Fino al
10 ottobre, presso il negozio SHARE in Via Padova 36 a Milano, tra
cappotti, maglioni, jeans e altri capi di abbigliamento sono esposte
anche magliette, biciclette, spille e CD musicali che hanno un valore
aggiunto: sono, infatti, oggetti disegnati dai ragazzi del progetto
B.LIVE, giovani in cura all'Istituto Nazionale dei Tumori,
nell'ambito del progetto più ampio chiamato, appunto, Progetto
giovani.
B.LIVE
coinvolge i pazienti in percorsi creativi guidati da professionisti
di diversi settori e nasce con il contributo della Fondazione Magica
Cleme onlus, dell'Associazione Bianca Garavaglia e di Fondazione Near
onlus. Il primo progetto B.LIVE, del 2012, è stato proprio quello di
moda con il coordinamento della stilista Gentuccia Bini: i ragazzi
hanno partecipato a tutto il percorso di realizzazione dei capi, dal
cartamodello, alla sfilata, creando una vera e propria collezione.
Attraverso Facebook (per una volta usato con criterio) i giovani
hanno potuto lavorare e partecipare al progetto anche dalle loro
abitazioni oppure dall'ospedale nel caso fossero in terapia o
dovessero effettuare i controlli medici. Interessante notare che i
prodotti sono esposti, in questo periodo, nel negozio SHARE, un
locale speciale perchè raccoglie capi di abbigliamento, usati e
garantiti, che provengono dall'Italia e dall'estero per uno scambio
commerciale etico, solidale e responsabile; il negozio, inoltre, fa
parte di un progetto di housing sociale che prevede la
ristrutturazione di 19 appartamenti a canone calmierato.
Il
secondo progetto di B.LIVE riguarda la musica: nel 2013 è stato
realizzato il CD “Nuovole di ossigeno” con la partecipazione di
Faso, il bassista del gruppo di Elio e le storie tese e i ragazzi
dell'Istituto che hanno scritto e cantato i pezzi.
Nel
contesto del Progetto Giovani sono attive varie attività, percorsi
sportivi e formativi per restituire, ai pazienti, la qualità del
tempo e un ambiente, anche all'interno dell'ospedale, in cui trovare
serenità e svago e in cui dar via libera alla creatività. “
Questo progetto mi ha aiutato a pensare a me stesso non come a un
malato, ma come a un ragazzo che può andare in palestra, disegnare,
progettare. Non sono un medico, ma credo che questo atteggiamento
aiuti anche a superare la malattia”, ha affermato Matteo Davide:
bastano queste parole, come quelle di altri, per capire il valore di
questa idea. Un'idea dove il commercio consapevole, l'Arte e il senso
sociale, finalmente, si uniscono per affermare il diritto alla vita.