Ho
scritto 20 righe di poesia
E
mi è sembrato che l’assedio
sia
arretrato di 20 metri
Mahmoud
Darwish
Ogni prodotto artistico è influenzato dall’ambiente culturale cioè da una serie di condizioni economiche, politiche, sociali e sovrastrutturali in cui viene creato e si sviluppa. Pensato e scritto durante l’occupazione e l’assedio di Ramallah del 2002, questo testo crea un nuovo canone estetico della scrittura in un ambiente di mobilitazione sociale e politica. La condizione generale della Palestina diventa condizione personale intima che si sviluppa lungo la linea dell’assedio in un continuo rimando collettivo/personale, oggettivo/soggettivo: l’intera comunità crea l’atto artistico che diventa contemporaneamente anche atto di resistenza.
In particolare in arabo il termine “ حالة” “Stato” è ripreso dal sufismo (dove indica lo stato di estasi in cui il mistico cerca di arrivare alla comunione con Allah) ma viene utilizzato da Darwish come necessità di esprimersi attraverso la parola per entrare in comunione con la collettività di cui fa parte. Le condizioni collettive sociali, oggettive e reali sono allo stesso tempo soggettive: così l’esterno si riversa all’interno del poeta anche nello stile. Infatti attraverso particolari di oggetti quotidiani con parole esili, nude e secche si esprime il legame con la terra e con ciò che il luogo richiama mentre l’orizzonte culturale amplissimo ha un’intertestualità che rimanda a una memoria mitica plurale e stratificata che va dalla poesia araba classica, al dialetto locale, alla musicalità andalusa con una complessità di ritmo che in italiano viene reso con l’allitterazione.
Quindi la soggettività rappresenta l’unico mezzo per esprimersi nella collettività e l’esperienza individuale palestinese diventa così metafora di una condizione esistenziale universale.
Ed
ecco la LETTURA
INTEGRALE DEL POEMA https://www.youtube.com/watch?v=ccF7ZphXO10