A partire dal testo dello spettacolo Comuni marziani di Stefano Botti e Aldo Torta, l'Associazione per i Diritti umani ha rivolto alcune domande agli autori per continuare ad approfondire il tema.
Lo spettacolo è rivolto a tutti e, in particolare, alle ragazze e ai ragazzi che stanno cercando la propria identità.
Comuni Marziani è stato selezionato dal Sistema Teatro Torino nell’ambito di “Rigenerazione 2007”, come uno dei migliori lavori presentati alla vetrina.
Lo spettacolo ha come tema l’omosessualità, intesa come uno dei modi di vivere la sfera affettiva. Lo spettacolo si propone di affrontare quella sottile linea d’ombra che non ha età e che costituisce il passaggio dell’individuo da una fase di non accettazione e spesso di solitudine – in cui ci si sente “sbagliati”, “marziani” appunto – ad una fase di riconoscimento di se stessi, di apertura al mondo, di confronto, di accettazione che i propri sentimenti hanno gli stessi sapori, le stesse dinamiche e gli stessi profumi di quelli vissuti dagli altri, con la differenza che sono indirizzati ad un compagno dello stesso sesso.
Attraverso situazioni teatrali che prediligono il linguaggio della danza, la vita reale ispirata a racconti, storie ed esperienze personali si colora in scena di tinte surreali, a volte comiche, spesso grottesche affrontate secondo uno stile nel quale i linguaggi del teatro, della danza e del canto si fondono in una ricerca su gesto, movimento e parola.
In Comuni marziani la scena si trasforma continuamente, passando con disinvoltura “da un luogo a un altro”: dalla balera popolare in cui i protagonisti si cimentano in una vorticosa mazurca con incursioni coreografiche di gusto contemporaneo, alla moderna discoteca affollata di teen-agers, dall’ambiente della famiglia e dalla relazione con la figura della madre, al mondo patinato della televisione e delle sfilate di moda.
Ringraziamo
molto Stefano Botti e Aldo Tortora per questo contributo.
Il
titolo si riferisce al fatto che, spesso, le persone omosessuali si
sentono “diverse”, “marziane” appunto: come superare il senso
di solitudine, isolamento causato da una società ancora omofobica?
Ciascun
adolescente che scopre la propria omosessualità attraversa, almeno
in principio, un momento di solitudine e isolamento, sentendosi
appunto un “marziano”, un “diverso”. Fortunatamente il mondo
della rete e il grande lavoro che negli anni hanno fatto le
associazioni LGBT, permettono abbastanza rapidamente di poter entrare
in contatto con altri “marziani”, relazionarsi con persone di età
differente che magari hanno già attraversato quelle stesse
situazioni. Nel corso di questi anni di vita del progetto
ComuniMarziani abbiamo potuto riscontrare con piacere come
l'isolamento degli adolescenti LGBT è sempre meno, le comunità si
fortificano, ma questo non significa però che l'omofobia della
società intorno sia svanita. Crediamo nell'importanza di progetti
che continuino a creare dialogo e conoscenza reale tra le persone,
solo in questo modo le barriere dei pregiudizi possono essere
abbattute.
Lo
spettacolo si rivolge anche alle ragazze e ai ragazzi, studenti delle
scuole superiori. Cosa dire a coloro che vivono con imbarazzo la
propria scelta affettiva e cosa dire ai loro compagni etero?
Considerando
ad esempio che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce
l’omosessualità come una variante naturale del comportamento
cerchiamo di aiutare un adolescente a rendersi conto che il proprio
sentire non è affatto innaturale. Il processo che porta alla
definizione dell’identità di una persona, e di conseguenza
dell’identità sessuale e affettiva, non è il risultato di una
scelta. Durante il dibattito dopo lo spettacolo ad esempio chiediamo
spesso ai ragazzi in maniera provocatoria : “Quando avete scelto di
essere etero-sessuali?” Dalla non-risposta a questa domanda i
ragazzi possono comprendere che l’orientamento sessuale e affettivo
è un processo molto più complesso non legato semplicemente alla
volontà. L’imbarazzo spesso nasce da stratificazioni culturali e
comportamentali che cerchiamo di mettere in luce e condividere
attraverso il dialogo.
Gli
adulti - genitori e insegnanti, in particolare – da dove possono
iniziare un percorso di comprensione e accettazione?
