Un
uomo tira pietre piatte in riva a un fiume mentre il figlio lo
osserva. L'uomo è tornato lì per dipingere ora che il male oscuro
si sta impossessando del corpo. Un male vigliacco che si è inoculato
in quel corpo forte di padre tanti anni prima, negli anni'70, quando
quel padre ha iniziato a lavorare in fabbrica.
Fuori
dall'edificio si lotta per turni di lavoro più umani e per una paga
giusta, si lotta per i diritti di base, ma tra questi c'è anche il
diritto alla salute: dentro, infatti, si respira amianto e si muore,
lentamente.
Questa
è ala storia-denuncia del romanzo La
fabbrica del panico di
Stefano Valenti, edito da Feltrinelli.
Abbiamo
intervistato l'autore che, gentilmente, ci ha concesso un po' del suo
tempo e noi lo ringraziamo. Non a caso, abbiamo concordato con lui di
pubblicare oggi, 1 maggio 2014, queste parole.
Nel
romanzo si racconta la storia dell'Italia operaia dagli anni
cinquanta ad oggi: cosa è cambiato nelle condizioni di vita delle
persone che lavorano in fabbrica?
Poco
o niente, per molti versi la crisi mondiale ha aggravato la
condizione operaia. Con il ricatto della disoccupazione padroni e
sindacati confederali obbligano a turni e a ritmi sempre più
pesanti. Esistono oltre tre milioni di disoccupati e tuttavia chi ha
la 'fortuna' di avere un lavoro è costretto a fare straordinari con
turni anche di dodici ore al giorno come è successo alla
ThyssenKrupp nel 2007. Così i padroni alimentano la concorrenza fra
lavoratori e incrementano i profitti risparmiando sulla manutenzione
e sulla sicurezza, come è accaduto all’ Eternit di Casale
Monferrato, alla Fibronit di Broni, alla Breda di Sesto San Giovanni
e in moltissime fabbriche. La 'normalità' dei morti sul lavoro e di
lavoro a causa delle malattie professionali non è un residuo
ottocentesco, ma rappresenta semmai la 'modernità' del capitalismo
che continua a uccidere. Le morti sul lavoro non sono una fatalità,
ma il tributo degli operai alla realizzazione del profitto.
Una
storia molto personale che si fa universale: ci conferma che si
tratta anche di una storia di denuncia?
Negli
ultimi decenni la narrativa italiana ha accuratamente evitato di
raccontare parte consistente del Paese, classe operaia e indigenti in
particolare. Il postmoderno ha assoggettato la prosa agli automatismi
della fiction, prelibata dai media e dal mercato. È arrivato il
momento di parlare anche di coloro che sono stati messi da parte.
Per
tutti coloro che si sono ammalati in quanto esposti, per anni, a
sostanze nocive: sono stati condannati i responsabili della Breda
Fucine? Conosce casi simili a quello raccontato nel libro e in cui
siano state inflitte pene esemplari oppure è difficile che questo
accada?
Per
quanto riguarda la Breda fucine, dopo numerose archiviazioni, sono
giunti a conclusione due processi. Il primo, nel 2003, ha assolto i
dirigenti 'perché il fatto non sussiste', il secondo, nel 2005, pur
riconoscendoli colpevoli, li ha condannati per omicidio colposo a
diciotto mesi concedendo le attenuanti generiche.
Bisogna
ricordare che per anni è esistito un muro di omertà e complicità
da parte di Stato, partiti e istituzioni tutte. Oggi la situazione
sta cambiando grazie alle lotte degli ultimi anni dei comitati sorti
in fabbrica e nel territorio, come quello della Breda fucine, che
hanno riunito nel territorio operai e cittadini. Ne sono un esempio i
processi ThyssenKrupp ed Eternit in cui sono state comminate pene
esemplari sia in primo sia in secondo grado, con pesanti condanne
Come
procede l'operato del Comitato per la difesa della salute nei luoghi
di lavoro e nel territorio, comitato che è stato fondato a Sesto San
Giovanni nel 1996? Sono stati ottenuti risultati positivi?
Il
Comitato che ha sede nel Centro di iniziativa proletaria G. Tagarelli
– Giambattista Tagarelli, al quale è stata intitolata la sede, è
uno dei fondatori del Comitato ucciso dalle fibre killer – ormai è
ramificato sul territorio nazionale ed è diventato un interlocutore
stabile delle istituzioni favorendo il riconoscimento
dell'esposizione all’amianto e delle malattie professionali di
centinaia di ex lavoratori vittime dell’amianto e dei cancerogeni.
Il Comitato è tra gli artefici del Coordinamento nazionale amianto
che raggruppa decine di associazioni e comitati in tutta Italia.
Grazie a lotte e manifestazioni è riuscito a far approvare il Fondo
per le vittime dell’amianto e l'assistenza gratuita delle vittime
dell'amianto e dei loro famigliari presso la Clinica del lavoro di
Milano o nei comuni di residenza. Inoltre nel mese di aprile di ogni
anno ricorda pubblicamente tutti i lavoratori morti a causa dello
sfruttamento con un corteo a cui invitiamo anche i vostri lettori a
partecipare e che si terrà sabato 26 aprile 2014 alle ore 16 con
partenza dal Centro di iniziativa proletaria G. Tagarelli di via
Magenta 88 a Sesto San Giovanni.
Infine,
oltre al romanzo è stato realizzato anche un cortometraggio. Come è
nato questo progetto?
Esistono
book trailer che rappresentano una sorta di videoclip editoriali. Con
Carlo A.Sigon, regista e amico, abbiamo pensato a qualcosa di più
compiuto come un cortometraggio, nel quale racchiudere in tre minuti
circa tutto il dolore del romanzo.