"...Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E' un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia".
Sabato 14 febbraio, ore 16, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano Continua quotidiano il macabro conteggio dei morti nel Mediterraneo. Ormai è un bollettino di guerra. La guerra che vede l'Europa contro i migranti. Un dramma a cui ci si rischia di abituare, anche perchè di questi morti spesso non ci sono nemmeno le foto dei cadaveri da pubblicare sulle prime pagine dei giornali.
Diamoci appuntamento CON UN LENZUOLO BIANCO E UNA RADIO, sabato 14 febbraio, alle 16, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
Aiutateci a essere tanti. Invitate i vostri amici, ci vediamo sabato
“Non
ci sto dentro” è una frase che i nostri ragazzi ripetono spesso,
per esprimere l loro disagio, la la noia, la pigrizia: ma adesso è
anche il titolo del documentario di Antonio Bocola (già
pluripremiato per il lungoemtraggio Fame
chimica) con cui ritorna a
parlare di giovani, di adolescenti. O meglio, fanno sentire la loro
voce grazie al mezzo cinematografico e alla radio.
Il film,
infatti, racconta dell'idea di far nascere proprio una radio
all'interno del “Beccaria”, l'istituto di pena minorile di
Milano, attraverso la quale ragazzi e adulti si mettono in gioco. E
così nel film: i detenuti parlano della loro quotidianità, ma anche
dei loro sogni; gli adulti - gli operatori all'interno della
struttura - raccontano il rapporto reciproco, le difficoltà, le
conquiste.
Intelligente
la scelta di regia di non riprendere mai i ragazzi in primo piano, ma
di fare riprese di spalle, oppure a parti del corpo, in penombra per
tutelare la privacy e garantire l'anonimato di chi ha sbagliato e sta
affrontando un percorso di recupero. Attraverso la cinepresa, lo
spettatore può entrare nel carcere, negli spazi esterni (come nelle
comunità Kayros, Comunità Nuova, Arimo) e capire quali siano le
opportunità proposte dal sistema di Giustizia minorile italiano.
“Devo
pagare per quello che ho fatto”, dice un ragazzo. E un altro: “
Adesso che ci sono tutti questi operatori intorno a me, bisogna
sfruttarli”. Le ragazze sono più sfrontate dei maschi. Hanno
tutti, italiani e stranieri, la possibilità di cambiare strada, di
riscattarsi e il tempo è dalla loro parte.
Vogliamo
riportare le parole di un operatore intervistato, il magistrato Fabio
Tucci, già giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale
dei Minori di Milano: “ Quando il minore compie un gesto
antisociale ha superato un muro altissimo, quindi è in una
situazione di disagio profondo al punto che il minore trova
conveniente compiere un gesto antisociale che lo pone fuori da una
situazione di consenso, ma è così spinto dalla paura dell'altro che
deve necessariamente agire in modo antisociale. Quindi compiere un
delitto viene vissuto dagli addetti ai lavori come un grido di aiuto
del minore...Tendenzialmente il minore che realizza un comportamento
antisociale è un minore tendenzialmente confuso, è un minore che ha
avuto una suggestione da parte dell'ambiente, da parte della famiglia
a comportarsi in un certo modo, a rubare qualcosa, e per la prima
volta rischia di pagare le conseguenze per un gesto magari fatto
altre volte ma non scoperto, per il quale non ha pagato nulla. Quindi
è un minore che sta assaporando per la prima volta che i suoi punti
di riferimento sono messi in crisi perchè c'è un altro punto di
riferimento, quello del Tribunale per i minorenni, che sta provando a
sostituirsi ad esso. Se il minore è confuso ha bisogno di chiarezza,
allora vuo, dire che l'équipe educativa deve essere chiara e
monolitica ai suoi occhi.
Quindi
il vertice di questa struttura non può essere che il giudice perchè
il minore ha chiaro che è il giudice che eventualmente può irrogare
la sanzione penale, la privazione della libertà. Quindi è chiaro
che lui deve trasferire il messaggio educativo in alternativa a
quello detentivo.”
