Dalla prefazione di Patrizio Gonnella:
Le carceri minorili hanno oramai, fortunatamente,
un uso davvero residuale all’interno del sistema della giustizia
dei minori. Proprio per questo, tuttavia, rischia di essere
stigmatizzante. Solo i più cattivi vanno a finire in galera: è
questo il messaggio che dobbiamo oggi decostruire. Per decenni la
presenza dei ragazzi negli II.PP.MM. italiani si era attestata
attorno alle 500 unità. A seguito dell’ondata riformatrice che ha
investito il sistema penitenziario degli adulti e che si è portata
dietro a ricasco anche quello minorile, si era arrivati a meno di
350 presenze, oggi nuovamente aumentate dalla presenza dei giovani
adulti negli istituti per minori. In ogni caso, numeri molto bassi.
Che si confermano tali anche nella permanenza media
di ciascun ragazzo, che non supera le poche settimane. Pochi ragazzi
e per poco tempo. Il problema sembra dunque gestibile. Gli adulti
siamo noi. E da adulti sapremo trovare una modalità di attenzione,
di presa in carico, di accoglienza sociale capace di fare a meno di
celle, cancelli e muri quando si ha a che fare con dei minori di
età. La direzione da percorrere – quella che di fatto abbiamo già
iniziato a percorrere – deve andare verso una progressiva
decarcerizzazione. Se il nostro primo Rapporto sugli II.PP.MM. si
intitolava Ragazzi dentro, oggi è decisamente il momento di pensare
ogni modalità affinché i ragazzi rimangano fuori.
Sono stati 11 i minori accusati di
omicidio volontario, secondo gli ultimi dati disponibili, 12 quelli
accusati di tentato omicidio e in totale 159 quelli entrati in
carcere nel 2013 per reati contro la persona, 713 per reati contro
il patrimonio. Questi i dati che emergono dal terzo rapporto
dell'associazione Antigone sugli istituti penali minorili, 'Ragazzi
fuori', realizzato quest'anno in collaborazione con l'Isfol e
presentato oggi a Roma. Sono circa 37 mila i procedimenti davanti al
gip o al gup nei confronti di minorenni, stabili i reati denunciati,
questo a dimostrazione del fatto che "meno detenuti non
significa più reati": sottolinea Antigone, che si batte per i
diritti nelle carceri.
La misura carceraria per i minori, cautelare o detentiva, è infatti "extrema ratio": nel 2015 i ragazzi detenuti sono 20 volte di meno che nel 1940, quando erano 8.521, nel 1975 erano 858, oggi sono 449, un numero stabile negli ultimi quindici anni. Di questi 281 sono giovani adulti che hanno commesso il reato da minorenni. Le ragazze sono 39, l'8,7%, ovvero una percentuale doppia rispetto alla popolazione detenuta femminile adulta. Gli stranieri detenuti sono 204, pari al 45%, cioè 12 punti percentuali in più rispetto alle carceri per adulti: questo significa, rileva Antigone, che "il sistema della giustizia minorile riesce a garantire opportunità alternative alla carcerazione maggiori per i ragazzi italiani".
La misura carceraria per i minori, cautelare o detentiva, è infatti "extrema ratio": nel 2015 i ragazzi detenuti sono 20 volte di meno che nel 1940, quando erano 8.521, nel 1975 erano 858, oggi sono 449, un numero stabile negli ultimi quindici anni. Di questi 281 sono giovani adulti che hanno commesso il reato da minorenni. Le ragazze sono 39, l'8,7%, ovvero una percentuale doppia rispetto alla popolazione detenuta femminile adulta. Gli stranieri detenuti sono 204, pari al 45%, cioè 12 punti percentuali in più rispetto alle carceri per adulti: questo significa, rileva Antigone, che "il sistema della giustizia minorile riesce a garantire opportunità alternative alla carcerazione maggiori per i ragazzi italiani".