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venerdì 20 marzo 2015

Chiamata urgente per la solidarietà internazionale: scioperi della fame in UK nei centri di detenzione dei migranti



Centinaia di persone sono in sciopero della fame in più della metà dei centri di detenzione per immigrati del Regno Unito. Questa è la più grande rivolta contro il sistema di detenzione razzista della Gran Bretagna da un decennio.

La gente sta parlando attraverso un blog -
Detenuti Voices https://detainedvoices.wordpress.com/ - e
Standoff Films https://www.facebook.com/standoffilms).

Per fare pressione internazionale sul governo del Regno Unito, abbiamo bisogno di proteste di solidarietà fuori dalel ambasciate britanniche, alti commissariati e consolati nei vostri Paesi, il più presto possibile. Abbiamo anche bisogno di giornalisti stranieri per coprire lo sciopero della fame.

Fateci sapere se ci potete aiutare a fare questo. Le persone all'interno sono estremamente motivate di sapere se la conoscenza della loro protesta si sta diffondendo. Ogni copertura è una vittoria.

Messaggi di supporto / foto possono essere inviate a detainedvoices@riseup.net. Se volete parlare con un portavoce dei detenuti possiamo anche mettervi in contatto.

Le proteste arrivano dopo che un canale TV ha divulgato filmati segreti dall'interno di queste prigioni razziste:

Channel 4
(Http://www.channel4.com/news/harmondsworth-immigration-detention-centre-undercover-video).

Guarda Corporate
http://www.corporatewatch.org/news/2015/mar/04/harmondsworth-immigration-detention-centre-secret-filming-mitie

Ma la copertura mediatica nel Regno Unito è stata quasi interamente limitata ad un unico canale televisivo - Channel 4: http://www.channel4.com/news/harmondsworth-immigration-detention-centre-hunger-strike).
L'unica altra copertura consistente proviene da Russia Today: http://rt.com/uk/240205-detention-center-hunger-strike/).

Le persone detenute e coinvolte nelle proteste chiedono che la loro lotta sia conosciuta da tutti.

Ci sono state azioni di solidarietà: se volete, potete vedere Raids Anti:
https://network23.org/antiraids/2015/03/12/ongoing-resistance-at-harmondsworth-and-colnbrook-detention-centres/

E' stato anche bloccato un autobus che stava portando alcune persone in aereoporto per essere deportate in Afghanistan.


Amore, rabbia e solidarietà

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Urgent call for international solidarity: hunger strikes in UK migrant detention centres



Hundreds of people are on hunger strike in over half of the UK's immigration detention centres. This is the biggest uprising against Britain's racist detention system for a decade.


People are speaking out through a blog -

Detained Voices https://detainedvoices.wordpress.com/ - and

Standoff Films https://www.facebook.com/standoffilms).



To put international pressure on the UK government, we need solidarity protests outside British Embassies, High Commissions and Consulates in your countries, as soon as possible. We also need foreign journalists to cover the hunger strike.



Please let us know if you can help organise this. People inside are hugely motivated to know that knowledge of their protest is spreading. Any coverage is a win.



Supportive messages/photos can be sent to detainedvoices@riseup.net. If you would like to speak to a media spokesperson from those detained we can also put you in contact.



The protests come after a TV channel released secret footage from inside these racist prisons:



Channel 4

(http://www.channel4.com/news/harmondsworth-immigration-detention-centre-undercover-video).



Corporate Watch

http://www.corporatewatch.org/news/2015/mar/04/harmondsworth-immigration-detention-centre-secret-filming-mitie



But media coverage in the UK has been almost entirely restricted to a single TV channel - Channel 4: http://www.channel4.com/news/harmondsworth-immigration-detention-centre-hunger-strike).

The only consistent other coverage comes from Russia Today: http://rt.com/uk/240205-detention-center-hunger-strike/).



People detained and involved in the protests ask that their struggle be known by all.



There have been UK solidarity actions regularly over the last week. See Anti Raids: https://network23.org/antiraids/2015/03/12/ongoing-resistance-at-harmondsworth-and-colnbrook-detention-centres/

A bus taking people to the airport due to be deported to Afghanistan was also blocked.




Love, rage and solidarity


lunedì 2 marzo 2015

Primo marzo: una giornata senza di noi



Arrivata al sesto anno, la Giornata “Primo marzo: una giornata senza di noi” si riferisce al primo sciopero di migranti lavoratori. E anche quest'anno è stata celebrata in Piazza Duomo a Milano. Una festa importante, organizzata da Lastessabarca, che estende la riflessione – e le richieste agli organi istituzionali – non solo al diritto al lavoro, alla casa, all'istruzione e alla sanità per tutti (stranieri e italiani), ma prende in considerazione anche altri diritti di base per una vita piena e soddisfacente.