Ma
ancora più incisive, e meno tecniche, sono le parole di Don Gino
Rigoldi: “ Uno dei comportamenti meno insegnati oggi è la fiducia,
la relazione, i legami, gli amori”: e questo si commenta da sé.
Il
film è stato riconosciuto di interesse educativo dal Ministero della
Giustizia – Dipartimento di Giustizia Minorile
Abbiamo
intervistato per voi Antonio Bocola che ringraziamo molto
Quando
nasce l'idea di una radio all'interno di un istituto minorile e cosa
rappresenta (Se ci puoi dire dove possiamo ascoltarla) ?
Alcuni
anni prima della realizzazione del film, con l’ Avv. Giuseppe
Vaciago e alla Onlus Suonisonori, un’agenzia esterna che opera
all’interno di tutte le carceri del milanese con progetti relativi
alla musica, ho ideato e coordinato la nascita di un Laboratorio Cine
TV.
In
quel laboratorio ha preso corpo l’idea di realizzare un film al
“Becca”.
La
realizzazione del film è stata costellata di mille problematiche da
risolvere, considerati i molti limiti del caso. Uno dei problemi da
risolvere era quello di avere, con una certa regolarità, la
possibilità di intervistare i ragazzi detenuti. L’idea che ho
messo in campo è stata quella di realizzare con l’aiuto, ancora
una volta, di Suonisonori, un laboratorio Radio dove i ragazzi tra un
pezzo e una dedica, moderati da una coppia di giovani conduttori
radio, avevano modo di parlare in libertà.
Ovviamente
lo studio Radio era un set del mio film e tutto avveniva sotto
l’occhio di un paio di telecamere.
L’
esperienza del laboratorio radio quindi, è l’idea portante della
messa in scena del film.
Il
prodotto degli incontri erano dei file audio in “podcast” che
venivano caricati su dei lettori mp3 personali che sono stati
distribuiti a tutti detenuti.
Le
vigenti leggi impediscono qualsiasi trasmissione in diretta dal
carcere.
Come
avete raccontato il progetto ai ragazzi e come hanno reagito alla
proposta?
In
carcere, i ragazzi per la maggior parte reagiscono positivamente o
addirittura entusiasticamente a molti degli stimoli esterni
qualificati e riconoscibili, che hanno a che fare con l’immaginario
collettivo mainstream. La figura del DJ è senz’altro uno di quei
casi. Tanto più sapendo che c’era un film di mezzo e che loro
avrebbero potuto dire qualsiasi cosa protetti dall’anonimato.
Quindi
in un “casting” di di ragazzi e ragazze tra gli aderenti, insieme
agli operatori del carcere, abbiamo scelto un gruppo di ragazzi e un
gruppo di ragazze. Sebbene pochi erano quelli coinvolti direttamente
nel laboratorio radio, nel racconto del Beccaria, anche tutti gli
altri ragazzi e operatori sono stati in qualche modo coinvolti, con
una buona risposta generale.
Com'è
la quotidianità che emerge dai racconti dei giovani reclusi? E gli
adulti come si relazionano con loro?
La
vita in carcere, a partire dall’assenza della libertà è
certamente una grossa novità nella vita del ragazzo. Regole, ritmi
scanditi, le attività educative, la scuola (molti ragazzi,
soprattutto stranieri non ci sono mai andati prima), entrano nella
loro vita. Ma la cosa principale che accade è l’incontro, forse
per la prima volta, con un mondo adulto molto distante da quello che
hanno conosciuto fino a quel momento. Un mondo adulto variegato, che
esprime la sua “paternità” nel giudice, cioè colui che commina
non una pena, ma un tempo necessario al recupero del ragazzo.
Migliore sarà la risposta del ragazzo, più breve sarà quel tempo
necessario. La scuola e le attività educative esprimono l’aspetto
“materno” di questa inedita occasione di confronto, messa in
discussione del ragazzo e della sua crescita.
Per
alcuni dei ragazzi ci sono delle alternative al carcere? Possono, ad
esempio, entrare in comunità? E ci puoi raccontare qualche
esperienza?
L’ingresso
in carcere, per esempio, per un minorenne italiano, con l’esclusione
dei delitti più gravi, non è scontato.
