lunedì 20 ottobre 2014

Ferite di parole: la Tunisia della rivoluzione e quella di oggi


L’Associazione per i Diritti Umani presenta il libro

Ferite di Parole. Le donne arabe in rivoluzione” di Leila Ben Salah e Ivana Trevisani



22 OTTOBRE 2014 ore 19.00

Bistrò del tempo ritrovato, via Foppa 4 (MM2 Sant’Agostino), Milano

 
 
 


Alla presenza dell’autrice Ivana Trevisani, di Gihen ben Mahmoud, artista tunisina e di Monica Macchi, arabista e redattrice di Formacinema



La tesi centrale del libro è lo spostamento del materno dalla dimensione privata ad una dimensione pubblica: inizialmente le donne sono entrate nella rivoluzione come “madri di” o “mogli di” nella duplice funzione di prendersi cura di qualcuno o protestare contro le ingiustizie. Ben presto però sono passate ad essere donne in prima persona con molteplici sfaccettature: uno dei personaggi-simbolo è Umm Khaled, la madre di Khaled Said, il giovane massacrato dalla polizia ad Alessandria (una delle scintille che hanno portato allo scoppio della rivolta del 25 gennaio in Egitto) e che è stata presente a tutte le manifestazioni ed ai concerti per dar forza e sostegno ai manifestanti. Un altro è la madre di Mohamed Bouazizi, il giovane morto per essersi dato fuoco dopo l'ennesima multa-sopruso per irregolarità del suo lavoro di venditore ambulante, (una delle scintille della rivolta tunisina), che non si è costituita parte civile nel processo contro l'agente di polizia municipale che aveva multato il figlio, ritenendola capro espiatorio del regime.

Le donne sono così entrate nel dibattito sul concetto di identità e gli artisti hanno dato il loro contributo ricordando sia l’identità storica che le tante diverse componenti (copta, ebraica, greca, italiana nella Alessandria cosmopolita di Yusef Chahine) come dimostrano i murales del Cairo. Una rivoluzione non “di genere” intesa solo come questione femminile ma sostenuta e accompagnata dagli uomini. La reazione del regime ha utilizzato lo stesso strumento di sempre: la paura attraverso le molestie sessuali con la precisa funzione politico-strategica di ricacciare le donne nel privato. Un ritorno al passato che non c’è stato e non ci sarà, né in Egitto né in Tunisia. Due segnali su tutti: le manifestazioni del 13 agosto 2012 in Tunisia, contro l’articolo della Costituzione che sanciva la “complementarietà” della donna rispetto all’uomo e Samira la ragazza che ha denunciato i test di verginità in Egitto, supportata dal padre.