Parlare
di mafia, sorridere e commuoversi: è possibile. E' riuscito a farlo
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif - ex del trio de Le
Iene, celebre
trasmissione televisiva di Italia 1, ma anche aiuto regista di Marco
Tullio Giordana in quel capolavoro de I
100 passi (sulla
vicenda di Peppino Impastato) di cui La
mafia uccide solo d'estate
è come un fratello cinematografico.
Diliberto
è cresciuto professionalmente e ha deciso di mettersi dietro la
cinepresa per raccontare la mafia attraverso gli occhi di un bambino,
Arturo, e con il registro della commedia che, spesso, durante la
narrazione, porta al sorriso.
Nato
a Palermo, Arturo è stato concepito lo stesso giorno in cui venne
ucciso Michele Cavataio per mano di Riina, Provenzano, Bagarella e da
due affiliati della famiglia Badalamenti, tutti travestiti da
militari della Guardia di Finanza.
Sono
gli anni in cui la mafia abbatte quegli eroi contemporanei che hanno
lottato fino all'ultimo per sconfiggerla, in una città omertosa,
impaurita o rassegnata. E il piccolo Arturo, che cresce in questo
ambiente complesso e contraddittorio dove alcuni sono gentili e altri
spietati, vuole incontrare chi sta dalla parte giusta come il
commissario Boris Giuliano o il Generale Dalla Chiesa. L'unico che
non riesce ad incontrare è il Presidente del Consiglio, che in
quegli anni era Giulio Andreotti, ma che dallo schermo televisivo gli
impartisce una lezione sentimentale. Sì, perchè il nostro giovane
protagonista è da sempre innamorato di Flora che vede come una
principessa fin dai tempi delle elementari.
Passano
gli anni, i bambini crescono e Arturo coltiva la passione per il
giornalismo; non riesce ad essere molto diverso da quella comunità
che non vuole ribellarsi al malaffare. Ma, nel '93, qualcosa cambia.
Cambia per Arturo e Flora, cambia per Palermo, cambia per l'Italia
intera: l'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino squarcia le
coscienze e riconsegna la voglia di dire “no” alla violenza e
all'ingiustizia. E dal sorriso si passa alla riflessione.
Un
viaggio lucido, a tratti anche divertente, in un Paese-bambino che,
forse, un po' negli anni è cresciuto: come il protagonista, infatti,
anche gli italiani hanno acquisito lucidità e fermezza
nell'affrancarsi dalla cultura della prevaricazione e delle minacce
per desiderare riaffermare i valori dell'onestà e dell'amore, quello
autentico e pulito. Pif, anche lui palermitano, guarda con disincanto
la propria terra, ma le attribuisce la capacità di riscattarsi
grazie al ricordo e all' esempio di tante persone cadute per lasciare
a tutti noi un futuro limpido e rassicurante. Arturo legge le targhe
con i nomi di quelle persone, uomini e donne, giovani e meno giovani,
che hanno perso la vita in nome della libertà, della giustizia, del
rispetto e della legalità. Quelle targhe che devono essere un monito
quotidiano per il nostro impegno a fare altrettanto.
Il
film lLa mafia uccide solo d'estate è ancora proiettato nelle
sale cinematografiche italiane e presto uscirà in DVD.