Dopo
l’arresto il minore viene condotto al CPA Centro di Prima
Accoglienza, che è una struttura para-carceraria, dove il minore
viene custodito per un tempo minimo, fino all’istituzione del
processo. Il giudice, per un primo reato, se è presente un nucleo
familiare, per la maggior parte dei casi commina delle prescrizioni
o delle limitazioni parziali della libertà. Nei casi più gravi
oppure nel caso dei minori stranieri senza la tutela dei genitori, i
ragazzi vengono accompagnati a passare del tempo deciso dal giudice,
presso le comunità.
Solo
nel caso il percorso presso la comunità fallisca o per la recidiva o
l’aggravamento su reati specifici come l’evasione, apre le porte
del carcere. In buona sostanza gli italiani reclusi, per la maggior
parte provengono da un contesto familare problematico e con una lunga
carriera “criminale” mentre gli stranieri, spesso vengono privati
della libertà al primo reato.
Le
persone che hai incontrato che cosa si aspettano dal futuro?
Senza
pretesa di scientificità e spero con una forchetta meno pessimista
di quella che vedo, molti ragazzi italiani difficilmente riusciranno
a dare una traiettoria differente al loro tracciato di vita. In molti
casi saranno ospiti del carcere per gli adulti, a cui aspirano come
segno di “evoluzione” nella gerarchia di riferimento. In altri
casi per fortuna sempre di più, si hanno dei pieni recuperi e delle
nuove prospettive di vita. Forse questi sarebbero sempre di più, se
ci fosse un apertura delle occasioni di formazione e lavoro dei
ragazzi e un accompagnamento all’autonomia, in un percorso post
carcerario. Molti casi sono commoventi ed eclatanti, come il ragazzo
che è diventato un fotografo di successo u un’altro che ora fa il
poliziotto privato. Ricordiamo che il processo penale minoraile, se
di successo, prevede l’annullamento del reato.
Oltre le barriere
è il nome del programma radiofonico ideato e condotto da Andrea
Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio (96,8
Mhz, live e podcast dal sito http://www.radiox.it).
L’idea è nata dopo che Andrea Mameli ha ascoltato Andrea
Ferrero parlare in pubblico della sua disabilità (nel 1998 la
retinite pigmentosa gli ha portato via, gradualmente, la vista) e
i due hanno deciso di portare in radio le storie di chi non si
arrende di fronte a ostacoli di varia natura e di chi aiuta a
superarli. Radio X con il progetto Cagliari Social Radio è
stato il naturale approdo di questo progetto: dal 18 giugno 2014
la trasmissione va in onda ogni mercoledì alle 20 (e in replica
il giovedì mattina e la domenica mattina). La prima puntata
era dedicata alla storia di Andrea Ferrero (intervistato da
Andrea Mameli) e al superamento delle barriere che un non vedente
incontra ogni giorno. Ospite della seconda puntata (andata in
onda il 25 giugno) era Cinzia Mocci: una dipendente
dell’Università di Cagliari che già da studentessa si era
battuta per il superamento delle barriere architettoniche che
impedivano alla sua sedia a ruote di raggiungere le aule per le
lezioni e gli esami. Nella terza puntata (mercoledì 2 luglio)
Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano il radiocronista
Vittorio Sanna, voce storica del Cagliari nei campionati di
calcio, il quale racconta la sua storia professionale e spiega
come la voce può consentire di “vedere” gli eventi
sportivi. Seguiranno altre 4 puntate, fino a tutto luglio,
nelle quali Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervisteranno altre
persone che hanno lottato per superare difficoltà di vario
genere connesse con la disabilità ma anche istruttori sportivi e
formatori impegnati nel fornire preziose indicazioni per il
superamento delle barriere. «Oltre le barriere» è anche un
blog – http://oltrelebarriereradiox.blogspot.it/
– nel quale saranno raccolti altri contributi sul tema,
interviste, approfondimenti, link. Per commentare le puntate o
per suggerire temi da affrontare: oltrelebarriere@radiox.it
Primo incontro della "Carovana dei diritti - parte seconda": a partire dalla presentazione del libro intitolato "TI DISTURBO?" di Sanja Lucic abbiamo parlato di migrazione, dell'essere stranieri a Milano, di giornalismo, informazione e di razzismo, ma ci siamo anche divertiti nel riflettere sulle relazioni umane. Un ringraziamento a Sanja Lucic, giornalista di Radiopopolare e per la carta stampata, a Luciano Sartirana delle Edizioni del Gattaccio e a Chiara Verzoli, attrice, che ha letto per noi alcuni racconti. E ai ragazzi della Ligera. Un ringraziamento anche al pubblico che ha partecipato e riso insieme a noi.