L'Associazione per i Diritti Umani ha partecipato e ha fatto alcune video interviste. Diamo, quindi, la parola ai partecipanti: 
 
 



Questo video è disponibile anche sul canale Youtube dell'Associazione per i Diritti Umani




domenica 1 marzo 2015

Primo marzo “Una giornata senza di noi”: lo sciopero dei migranti lavoratori



In occasione della giornata del Primo Marzo, che consacra lo sciopero dei migranti lavoratori, vi proponiamo le parole di Maurizio Ambrosini durante una conversazione che L'Associazione per i Diritti Umani ha avuto in occasione del suo saggio dal titolo Non passa lo straniero. Le politiche migratorie tra sovranità nazionale e diritti umani, Cittadella editrice.


Più tardi pubblicheremo gli interventi video della manifestazione in Piazza Duomo, a Milano.


 



Ecco le parole del Prof. Ambrosini che ringraziamo:



La società è sempre più variegata e plurale: matrimoni misti, classi scolastiche multietniche, anziani assistiti da persone straniere, ma questa integrazione nei fatti stenta a diventare un'integrazione culturale e, ancora di più, politica.

Il passaggio, che sta avvenendo con fatica e che ci è richiesto con maggiore consapevolezza, è la visione multietnica dell'italianità: un domani - che piaccia o no e pur mantenendo le leggi attuali – avremo italiani con gli occhi a mandorla, italiani di pelle scura, italiani di religione islamica. L'“essere italiani” si sta sganciando da una vera o presunta omogeneità etnica e culturale per diventare un fatto di convivenza e un fatto di scelta...

L'integrazione degli immigrati e dei rifugiati è sempre locale: le persone si integrano nel luogo dove vivono e lavorano, dove si sposano e mettono al mondo i figli. Le istituzioni nazionali, quindi, hanno la responsabilità di determinare i confini: sia quelli fisici (le possibilità di accesso al territorio) sia quelli simbilici (come, ad esempio, la cittadinanza). Superati questi ostacli, si tratta di dotare di sufficeinti risorse gli enti locali e prevedere che tasse e contributi – versati dagli immigrati – abbiano dei benefici tangibili anche sulla finanza locale.

Oggi gli immigrati, dal punto di vista fiscale e previdenziale, sono un buon affare per lo Stato che incamera contributi sul loro lavoro. Gli immigrati arrivano che sono già adulti, di solito, per cui non comportano costi di socializzazione; non sono ancora anziani e malati, per cui sono nella fascia attiva. Più di due milioni di immigrati lavorano regolarmente e pagano le tasse, mentre i costi che derivano dal loro inserimento nel territorio (scuole, asili nido, sanità) rimangono a carico degli enti locali. Su questo bisognerebbe fare una riflessione per riequilibrare, appunto, costi e benefici”.



IL LIBRO:

 

Le politiche migratorie sono salite di rango nell’agenda delle forze politiche, dei governi e dei parlamenti, non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo. Sono un tema caldo delle campagne elettorali, e sono oggetto di aspre campagne da parte di nuovi attori politici in diversi paesi.
Le politiche degli ingressi, il trattamento degli immigrati irregolari, l’accoglienza dei rifugiati, l’accesso alla cittadinanza, la riaffermazione dell’identità nazionale, la richiesta di adesione culturale agli immigrati, sono temi dibattuti e controversi in tutti i paesi sviluppati, e anche nei paesi emergenti. Spesso fra l’altro, in tempi di bassa passione ideologica, assumono uno spiccato rilievo simbolico: servono a definire le posizioni delle forze politiche e a contrapporsi ai concorrenti. Il sovraccarico ideologico produce una crescente divaricazione tra politiche dichiarate e politiche praticate: le sanatorie ne sono l’esempio più evidente. Questo vale nel caso italiano (7 in 25 anni), ma anche nel resto d’Europa, dove 22 paesi su 27 ne hanno attuate tra il 1996 e il 2008, regolarizzando da 5 a 6 milioni di immigrati.
Anche a livello locale, dove di solito prevalevano pragmatismo e ricerca di soluzioni ragionevoli, compaiono oggi politiche dichiarate di esclusione; spesso poi inattuate o contrastate da attori pro-immigrati e dalla magistratura, ma in ogni caso culturalmente e politicamente influenti.
Nello stesso tempo però gli immigrati acquistano ogni giorno legittimazione, voce e diritti, mediante diverse pratiche di cittadinanza dal basso. Se il multiculturalismo è oggi in declino, la diversità invece ottiene crescente consenso. Nelle politiche urbane, diversità e coesione sociale sono i nuovi termini che consentono di cercare soluzioni praticabili per la gestione di società sempre più eterogenee. Chiusura ed esclusione non sono univoche: le politiche migratorie sono piuttosto un campo di battaglia, in cui alle tendenze ostili agli immigrati si oppongono attori e pratiche sociali che promuovono l’inclusione.


mercoledì 25 febbraio 2015

Domenica 1 marzo...tutti in piazza !

