che ringraziamo sempre
“Cosa
accade alla
comunicazione
nel
laboratorio
emotivo
della
guerra
?
La
guerra
uccide
i
sentimenti.
Quale
preservativo
può
proteggerci
da questo?
L'amore
è
un'altra
forma
di resistenza”.
Arab
& Tarzan, registi
L'idea
per la
sceneggiatura
di questo film nasce subito dopo l’offensiva
israeliana
contro la striscia di Gaza
del 2008-2009 (infatti il titolo ricalca l’espressione “Cast
lead” (Piombo fuso) con cui Israele ha chiamato l’operazione)
mentre Arab e Tarzan stavano
lavorando
con il
regista
Khalil Al
Mozayen
a “Anche
questo è
Gaza”
(link http://www.youtube.com/watch?v=bpZMFw-OTYs )
una mostra di arte
contemporanea
curata da
Rashid
Adbelhamid,
co-fondatore
e direttore
artistico
di
alhoush.com,
una
piattaforma
culturale
per
promuovere e vendere
arte
contemporanea
e di design
proveniente da
tutto il mondo arabo.
Ma
per realizzare quest’idea ci sono voluti 4 anni, un viaggio in
Giordania, un giorno di riprese in una casa
di Amman
avuta in
prestito da
un amico,
un
produttore che è diventato attore recitando per la prima volta in
vita sua, ed
un budget
di 5.000 dinari giordani.
Questa
black
comedy di
15 minuti
senza dialoghi e con il rumore costante dei droni, degli spari
e dei
bombardamenti,
vuole ritrarre
la guerra
attraverso
un approccio particolare: l’intimità coniugale
resa
impossibile proprio dalla situazione di guerra e morte per
esprimerne la tragedia e
l’assurdità
a livello
umano.
Così, come ha spiegato Arab: “il
nostro concetto
era
quello di
concentrarsi
su un solo
elemento
della vita
in
una
zona di guerra
-
il
rapporto fisico
tra
un uomo
e
una donna
-
e
cercare di
raccontare
attraverso questo scorcio
il
tema
epico
della guerra”.
Una bimba gattona in mezzo a palloncini colorati. Moglie e marito si stanno per baciare ma inizia una nuova sequela di bombardamenti che li blocca ancora una volta, la bimba si mette a piangere, la madre va da lei per cullarla poi torna dal marito. Un'altra esplosione: la bambina riprende a piangere e la madre torna da lei. Il padre guarda sconsolato il preservativo, che si trasforma in un palloncino, in un altro dei palloncini che riempiono la casa. Il marito esce sul balcone e vede palloncini fuori ogni casa a Gaza, palloncini che si scoprono poi essere i preservativi non utilizzati, simboli dell’impossibilità di avere una normale vita di coppia.
Una bimba gattona in mezzo a palloncini colorati. Moglie e marito si stanno per baciare ma inizia una nuova sequela di bombardamenti che li blocca ancora una volta, la bimba si mette a piangere, la madre va da lei per cullarla poi torna dal marito. Un'altra esplosione: la bambina riprende a piangere e la madre torna da lei. Il padre guarda sconsolato il preservativo, che si trasforma in un palloncino, in un altro dei palloncini che riempiono la casa. Il marito esce sul balcone e vede palloncini fuori ogni casa a Gaza, palloncini che si scoprono poi essere i preservativi non utilizzati, simboli dell’impossibilità di avere una normale vita di coppia.
Condom
Lead è il primo film girato dal
“Made
in
Palestina
project”,
http://madeinpalproj.tumblr.com/
un'iniziativa indipendente
per creare e
promuovere
visual art .
“E’
molto,
molto
difficile
fare film
e
produrre
arte
a
Gaza”
ha detto il produttore Rashid
Adbelhamid
“ma
il
nostro
obiettivo
principale
è quello di
cambiare
la percezione della Palestina e
in
particolare di Gaza,
contrastandone
l'immagine
disumanizzante
e superando
gli stereotipi
collegati solo a morte,
guerra
e sofferenza”.
Stanno inoltre preparando la partecipazione al Karama
Human
Rights Film
Festival,
che dovrebbe svolgersi
in varie città della Palestina a
dicembre.
Arab
e Tarzan sono due registi che hanno vissuto la particolarissima
esperienza di non essere mai stati al cinema, visto che a Gaza
l’ultima sala cinematografica è stata chiusa nel 1987 e loro sono
nati nel 1988. Così insieme ad
un altro
regista
gazawi,
Khalil
al-Muzayen
hanno girato un documentario
“Gaza
36 mm” in
cui parlano
della loro passione per il cinema, e del dolore che provano a vagare
tra le case cinematografiche distrutte di Gaza.
Questo
documentario, girato con
il contributo del Doha Film Institute e recentemente
presentato
al Ayam
film festival di Beirut,
fornisce una panoramica della storia del cinema a Gaza nel secondo
dopoguerra: la concorrenza tra cinema per accaparrarsi i
popolarissimi film provenienti dall’Egitto, dal Libano, dall’Europa
e anche da Hollywood negli anni Sessanta; l'opposizione islamista
negli anni Settanta e la sua intensificazione negli anni
Ottanta,
quando il cinema viene definito un covo di prostituzione, pornografia
e corruzione morale
fino ad arrivare appunto al 1987 quando sono stati chiusi tutti i
cinema di Gaza, alcuni
convertiti in
edifici
privati,
altri in
supermercati,
altri ancora bruciati
... e solo
vecchie
locandine
che affiorano qua e là sono
l'unico
segno della loro presenza.
Arab
e Tarzan hanno così deciso di creare nuovi manifesti
che
riflettano
“la
sofferenza di Gaza
e i
problemi
quotidiani
della
gente”,
come fossero locandine di film i cui titoli sono i
nomi delle
operazioni militari
israeliane
-
Summer
Rain,
Autumn
Clouds,
Cast Lead. E
questa è stata selezionata per la “Gaza fashion week” alla
London Art Gallery
con una
sarcastica
parodia
dei
crediti
di
Hollywood:
“Dal
regista di “Piombo Fuso” in tutti i cinema di Gaza “Pillar of
Clouds” ;
montaggio e
illuminazione: Israele; Assistente di Regia:
Governi
arabi;
Paese
produttore: Governo degli Stati Uniti;
Scritto
e
Diretto da
Benjamin
Netanyahu;
incluso un “Premio del Pubblico:
Lega
Araba”.