Ancora
una volta è il dialogo la chiave per conoscere, confrontarsi,
abbattere pregiudizi e comprendere l’altro. Attraverso un confronto
nutrito dalla reale esperienza di vita quotidiana e dando dei volti e
dei nomi alla parola “omosessuale” si mette in moto un processo
di comprensione e accettazione dell’altro. Ecco allora che il
ragazzo o la ragazza davanti a noi smette di essere “l’omosessuale”
ma appare in tutta la sua bellezza di essere umano con tantissime
caratteristiche che lo rendono unico, tra cui il suo orientamento
sessuale.
Gli
adulti, genitori e insegnanti, possono rivolgersi a varie
associazioni LGBT che costituiscono in Italia un importante punto di
riferimento, vista la situazione nel nostro paese a livello sociale e
istituzionale. Tra queste senz’altro l’AGEDO (Associazione
Genitori di Omosessuali) offre un sostegno fondamentale a quei
genitori che non sanno come gestire il loro disorientamento quando
scoprono che i loro figli hanno un orientamento sessuale diverso da
quello che loro prevedevano e davano per scontato. Ecco…se un
genitore già sapesse che i loro figli una volta venuti al mondo
potranno manifestare durante il naturale processo di crescita un
orientamento sessuale che non è unico e definito per tutti..penso
che allevierebbe di molto il dolore che arriva appunto dalla non
conoscenza. C’è un video bellissimo prodotto dall’Agedo, “Due
volte genitori” che racconta proprio il cammino dei genitori. Tutti
dovrebbero vederlo..
Un
padre e una madre hanno un sentire differente e un ruolo diverso
nell'aiutare la figlia o il figlio ad accettarsi e ad essere
accettato?
Questa
è una domanda da rivolgere forse ad uno psicologo o ad un educatore.
Personalmente crediamo che molto dipenda dal percorso che a sua volta
ha fatto un padre o una madre come essere umano prima ancora che come
genitore. I retaggi culturali che si porta con sé come bagaglio, le
possibilità che ha di confrontarsi con altre esperienze e maturare
una visone di vita più ampia, le proprie risorse di sensibilità e
carattere..Tutto questo e altro ancora fanno si che un padre e una
madre possano reagire in modo molto differente l’uno dall’altra
al di là del genere sessuale.
Lo
spettacolo fa parte di un progetto più ampio: ce ne vuole parlare? E
quanto è importante il linguaggio del teatro per discutere di questi
argomenti?
Seguendo
la direzione dell’impegno sociale e civile della sua azione
artistico-culturale, la nostra Compagnia Tecnologia Filosofica
attraverso il progetto Comuni Marziani propone ai giovani
un'occasione di confronto e riflessione sulle discriminazioni e sui
pregiudizi legati alla sfera dell’orientamento sessuale attraverso
momenti di impatto emotivo grazie al linguaggio del teatro-danza e
momenti dedicati alle domande e al confronto con esperienze diverse
dalle proprie. Sulla base dell’esperienza maturata in quasi sette
anni sul territorio piemontese e nazionale con oltre 10.000 ragazzi
incontrati, il progetto COMUNI MARZIANI si candida ad essere un
valido strumento educativo e di sensibilizzazione, in collaborazione
con AGEDO e altre associazioni impegnate sul territorio italiano,
ottenendo nel 2013 il patrocinio dell’UNAR oltre che della Regione
Piemonte, della Città di Torino, Biella, Bitonto le Province di
Foggia, Brindisi, Taranto
Il
progetto prevede un Incontro propedeutico nelle classi organizzato
con l’aiuto delle associazioni di categoria del territorio ed il
supporto degli insegnanti durante il quale viene introdotto il tema
dello spettacolo anche con l’ausilio del video “Nessuno uguale”
di Agedo. Successivamente i ragazzi partecipano ad una mattinata in
teatro che prevede due momenti significativi : la visione dello
spettacolo di teatro-danza “Comuni Marziani” (1 ora) e un
confronto e dibattito con studenti e docenti, moderato da
esponenti di associazioni ed agenzie impegnate in attività di
sensibilizzazione e con una formazione specifica sulla tematica
trattata e con la presenza attiva degli artisti della compagnia.
Nell’esperienza
in Piemonte il Progetto si avvalso della collaborazione del “Servizio
LGBT per il Superamento delle discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” del
Comune di Torino.