L'Associazione per i Diritti Umani aderisce alla seguente iniziativa e la documenterà con foto e interviste. Vi aspettiamo numerosi!



AFFERMARE I DIRITTI DELLE E DEGLI IMMIGRATI

COSTRUIRE UNA SOCIETA’ PER TUTTE E TUTTI




DOMENICA PRIMO MARZO ORE 15 PIAZZA DUOMO






In occasione della Giornata del Primo Marzo, data diventata simbolo in Italia del movimento antirazzista, le associazioni milanesi organizzano un iniziativa in Piazza Duomo alle ore 15.



L’evento vuole presentare le storie di Souad e Jorge, migranti che quotidianamente fanno mille sacrifici per vivere una vita degna di essere vissuta, storie che però raccontano anche la vita di Giovanni e Anna. Storie senza una specifica nazionalità, che in questi anni potrebbero appartenere a chiunque. Storie di chi si trova a fronteggiare la crisi, vivendo spesso tragedie che attentano ai principi fondamentali alla base delle democrazie moderne.




Il 1° marzo 2015 a Milano sarà dedicato a questi racconti di vita, alle contraddizioni che fanno emergere e alla possibilità che rappresentino un momento di incontro e riflessione, che alimentino l'impegno per costruire una società che non discrimina, una società senza razzismo, una società che possa garantire meglio i diritti di tutte e di tutti.




Le associazioni promotrici dell’evento rivolgono un appello al Sindaco di Milano e lo invitano a partecipare all’evento per ribadire il suo impegno affinché questa città sia sempre di più una città libera del razzismo e la discriminazione (di seguito la lettera aperta al Sindaco Pisapia).



Per informazioni: stessabarcamilano@gmail.com

Pruomovono: Arcobaleni in marcia, Convergenza delle culture, Arci lesbica, Todo Cambia, Ass.Dimensioni Diverse, Macao, Spazio Mondo Migranti, Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza, Sisa, Associazione d'amicizia Italia Cuba, Altra Europa Milano e Provincia, PRC-Federazione di Milano, Sel Zona 4, Studio 3R, Consulta Rom e Sinti-MI, Naga, Partito Umanista, Rete Scuole Senza Permesso.





Milano 23 febbraio 2015



Caro Sindaco,



da quasi un mese sono ritornata dal mio paese. Erano diversi anni che non camminavo per le strade della città della mia gioventù. Tuttavia ventidue anni vissuti là e ventidue qua mi hanno fatto diventare “bigama”! Milano occupa ormai nel mio cuore lo stesso posto della città che mi ha visto nascere. Ho due amori, lo confesso! E non posso, né voglio lasciare l’uno o l’altro!



Il mio rientro a Milano è avvenuto qualche giorno dopo la strage di Parigi. E purtroppo l’accoglienza non è stata delle migliori. Ho percepito la stessa aggressività che molti di noi, immigrati ed immigrate, avevamo già vissuto nel 2009, quando a seguito di episodi criminali commessi da singoli stranieri, tutti noi che appartenevamo a quella “categoria” diventammo indiscriminatamente oggetto di una violenta campagna di criminalizzazione.



Il razzismo di strada che si respirava in quegli anni (e che fu fomentato da mass media e politici) trovò la sua legittimazione a livello istituzionale con l’approvazione del cosiddetto “pacchetto sicurezza”, che istituì una serie di provvedimenti apertamente discriminatori, molti dei quali furono successivamente annullati dalla Corte di cassazione italiana. Furono anni in cui Milano venne tappezzata da manifesti apertamente razzisti, anni in cui i controllori degli autobus giravano insieme ai poliziotti a “caccia di clandestini”, anni di paura per il rischio di essere aggrediti perché stranieri, a maggior ragione se rom o arabi.



Una delle cose che ricordo con più gioia della tua elezione a sindaco di Milano, evento che molti di noi festeggiarono in Piazza Duomo, è che nei mesi successivi alla tua vittoria, per noi immigrati e immigrate, il vento cambiò veramente a Milano e l’aggressività in città diminuì.



Oggi invece, non solo a Milano, ma in tutta Italia si respira nuovamente quel clima di ostilità nei nostri confronti e in particolare verso chi proviene dal mondo arabo. Il mio viso non è di una milanese “Doc” e in questi giorni quella che considero la mia città me lo rinfaccia in ogni momento: quando l’impiegata del Comune, forse per ignoranza, al momento di rifare la mia Carta di Identità mi chiede il permesso di soggiorno nonostante le faccia vedere il passaporto italiano, quando i poliziotti fermano la macchina in cui mi trovo perché in compagnia di due “soggetti sospetti”: due amici arabi.



