L'Associazione
per i Diritti umani ha raccolto, per voi,anche il commento del Prof.
Karaboue, docente presso la Seconda Università di Napoli e lo
ringrazia molto per la sua disponibilità.
Gli
attentati di Parigi sono atti molto tristi, che lasciano sgomento, ma
che non possono essere ricondotti ad una volontà religiosa, nel
senso che è opportuno distinguere l'atto di terrorismo dalla
religione islamica. E' oggettivamente complesso comprendere questa
dinamiche che hvanno condannate ed è compito nostro cercare di
spiegare e di analizzare i fatti per quello che sono: qui parliamo di
un atto criminale che ha coinvolto un Paese amico come la Francia ed
è un atto da condannare con forza.
C'è un
fenomeno mediatico di manipolazione e di interessi specifici. Ci
siamo accorti della questione francese, ma da sempre tanti Paesi
(Kenya, Congo, Siria, Yemen ad esempio) hanno subìto le stesse
manifestazioni anche con un numero di vittime superiori, però non
hanno la stessa visibilità mediatica in quanto la situazione di
questi Paesi viene vista con minore attenzione e con minore
sensibilità. La stessa attenzione data legittimamente ai francesi
deve essere concessa anche alle altre stragi che il mondo piange
perchè è attraverso questa sensibilizzazione globale che si
potrebbe scuotere le coscienze e far comprendere a tutti quanto sia
universale la drammaticità dei fatti che stanno accadendo.
L'Isis
si sconfigge con la presa di consapevolezza dal punto di vista
culturale: si parla di Stato islamico che, invece, non esiste ma
esiste una realtà - radicata in alcuni territori - che punta a
costituire una territorialità politicamente riconosciuta. L'Isis,
quindi, va combattuta con un sussulto culturale, isolando e
condannando fortemente - a partire dai musulmani - queste attività
che nulla hanno a che fare con l'azione religiosa. Non sentendosi
legittimata e senza propaganda, l'Isis potrà definire le proprie
azioni all'interno di una circoscritta attività che potrebbe anche
risolversi nel nulla.