Da due
giorni la Tunisia è tornata nel caos: duri confronti tra la Polizia
e i salafiti.
E' stato
arrestato il portavoce del gruppo salafita, Sefeddine Rais, che -
durante alcune sue partecipazioni a trasmissioni radio e televisive
in merito al raduno nazionale che il gruppo Ansar al Sharia doveva
tenere a Kairouan, ma che poi è stato vietato dal Ministero
dell'Interno - aveva fatto dichiarazioni molto violente contro lo
Stato e le forze di sicurezza. Secondo una fonte citata da Radio
Shems, Rais aveva anche incitato ad uccidere poliziotti e
giornalisti; il sindacato giornalisti tunisini ha, quindi, invitato i
cronisti che si trovano a Kairouan ad indossare pettorine con la
scritta “Press”, a muoversi in gruppo e, in caso di problemi, a
chiedere aiuto alla Polizia.
A
Kairouan è stata arrestata anche l'attivista del movimento “Femen”,
Amina Tyler.
Amina
aveva raccontato di essere stata “sequestrata” da alcuni parenti
dopo la pubblicazione delle sue fotografie di protesta in topless su
Facebook: poi è ritornata in pubblico - con capelli biondi e corti
- per recarsi in piazza con l'intenzione di “affrontare i
salafiti”. Come riferisce il sito Tunisie Numerique, la ragazza si
era denudata davanti alla moschea Okba Ibn Nafaa in cui erano
arressagliati numerosi salafiti, per sfidarli. Alcuni abitanti della
città hanno voluto denunciare l'attivista che, insieme ad altre
giovani donne del movimento, si mostra a seno nudo e scrive sul corpo
frasi ad effetto per lottare contro il turismo sessuale, il sessismo
e le discriminazioni sociali.
Peppino Impastato avrebbe 65 anni. Il 5 gennaio scorso è stato il suo compleanno: le istituzioni non si sono ricordate, pochissimi ne hanno scritto o parlato. Peppino aveva il diritto di continuare a vivere, Peppino ha il diritto alla memoria. E' stato ucciso dalla mafia sì, ma anche dall'omertà, dalla politica e da una certa mentalità, quella mentalità che accetta i ricatti e i compromessi, la pratica clientelare e la minaccia, il silenzio e la violenza, la faccenderia e il menefreghismo. A tutto questo Peppino si è ribellato con la sola forza del pensiero critico e con l'arma della parola scriita, parlata, urlata, sussurrata. Tante sono state le fiction televisive dedicate a lui, spesso banali e retoriche. Belli il film di Marco Tullio Giordana , intitolato I 100 Passi e la canzone dei Modena City Ramblers: non solo un film o una canzone, ma un omaggio a un giovane uomo che amava l'Arte, la musica, le belle ragazze e la vita. Perchè Peppino amava la vita.
Fiore di campo nasce
dal grembo della terra nera
Fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada
Fiore di campo muore
sciogliendo sulla terra gli umori segreti
(Peppino Impastato)
Questa poesia è pubblicata sul sito di Radio 100 passi http://www.radio100passi.net/radio/ che propone, a tutti gli ascoltatori e lettori sensibili, un altro regalo: è nato da poco, infatti, il giornale on line 100 passi che fa parte di un progetto più ampio - Global Syndacation - in cui testate e grandi firme del giornalismo scelgono di mettere insieme risorse e idee per costruire un modello di informazione aperto e partecipativo.
Con "100 firme per un solo punto di vista, il tuo" il Direttore del progetto, Gianni Cipriani, insieme a molti altri giornalisti si impagna a difendere la libertà della rete, la sua autonomia e neutralità.