Il pomeriggio del Primo Marzo in piazza Duomo dalle ore 15 daremo vita, con tante associazioni e persone che abitano a Milano, a un’iniziativa con la quale far arrivare un messaggio alla nostra città: affermare i diritti degli e delle immigrate, vuol dire costruire una società per tutti e per tutte.



Vogliamo far capire che non siamo noi il nemico. Vogliamo far comprendere alla società italiana che chi sta usando la violenza altrove, e chi diversamente la usa qui, non ci rappresenta anche se può avere la nazionalità del paese in cui siamo nati, o in cui sono nati i nostri genitori, o quella del paese in cui vogliamo vivere pacificamente.



Siamo stanchi dei luoghi comuni: non tutti gli arabi sono terroristi, non tutti i latinoamericani sono ladri, non tutti gli italiani sono mafiosi!



Vorremo tanto che il Primo Marzo, tu, che rappresentanti i cittadini di questa città, anche quei tanti fra noi che non hanno potuto votarti perché privi dei diritti elettorali, venissi in Piazza Duomo a farci sentire che Milano è anche la nostra città e che insieme, vecchi e nuovi milanesi, immigrati e italiani, possiamo ancora una volta spazzare via questo clima di razzismo ed affermare che la convivenza è possibile!



Ti aspettiamo Sindaco



Jorge, Aisha, Xiao, Virginia, Tsegehans, Urpi, Amr e tanti tanti altri ….

lunedì 3 marzo 2014

1 marzo 2014 : una giornata per le politiche migratorie e i diritti garantiti




L'Associazione per i Diritti Umani ha partecipato, sabato 1 marzo 2014, alla manifestazione indetta da Milanosenzafrontiere.

Sotto una pioggia battente abbiamo realizzato alcune foto che, come spesso accade, parlano più di tante parole: striscioni, scritte, immagini per chiedere, a gran voce, gli stessi diritti per tutte: in particolare, il diritto alla vita e alla salute, al lavoro e alla libera circolazione in nome dell'accoglienza, della solidarietà e della giustizia.

Ringraziamo Stessabarca, Milanosenzafrontiere, Monica Macchi e tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata importante.
Ricordiamo che l'appuntamento del Primo Marzo è un'occasione condivisa di persone, migranti e antirazzisti, senza legami con partiti o sindacati. Semplicemente persone, cittadini. Nel 2011 un gruppo di quattro giovani donne decide di indire uno sciopero: quello dei migranti lavoratori. Lo slogan era, ed è rimasto, "Una giornata senza di noi": una giornata senza l'apporto lavorativo degli immigrati che spesso fanno lavori umili e sottopagati; una giornata senza la loro energia e la loro fatica; una giornata senza operai stranieri, "badanti" straniere, donne delle pulizie straniere, braccianti stranieri...Ma con questa iniziativa non si chiedono solo i diritti nel settore lavorativo; come detto, si chiede la tutela dei diritti di base per tutti.








martedì 25 febbraio 2014

Milano verso il 1 marzo, giornata dello sciopero dei lavoratori migranti



Cari amici, vi riportiamo qui di seguito il comunicato stampa e alcune informazioni importanti per la manifestazione del 1 marzo alla quale saremo presenti anche noi per dare il nostro appoggio ai migranti, agli organizzatori e per fare alcune riprese in modo da poterle condividere ed essere, così, ancora più numerosi.

Grazie a tutti.


 

I DIRITTI PER LE/I MIGRANTI = DIRITTI PER TUTTE E TUTTI 
 
Manifestazione cittadina a Milano 
 
partenza da Piazzale Loreto/arrivo in Duomo 
 
Concentramento alle ore 14,30 
 
La Milano antirazzista si mobilita come "Milano Senza Frontiere" e chiama tutte e tutti a scendere in piazza l’1 marzo per riportare l'attenzione sui diritti negati o violati delle cittadine e dei cittadini migranti. 
 
La manifestazione dell’1 marzo è diventata uno degli appuntamenti simbolo distintivi dell’antirazzismo italiano. 
 
Anche quest’anno vogliamo ribadire in modo nonviolento a gran voce che garantire i diritti delle e dei migranti vuol dire garantire i diritti di tutta la  cittadinanza.
 
Solo insieme, migranti ed autoctoni, possiamo rispondere al clima di razzismo e di paura, che alcuni esponenti di istituzioni, partiti politici o mass media vogliono affermare nel paese. 
 
