Somalia,
1991: è guerra civile. Mahad, come molti altri compaesani, perde
tutto ed è costretto a scappare. Mahad ha una figlia, Murayo,
affetta da tubercolosi intestinale e, nel '94, riesce a portarla
all'ospedale militare italiano di Johar dove la bambina verrà
curata, ma Mahad non può portarla con sé nella fuga dal conflitto,
sarebbe troppo rischioso: la lascia, quindi, in ospedale dopo aver
scattato un paio di fotografie.
Ma il
tempo passa: il contingente militare deve ritirarsi e Murayo deve
essere portata presso l'orfanotrofio di Mogadiscio. Il soldato
italiano a cui è dato il compito di accompagnarla, però, cambia
programma e il destino della piccola. La porta, infatti, con sé in
Sicilia e decide di adottarla.
Murayo
cresce in serenità, ma nella convinzione di aver perso i legami con
la famiglia d'origine, fino a quando, dopo quattordici anni, durante
una puntata della trasmissione televisiva “Chi l'ha visto?” viene
fatto passare l'appello di un magro signore somalo, rifugiato nel
campo profughi di Dadaab, in Kenya, dal quale ha continuato a
scrivere all' ONU, alla Croce Rossa e ad altri enti per ritrovare sua
figlia.
Murayo
oggi ha 26 anni, è in procinto di laurearsi ed è riuscita a
riabbracciare Mahad e sua sorella (la madre, nel frattempo, si è
spenta). E nella puntata della trasmissione di Rai3 del 26 giugno
scorso sono state trasmesse le immagini forti, emozionanti, intense
di quel lungo, atteso e significativo abbraccio tra la giovane donna
e il padre naturale.
Questa è
la storia di Murayo e dei suoi due padri: quello africano e quello
italiano. Una storia raccontata nel libro intitolato “Solo le
montagne non si incontrano mai”, di Laura Boldrini, edito da
Rizzoli.
Presidente
della Camera, Laura Boldrini è stata a lungo portavoce ONU per i
rifugiati e aveva fatto una promessa a Murayo: “Farò in modo che
tu possa riabbracciare tuo padre”: il percorso, raccontato con
grande partecipazione nel testo, è stato lungo e difficile. Un
percorso geografico, ma soprattutto emozionale e psicologico, che ha
coinvolto la ragazza, ma anche le sue due figure di riferimento
maschili: una padre adottivo che accoglie e ha la capacità di capire
l'esigenza della figlia di ricongiungersi con le proprie radici e la
propria identità e un padre naturale che la affida ad un' altra
guida, di un'altra cultura, regalandole un Futuro migliore del loro
Passato.
La
vicenda di Murayo, infine, è l'occasione di parlare dei profughi e
delle loro condizioni, con realismo; è l'opportunità di raccontare
un popolo al di là degli stereotipi; ma, in particolare, è un
esempio di amore. Quell'amore incondizionato e profondo che ha
permesso a una bambina, in difficoltà e in pericolo, di diventare
una donna.