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Senza parole. Basta parole, vogliamo i fatti. Forse con
queste frasi si può interpretare la scelta di cucirsi, letteralmente, le
labbra; una scelta effettuata da dieci immigrati - sei marocchini e quattro
tunisini - rinchiusi nel Centro di Identificazione e di Espulsione di Ponte
Galeria, nel Lazio, come forma di protesta per le condizioni in cui si trovano
e anche per la scomparsa, da parte di uno di loro, dei soldi inviati alla
famiglia in Tunisia mentre si trovava in carcere, a Civitavecchia.
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E' vero: alcuni immigrati sono stati in prigione, ma dopo aver espiato
la pena sono stati di nuovo rinchiusi nel CIE. Per questo motivo il Garante dei
detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ha rilasciato un comunicato in cui chiede
il superamento dei CIE e nuove procedure per il rientro nei Paesi d'origine per
i migranti detenuti.
Il Garante si riferisce alla possibilità del rimpatrio volontario
assistito (RAV) che dovrebbe essere finanziato dal Ministero dell'Interno, un
progetto che prevede - per chi sceglie di tornare in patria al termine della
pena - di intraprendere un percorso assistito basato su tempi certi e senza
passare di nuovo per il CIE dove i migranti vengono identificati. Invece
“l'introduzione di un meccanismo di identificazione già in carcere”,
sostiene Marroni, “è la premessa per
permettere ai detenuti stranieri di scontare la loro pena nel Paese d'origine”.
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Il Direttore del Centro, Vincenzo Lutrelli, afferma che la situazione è
sotto controllo, anche se uno dei migranti con le labbra cucite si è sentito
male e altri 37 stanno facendo lo sciopero della fame.
Un ultimo episodio di disperazione, inoltre, si è verificato lunedì
scorso, quando un urlo improvviso è salito dal reparto donne del centro, dove
si trovano circa trenta persone. Una giovane tunisina voleva togliersi la vita,
impiccandosi con un lenzuolo. Lei e il suo compagno, arrivati a fine novembre a
Lampedusa, avevano appena ricevuto il rigetto della loro richiesta di asilo
politico. Lutrelli ha parlato con la donna, le ha fatto incontrare il compagno
ed è riuscito a farla desistere dal suo intento suicida. Ma per quanti
richiedenti asilo la situazione potrebbe degenerare?
Intanto, in questi giorni, un altro gesto, un'altra scelta
significativa: quella del deputato Pd, Kalid Chaouki, che si era rinchiuso nel
centro di Lampedusa per chiederne la chiusura dopo la vergogna dei migranti
“disinfettati” con un getto d'acqua gelata, in pieno inverno, all'aperto e
privati degli abiti. Il giorno della vigilia di Natale sono cominciati i
trasferimenti degli immigrati verso altre strutture.
Il ministro per l'integrazione, Cècile Kyenge, ha così commentato le
notizie che arrivano dai CIE: “Gli
ultimi fatti confermano la necessita’ di modificare un sistema che ha portato
tensioni e difficolta’ all’interno dei centri”, impegnandosi a ripensare e
migliorare, 'di concerto con il Governo', le misure di accoglienza”, mentre i
migranti di Ponte Galeria scrivono a Papa Francesco, appellandosi al suo senso
di giustizia.