Solo insieme possiamo costruire una risposta alla crisi economica e reagire contro chi fomenta la guerra tra poveri facendo crescere la solidarietà per rendere concreto il sogno di una società di convivenza, in cui tutte le persone possano godere degli stessi diritti, senza distinzioni basate sulla provenienza  
 
Per ciò chiamiamo tutte e tutti a manifestare l’1 Marzo a Milano, in preparazione della prossima manifestazione nazionale contro ogni forma di razzismo e per i diritti delle e dei migranti. 
 
Il ritrovo è alle 14.30 in Piazzale Loreto/angolo via Padova,fino a Piazza Duomo, dove in ultimo si concentrerà, e dal palco allestito sotto l'Arengario si potranno ascoltare testimonianze e contributi sui temi e le richieste che vogliamo riportare in primo piano nel dibattito politico.
 
Durante la manifestazione verrà richiesto:
  • La chiusura immediata dei Centri di Identificazione ed Espulsione e la chiusura definitiva del Centro di via Corelli a Milano 
  • Una nuova legge sull’immigrazione
  • Svincolare il permesso di soggiorno dal lavoro
  • Il diritto di cittadinanza per le bambine e i bambini nati e/o cresciuti in Italia
  • Il diritto di voto per i/le migranti che risiedono in Italia 
  • Il diritto al lavoro per tutti e tutte come previsto dalla Costituzione 
  • Parità di diritti fra cittadini 
  • Il diritto al reddito per tutti e tutte 
  • Una legge per il diritto d’asilo e reali politiche di accoglienza 
  • No alla discriminazione nell'acceso ai diversi servizi 
  • Garantire l'esercizio della libertà di culto 
               
MILANO SENZA FRONTIERE




    


sabato 15 febbraio 2014

Verso il 1 marzo a Milano

Il 1 marzo, ogni anno, è la data che vede lo sciopero dei lavoratori migranti in Italia. Ne parleremo approfonditamente, ma in questi giorni si stanno già organizzando le varie manifestazioni che si svolgeranno nelle città italiane.
L'Associazione per i Diritti Umani scenderà in piazza insieme a "Stessa barca" che sta preparando anche un appello dal titolo "Milano senza frontiere".
Riportiamo qui di seguito il report dell'ultima riunione del 6 febbraio e vi terremo aggiornati sul contenuto e sulle riflessioni delle prossime.
Sicuramente ci incontreremo in manifestazione dove l'Associazione per i Diritti Umani di Milano farà anche delle interviste ad alcuni partecipanti per dare ancor più risalto all'iniziativa. Ringraziamo "Stessa barca" e altre associazioni che si sono messe in contatto con noi: siamo contenti di fare rete anche in questa importante occasione.

Report riunione 6 febbraio 2014

Nella riunione si è discussa la bozza d'appello per la manifestazione. La discussione ha cercato di costruire la massima convergenza possibile tra i diversi soggetti partecipanti all'assemblea con l'obiettivo che la manifestazione sia il più partecipata possibile. Quindi, è stato definito l'appello per la manifestazione.


L'appello sarà firmato con la sigla MILANO SENZA FRONTIERE.
Tutte le organizzazioni che vogliono aderire alla manifestazione possono mandare la loro adesione alla mail
stessabarcamilano@gmail.com
Le adesioni saranno man mano riportate sull'appello. Si invita le associazioni di Milano e Provincia a partecipare e far crescere la manifestazione.


Lo slogan della manifestazione sarà: Diritti per i/le migranti = diritti per tutti e tutte. Sugli 11 punti che vengono riportate nell'appello si chiederà alle associazioni, che parteciperanno alla manifestazione, di fare degli striscione per dare a questi contenuti la più ampia visibilità. Quindi si chiede alle associazioni di scegliere uno dei punti e di comunicare alla mail
stessabarcamilano@gmail.com quale punto hanno scelto per cercare di avere bilanciare la visibilità in piazza dei punti.

La manifestazione partirà da Piazzale Loreto angolo via Padova per il particolare valore simbolico che ha quella zona di Milano.
Si è creato un gruppo che definirà con la Questura il percorso della manifestazione con l'obiettivo che la manifestazione finisca in piazza Duomo.



Entro settimana prossima sarà inviato via mail il PDF del volantino preparato per la manifestazione. Saranno anche stampate dieci mila copie di questo volantino (a colori). E' stata fatta una colletta per coprire i costi del volantino.


La prossima riunione per continuare la preparazione della manifestazione sarà GIOVEDI 13 FEBBRAIO ALLE ORE 20,30 nel Circolo Arci Corvetto in via Oglio 21.

mercoledì 1 maggio 2013

Primo maggio, festa dei lavoratori: cosa si festeggia?




