Un
minore su dieci, in Italia, vive in uno stato di povertà assoluta,
un milione e 344 bambini che subiscono le conseguenze devastanti
della crisi economica e dei tagli agli enti locali: questo emerge
dall'ultimo rapporto redatto dall'organizzazione Save
the children dal
titolo “L'Italia SottoSopra”, 4° Atlante dell'Italia (a
rischio).
Spesso
sono figli di disoccupati o monoreddito oppure i loro genitori hanno
un livello di istruzione assente o molto basso: dal rapporto emerge
se i capofamiglia sono privi di un titolo di studio, il tasso di
povertà è del 3,1%.
La
logica obbligata del risparmio costringe i piccoli e gli adolescenti
a vedersi privati dei servizi di base o di cure mediche: molti non si
possono permettere una visita dall'oculista o dal dentista, i libri
per la scuola, anche alcuni capi di abbigliamento; tanti vivono in
condizioni abitative disagiate per non parlare della possibilità di
partecipare ad attività ricreative o sportive.
Interessante
anche il dato che i bambini più poveri soffronto spesso di obesità:
non è una contraddizione, ma un'altra conseguenza del loro stato.
Non si alimentano con cibi sani e nutrienti, perchè costano troppo,
per cui consumano prodotti che “riempiono”, ma fanno ingrassare e
minano la salute.
La
povertà, colpice maggiormente e come sempre, il Centro e Sud
dell'Italia, ma anche nel Nord si registra un incremento del 43%
rispetto a due anni fa.
Questi
dati sono sottolineati dalle parole di Valerio Neri, Direttore
generale di Save the
children Italia:
“In questa fase di crisi i bambini e gli adolescenti si trovano
stretti in una morsa: da una parte c'è la difficoltà di famiglie
impoverite, spesso costrette a tagliare i consumi per arrivare alla
fine del mese, dall'altra c'è il grave momento che attraversa il
Paese, con i conti in disordine, la crisi del welfare, i tagli dei
fondi all'infanzia, progetti che chiudono. In mezzo, oltre un milione
di minori in povertà assoluta, in contesti segnati da disagio
abitativo, alti livelli di dispersione scolastica, disoccupazione
giovanile alle stelle”.
Grave,
infine, il risultato sull'analisi del cosiddetto “early school
leavers”: 758mila ragazzi sono fermi alla licenza media e
tantissimi abbandonano il circuito formativo. Nel dossier si legge,
infatti, che la scuola “fa più fatica ad attrarre e trattenere gli
studenti più disagiati, impedendone la dispersione e il
rafforzamento delle competenze”.
“Un
numero così grande e crescente di minori in situazione di estremo
disagio, ci dice una cosa semplice”, aggiunge Neri, “la febbre è
troppo alta e persistente e i palliativi non bastano più, serve una
cura forte e strutturata”. La cura consiste nell'investire proprio
nella formazione e nella scuola di qualità perchè “la recessione
non è iniziata soltanto cinque anni fa in conseguenza della crisi
dei mutui subprime o degli attacchi speculativi all'euro, ma affonda
le sue radici nella crisi del capitale umano, determinato dal mancato
investimento, a tutti i livelli, sui beni più preziosi di cui
disponiamo: i bambini, la loro formazione e conoscenza”.