L'Associazione
per i Diritti Umani ha chiesto anche a Edda Pando, di Arci Todo
Cambia, di raccontarci le notizie e gli approfondimenti che sono
emersi dai workshop da lei seguiti al Forum sociale mondiale di
Tunisi.
Ringraziamo
molto Edda Pando per questo suo report.
Ho
seguito i workshop che riguardavano le reti dei parenti dispersi:
erano presenti i collettivi dei parenti che provenivano da Algeria,
Tunisia, Eritrea e anche dal Messico. In quest'ultimo caso c'era una
rappresentante del “Movimiento migrante mesoamericano”. Marta
Sanchez, un movimento costituito da organizzazioni che da dieci anni
organizzano la “Carovana centroamericana della ricerca dei figli
dispersi”; la carovana si muove lungo il percorso che porta negli
Stati Uniti e in questi anni sono stati trovati 200 figli.
Era la
prima volta che i parenti dei migranti dispersi si riunivano ed è
stato un momento importante di presa di coscienza perchè si è
potuto favorire il fatto che le persone si rendessero conto che la
loro tragedia non è una questione individuale, ma è collettiva. E'
stata importante, per esempio, la presenza di un ragazzo eritreo, del
“Coordinamento Idea democratica”, perchè lui ha potuto parlare
del percorso che i migranti fanno prima di arrivare in Europa, con
tutte le violazioni dei diritti umani che subiscono.
Questo
incontro nasceva dopo che abbiamo fatto un primo tentativo a Sabir -
nell'ottobre dell'anno scorso, in occasione del naufragio - ed è un
lavoro che si sta portando avant sin dal 2012, da quando ci fu il
primo contatto con le mamme tunisine che cominciavano ad organizzarsi
in gruppi e non semplicemente come singoli parenti.
Al
workshop di Tunisi hanno partecipato moltissime organizzazioni
europee, ad esempio GISTI, SMA, SOLIDAR che sta collaborando con una
confederazione di sindacati autorganizzati senegalesi per costituire
una rete mediterranea per dare sostegno ai migranti lungo tutto il
tragitto che porta verso la Libia, dall'Africa subsahariana. Dopo
aver ascoltato i parenti dei migranti dispersi, il giorno successivo
- il 28 marzo - è stata organizzata una riunione di lavoro comune in
cui si è deciso di costruire formalmente la rete dei migranti
dispersi del Merditerraneo, una rete che si occuperà del crimine che
presuppone la morte dei migranti.
Si è
stabilito di creare due gruppi: uno si occuperà di tutto quello che
riguarda le partenze (dal punto di vista legale) e di come le
partenze possano trasformarsi in azione politica; e l'altro gruppo,
più di sensibilizzazione, si occuperà di continuare a mappare i
gruppi dei parenti dispersi e di costruire una pagine web in cui
inserire storie e fotografie per cercare di dare un'identità o un
viso alle persone morte, affinchè non rimangano solo dei numeri:
teniamo presente che un conto è il dolore di chi ha perso qualcuno e
sa che il parente è deceduto, ma un altro è il dolore di coloro che
ancora non ne ha certezza e non sa dove sia, cosa sia successo.
Quest'anno
ripeteremo l'esperienza di Sabir, a Lampedusa, e vedremo come
riusciremo a rapportarci a questi parenti perchè la situazione è
complicata anche dal punto di vista psicologico.