Picchetti, scioperi, blocchi, manifestazioni: per chiedere lavoro, per chiedere tutela.
Questa è l'Italia, oggi.
Un esempio per tutti: i centri logistici intorno a Milano sono in tumulto; Ikea, Esselunga, la società di spedizioni TNT, Coop sono solo alcune aziende in cui i lavoratori si stanno battendo per vedere affermati i propri diritti.
Come riporta Antonello Mangano nella sua inchiesta per Terrelibere.org intitolata “Cosa succede dentro Ikea? La denuncia dei lavoratori migranti”, del 27 marzo scorso (ma la protesta in alcuni poli dell'azienda svedese e in altre è ancora in corso), una delle più imponenti manifestazioni, da parte dei lavoratori, è stata organizzata anche a Piacenza, dove è situato il grande magazzino Ikea che serve i mercati di Svizzera, Italia e Mediterraneo orientale. Qui lavorano persone che vengono dall'Egitto, dal Pakistan e dall'Albania, ma non sono assunti direttamente: il loro operato è in subappalto ed è gestito da cooperative che, cambiando continuamente nome, riescono ad evadere il pagamento dei contributi pensionistici. Ma non è soltanto un problema di pensione: i lavoratori denunciano di essere sottopagati (7,90 euro lordi), di lavorare in condizioni ambientali inaccettabili, di essere sottoposti a turni massacranti. E non mancano episodi di venato razzismo.
Mohamed Arafat, leader degli scioperi alla TNT, ha affermato: “Noi siamo stranieri di passaggio, ma lottiamo anche per gli italiani” e gli immigrati - che come gli italiani devono mantenere le famiglie, pagare l'affitto della propria casa, mandare i figli a scuola - hanno avuto la solidarietà da parte dei centri sociali, da piccoli sindacati indipendenti, da studenti e attivisti. Il caso TNT è andato a buon fine come Ikea che ha reintegrato otto lavoratori.

Anche il Cinema, qualche volta, può testimoniare la realtà. Lo scorso novembre è stato presentato al Festival di Torino il nuovo lavoro di Ken Loach, da sempre attento ai diritti civili e, in particolare, al diritto al lavoro. Il film, dal titolo in italiano La parte degli angeli, è ambientato a Glasgow e narra di tre teppisti condannati a svolgere lavori socialmente utili per avviare un percorso di riscatto, anche umano. Il genere e lo stile sono quelli propri della commedia, ma - come spesso accade nel cinema del grande vecchio britannico - si tratta di una commedia sarcastica e graffiante che fa riflettere sulla crisi economica (nel passato come nel presente) e sulle conseguenze che condizionano scelte e comportamenti.
Al suo arrivo a Torino, Loach è stato accolto da un gruppo di manifestanti che hanno srotolato uno striscione con scritto: “Vogliamo il pane, ma anche le rose” , in riferimento ad uno dei più celebri film del regista Bread and roses, a sua volta tratto da una citazione di Rosa Luxenburg. E, da parte sua, il cineasta ha rifiutato il Premio Gran Torino, perchè: “ I premi sono importanti, il rispetto del lavoro ancor di più. Mi dispiace per il festival, ma più che i festival sono importanti le persone, i lavoratori che hanno un salario da fame. Questo, e l'esternalizzazione, sono il vero problema”.
Ken Loach ha incontrato anche alcuni lavoratori precari della cooperativa Rear, addetti al Museo del Cinema: tra questi Federico Altieri, licenziato per aver indossato una maglietta con scritto “Adesso sospendeteci tutti” dopo che aveva visto una collega licenziata anche lei dopo 11 anni per aver protestato contro condizioni pessime di lavoro. Loach,a questo proposito, ha affermato: “La mia generazione, negli anni '60, parlava di crisi del capitalismo e pensava a una rivoluzione immediata, che poi non c'è stata. Questo però è il momento giusto: dobbiamo organizzarci perchè stanno scardinando quegli elementi che rendono una società civile. Nel mio Paese si toglie il sostegno ai disabili, gli ospedali sono sovraffollati e in mano a multinazionali, i ragazzi sono costretti a stare a casa: sono stati distrutti gli standard della vita civile. Ora serve un modello economico. E' urgente trovarlo”.
Federico e i suoi colleghi hanno ricordato che guadagnavano 5,16 euro all'ora.



