, 486 morti. Leggiamo: “ Per
bombardare hanno utilizzato bombe speciali, ma non sappiamo cosa
contenevano. Dopo quattro giorni gli americani dichiararono ai
giornali che si era trattato di un errore, l'operazione aveva
obiettivi militari secondo loro e non civili. Ma questi non sono
posti dove si può bombardare per caso. Intorno non ci sono caserme
militari. Siamo dentro un quartiere popolare...Tra le persone uccise
c'erano siriani, egiziani, giordani e molte famiglie cristiane”. Ma
a questa immagine se ne accosta un'altra: “Tahar ci porta al primo
negozio di tamburelli. Il proprietario per darci il benvenuto tira
fuori una tromba e si mette a suonare. Beppe e Salvatore lo
accompagnano con dei tamburi a cornice. A questo punto la piccola
carovana diventa una folla incontenibile. Ragazzi, bambini, adulti.
Dei negozianti lasciano la loro bottega e si avvicinano. Ci
accompagnano da un negozio all'altro danzando...La baraonda si
scalda, cresce, si sparge all'intorno. Altri bambini, altri ragazzi
arrivano, attraversano la strada, fanno baldoria. Poi qualcuno porta
un pallone e la partita si accende...un soldato si avvicina, chiede
di essere fotografato. Poi mi scrive il suo nome sul quaderno. Tutto
il quartiere è in festa con noi. Resto immobile a guardare
irrigidito dalla dolcezza. Da tempo non sentivo una gioia così
chiara. Zineb con la mano stretta ai suoi fratellini non si muove dal
mio fianco. Nel frastuono assordante si aggrappa al mio braccio. Io
la guardo. Lei alza gli occhi e mi sorride”.
Questa è
la vittoria della vita sulla morte.
Alla
fine del diario il libro propone anche il testo dell'opera scritta e
diretta dal Prof. Goffredo intitolata BaghdadBaghdad,
rappresentata
per la prima volta ad Algeri, il 19 febbraio del 2005, per chiedere
la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, in quei giorni
rapita in Iraq.