mercoledì 8 gennaio 2014

Routine is fantastic. Donne


 

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Albania, Siria, Afghanistan, Pakistan, Myanmar, Libano, Iraq, Somalia: questi sono i Paesi e gli scenari in cui vivono le donne la cui vita è stata segnata dai conflitti, dalla violenza, dalla brutalità. Ma queste donne sono ancora capaci di portare, nella loro esistenza quotidiana, la luce della speranza e la tenacia di chi vuole andare avanti, nonostante tutto.

Sono riprese dallo sguardo, attento e sensibile, di Franco Pagetti in un'interessante mostra ancora in corso presso il Palazzo delle Stelline, in Corso Magenta, 61 a Milano. Una mostra, ad ingresso libero, visitabile fino al 12 gennaio e ad ingresso libero.

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Il titolo è: Routine is fantastic. Donne: “fantastic” nel senso di sorprendente perchè, come scrive il fotografo nella presentazione del lavoro: “ La straordinarietà di queste donne è il saper sempre anteporre le necessità altrui alle proprie. Sono donne che cercano il cibo e lo preparano, che portano l'acqua a casa e la sera, dopo le fatiche, riescono ancora a sorridere e trasmettere serenità”. L'obiettivo riesce a cogliere segni di amicizia, intimità, atmosfere di quieta normalità anche quando - nella maggior parte dei casi - si tratta di persone che trascorrono le giornate nei campi profughi e negli alloggi di fortuna per gli sfollati.

L'esposizione contribuisce alla campagna di raccolta fondi per l'UNHCR a sostegno delle donne rifugiate (per informazioni: liperni@unhcr.org, Giovanna Liperni): l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati protegge, infatti, i rifugiati, garantendo loro che non vengano rimandati in Paesi in cui la loro incolumità sarebbe in pericolo e fornendo l'assistenza necessaria affinché possano integrarsi nei Paesi d'asilo. Ogni passaggio della fuga verso un luogo più sicuro è particolarmente pericoloso per le donne e i bambini perchè - in condizioni di deficit economico, sanitario e scolastico - per loro è facile rimanere vittime di pratiche tradizionali primitive quali, ad esempio, le mutilazioni genitali o i matrimoni in giovanissima età. Se rientrano nel Paese d'origine, inoltre, le donne sono sempre escluse dai processi di ricostruzione post-bellica e incontrano difficoltà a rientrare anche nelle abitazioni o a tornare in possesso delle terre e dei propri beni.

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Come recita la Convenzione di Ginevra del 1951 è una rifugiato o una rifugiata: “Colui o colei che temendo, a ragione, di essere perseguitato/a per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino/a e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori dal Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.

E' bene ricordare che queste persone sono fuggite dal proprio Paese perchè perseguitate e sono costrette a vivere lontano dalle proprie radici, in condizioni di indigenza e sotto la continua minaccia di aggressioni e ricatti.