Ken Loach

giovedì 18 aprile 2013

Scontri nel carcere di Guantanamo: l'orrore dimenticato e i dipinti di Botero



Da un po' di tempo le cronache non riportavano più notizie del carcere speciale USA di Guantanamo,a Cuba: altre situazioni, altri fatti hanno oscurato quella realtà e il ricordo di un Passato recente di orrore e di violenza. Ma a Guantanamo sono rinchiusi ancora 166 prigionieri e, qualche giorno fa, almeno 43 di loro ha dato vita ad una rivolta.
Molti, infatti, sono ancora in attesa di un processo e, quindi, hanno intrapreso uno sciopero della fame a oltranza: dopo che le guardie hanno tentato di spostarli dalle celle comuni a celle singole, alcuni prigionieri hanno coperto le telecamere di sorveglianza e hanno aggredito i secondini con armi improvvisate. Da parte loro, le guardie hanno reagito sparando colpi di avvertimento, senza ferire nessuno e il personale medico ha assicurato di aver effettuato controlli su ogni detenuto.
La protesta, però, non nasce solo per il fatto che il comandante del campo abbia deciso di trasferire i detenuti, in sciopero della fame, in un'altra sezione del carcere, ma è determinata soprattutto dal fatto che, secondo i reclusi, i guardiani limitino la loro libertà di culto - monitorando e osservando le persone 24 ore su 24 per assicurare ordine e sicurezza - e confischino oggetti personali, tra cui proprio le copie del Corano.
Secondo Carlos Warner, difensore pubblico dell'Ohio, il comando della prigione avrebbe dovuto cercare di negoziare la fine dello sciopero e, invece, è stato fatto esattamente l'opposto.
Camp X-Ray” resta la “promessa non mantenuta” del Presidente Obama, il quale aveva giurato di chiudere Guantanamo al più presto; ma ciò non è stato ancora fatto a causa dell'opposizione del repubblicani che ritengono i detenuti ancora troppo pericolosi per essere rimessi in libertà.
Questa notizia ha riportato alla mente uno degli ultimi lavori realizzati dal maestro della pittura, Fernado Botero. Cosa c'entra Botero con Guantanamo o Abu Ghraib? L'artista delle forme opulente, dell'inno alla gioia e alla vita, ha mantenuto corpi grandi e forme rotonde dai colori caldi (giallo, ocra, rosso) per disegnare l'orrore della tortura nel “purtroppo celebre” carcere di Abu Ghraib in Iraq. Ha dipinto i prigionieri legati e imbavagliati, bastonati dai militari, ammassati gli uni sugli altri, spaventati dai cani e costretti a perdere la loro dignità di essere umani.
Anche l'Arte, quindi, si conferma come testimonianza, in Occidente come in Oriente, nel Nord e nel Sud del mondo: per non dimenticare e non ripetere gli errori. Mentre l'Italia, finalmente, si accinge a riconoscere il reato di tortura, onorando una convenzione ONU siglata a Roma circa venticinque anni fa.

mercoledì 6 marzo 2013

La storia di Samer Issawi: un altro detenuto palestinese nelle carceri israeliane



Trentaquattro anni, Samer Issawi era stato arrestato nel 2002 per partecipazione alle attività di un gruppo militare palestinese ed era, poi, stato rilasciato nel 2011 nell'ambito dello scambio di prigionieri tra Hamas e Israele (secondo l'accordo di Shalit). Dopo qualche mese, però, viene di nuovo imprigionato con l'accusa di aver violato i termini dell'accordo in quanto,forse, sarebbe uscito dai confini di Gerusalemme.
Issawi - dal 1 agosto scorso, di fronte al rifiuto da parte delle autorità israeliane di comunicare, con precisione, i motivi dell'arresto - ha iniziato uno sciopero della fame e della sete (quest'ultimo interrotto solo grazie all'intervento della Croce Rossa) che lo ha portato a pesare, oggi, 47 chili, a dover rimanere seduto su una sedia a rotelle e ad essere tenuto in vita da una flebo di glucosio e sali minerali.
Perchè questa protesta? L'uomo ha deciso di mettere in atto lo sciopero della fame per denunciare le condizioni di vita dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, per ribellarsi alla cosiddetta “detenzione amministrativa” che lo stesso Rapporteur delle Nazioni Unite per i diritti umani, Richiard Falk, ha definito “detenzione disumana”. Il detenuto, infatti (come molti altri) al momento dell'arresto non ha avuto la possibilità di essere assistito da un avvocato e, ancora oggi, restano segrete le condizioni alla base dell'accordo di Shalit e, quindi, né Issawi né il suo attuale avvocato possono capire in che modo siano state violate.
A tutto questo si aggiunge che: quando, durante il processo di primo grado, l'uomo ha cercato di salutare la madre e la sorella, gli agenti lo hanno colpito al collo, al torace e allo stomaco; le autorità hanno, inoltre, tagliato il collegamento idrico alle abitazioni dei suoi parenti e hanno arrestato altri due fratelli.
In rete si moltiplicano gli appelli per salvare la vita di Issawi e per la messa in atto di un giusto processo. Si è mossa anche l'Anp: il presidente, Abu Mazen, ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire e a lui si è aggiunto Mahamoud Abbas che ha scritto una lettera al segretario generale Ban Ki-moon.

domenica 3 marzo 2013

Un giorno senza di noi: lo sciopero dei lavoratori immigrati alla IV edizione




Primo Marzo 2013.
Bolzano: un dibattito dal titolo “Il ruolo dei mass-media nella costruzione di pregiudizi contro gli immigrati”.
Milano: un convegno che vede i migranti come protagonisti dello sviluppo economico e sociale dell'Italia.
Modena: mobilitazione di immigrati e autoctoni per affermare la dignità dell'essere umano e il diritto alla libera circolazione con canti, musica e animazioni
Parma: presentazione del libro Anatomia di una rivoluzione di Giuseppe De Marzo
Palermo: riflessione sul Primo Marzo con studenti e insegnanti della scuola di italiano
Queste sono solo alcune delle iniziative organizzate in tutta Italia in occasione della IV edizione dello sciopero generale degli immigrati lavoratori. Sono tantissimi, infatti, i migranti che lavorano (con contratti più o meno regolari o, più di frequente, in nero) nei campi, nei bar, nei chioschi di fiori, come assistenti anziani o collaboratori domestici, nei mercati: cosa accadrebbe se, per un'intera giornata, decidessero di fermarsi?
Come già scritto nell'articolo “Verso lo sciopero degli immigrati lavoratori” l'iniziativa serve proprio a dimostrare l'importanza del loro lavoro per la crescita economica (e non solo) del Paese.
Un Paese, in questo periodo, totalmente allo sbando. Un Paese in cui il disegno di legge popolare per la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati in base allo jus soli è arenato in Parlamento; un Paese in cui la legge Bossi-Fini sull'immigrazione è stata inasprita dal “pacchetto sicurezza” voluto da Roberto Maroni; un Paese in cui, in piena campagna elettorale, un gruppo leghista ha fatto irruzione in un istituto di cura di Bologna al grido “Via gli zingari dall'ospedale”. Per non parlare, poi, della situazione nei CIE (anche di questo abbiamo parlato nei precedenti articoli e continueremo a farlo).
La Rete Primomarzo voluto, per quest'edizione della manifestazione generale ancora colorata di giallo come nel 2010, lanciare l'appello di cui vogliamo ricordare i punti:

- il diritto alla libera circolazione di tutti e di tutte e il riconoscimento del diritto a poter scegliere il luogo in cui vivere;
- una
legge sull’asilo politico e la proroga dell'emergenza Nord Africa fino a che tutti i profughi abbiano concluso l’iter per la richiesta d’asilo e monitorando l’attivazione di un serio percorso per l’inserimento sociale;
- una
nuova legislazione in materia di immigrazione che abroghi la Bossi-Fini e i decreti sicurezza, cancellando il contratto di soggiorno e ricono­scendo diritti effettivi e dignità piena ai migranti;
- la
chiusura di tutti i CIE e la cancellazione definitiva del reato di clandestinità;
- la
cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia. Il diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti.

domenica 24 febbraio 2013

Verso lo sciopero degli immigrati lavoratori

A breve scopriremo il risultato delle votazioni per il nuovo governo italiano e vedremo se e come i diritti umani verranno presi in considerazione. Ma si sta avvicinando anche un'altra data importante, quella del 1 marzo 2013, in cui svolgerà la IV edizione della “Giornata del Primo Marzo – Una giornata senza di noi”, ovvero lo sciopero generale dei lavoratori migranti.
La prima iniziativa nasce nel 2010, ispirata a La journée sans immigrés: 24h sans nou, un movimento nato in Francia, un movimento meticcio che riunisce autoctoni, stranieri e seconde generazioni con l'intento di far capire all'opinione pubblica quanto sia determinante l'apporto del lavoro dei migranti all'economia e al funzionamento del Paese. Il colore giallo è quello scelto per caratterizzare quella giornata: il colore del cambiamento, senza alcun riferimento politico. Ogni persona, che ha aderito all'iniziativa, ha indossato un braccialetto, un nastrino, un indumento gialli.
Dal 2010 sono nati anche in tutta Italia tanti comitati Primo Marzo che hanno visto coinvolti cittadini, stranieri e italiani, associazioni, esponenti della politica e delle istituzioni.
La manifestazione del 2013, come le precedenti, parte dalla domanda: “Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno?”: a partire da questo, vuole suggerire una riflessione sulla dignità dell'essere umano, sul diritto alla libera circolazione, e sul riconoscimento dell'impegno di chi è riuscito a trovare un'occupazione lavorativa, per contrastare il razzismo, le discriminazioni e per il riconoscimento della ricchezza (non solo materiale) che può derivare dal carattere multiculturale della nostra società.