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venerdì 13 febbraio 2015

Flashmob per dire basta alle morti nel Mediterraneo

Sabato 14 febbraio, ore 16, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano


Continua quotidiano il macabro conteggio dei morti nel Mediterraneo. Ormai è un bollettino di guerra. La guerra che vede l'Europa contro i migranti. Un dramma a cui ci si rischia di abituare, anche perchè di questi morti spesso non ci sono nemmeno le foto dei cadaveri da pubblicare sulle prime pagine dei giornali.


 
Diamoci appuntamento CON UN LENZUOLO BIANCO E UNA RADIO, sabato 14 febbraio, alle 16, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. 

     
 
Aiutateci a essere tanti. Invitate i vostri amici, ci vediamo sabato

mercoledì 27 agosto 2014

Una radio all'interno di un carcere minorile




Non ci sto dentro” è una frase che i nostri ragazzi ripetono spesso, per esprimere l loro disagio, la la noia, la pigrizia: ma adesso è anche il titolo del documentario di Antonio Bocola (già pluripremiato per il lungoemtraggio Fame chimica) con cui ritorna a parlare di giovani, di adolescenti. O meglio, fanno sentire la loro voce grazie al mezzo cinematografico e alla radio.

Il film, infatti, racconta dell'idea di far nascere proprio una radio all'interno del “Beccaria”, l'istituto di pena minorile di Milano, attraverso la quale ragazzi e adulti si mettono in gioco. E così nel film: i detenuti parlano della loro quotidianità, ma anche dei loro sogni; gli adulti - gli operatori all'interno della struttura - raccontano il rapporto reciproco, le difficoltà, le conquiste.

Intelligente la scelta di regia di non riprendere mai i ragazzi in primo piano, ma di fare riprese di spalle, oppure a parti del corpo, in penombra per tutelare la privacy e garantire l'anonimato di chi ha sbagliato e sta affrontando un percorso di recupero. Attraverso la cinepresa, lo spettatore può entrare nel carcere, negli spazi esterni (come nelle comunità Kayros, Comunità Nuova, Arimo) e capire quali siano le opportunità proposte dal sistema di Giustizia minorile italiano.

Devo pagare per quello che ho fatto”, dice un ragazzo. E un altro: “ Adesso che ci sono tutti questi operatori intorno a me, bisogna sfruttarli”. Le ragazze sono più sfrontate dei maschi. Hanno tutti, italiani e stranieri, la possibilità di cambiare strada, di riscattarsi e il tempo è dalla loro parte.

Vogliamo riportare le parole di un operatore intervistato, il magistrato Fabio Tucci, già giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale dei Minori di Milano: “ Quando il minore compie un gesto antisociale ha superato un muro altissimo, quindi è in una situazione di disagio profondo al punto che il minore trova conveniente compiere un gesto antisociale che lo pone fuori da una situazione di consenso, ma è così spinto dalla paura dell'altro che deve necessariamente agire in modo antisociale. Quindi compiere un delitto viene vissuto dagli addetti ai lavori come un grido di aiuto del minore...Tendenzialmente il minore che realizza un comportamento antisociale è un minore tendenzialmente confuso, è un minore che ha avuto una suggestione da parte dell'ambiente, da parte della famiglia a comportarsi in un certo modo, a rubare qualcosa, e per la prima volta rischia di pagare le conseguenze per un gesto magari fatto altre volte ma non scoperto, per il quale non ha pagato nulla. Quindi è un minore che sta assaporando per la prima volta che i suoi punti di riferimento sono messi in crisi perchè c'è un altro punto di riferimento, quello del Tribunale per i minorenni, che sta provando a sostituirsi ad esso. Se il minore è confuso ha bisogno di chiarezza, allora vuo, dire che l'équipe educativa deve essere chiara e monolitica ai suoi occhi.

Quindi il vertice di questa struttura non può essere che il giudice perchè il minore ha chiaro che è il giudice che eventualmente può irrogare la sanzione penale, la privazione della libertà. Quindi è chiaro che lui deve trasferire il messaggio educativo in alternativa a quello detentivo.”

Ma ancora più incisive, e meno tecniche, sono le parole di Don Gino Rigoldi: “ Uno dei comportamenti meno insegnati oggi è la fiducia, la relazione, i legami, gli amori”: e questo si commenta da sé.


Il film è stato riconosciuto di interesse educativo dal Ministero della Giustizia – Dipartimento di Giustizia Minorile





Abbiamo intervistato per voi Antonio Bocola che ringraziamo molto

Quando nasce l'idea di una radio all'interno di un istituto minorile e cosa rappresenta (Se ci puoi dire dove possiamo ascoltarla) ?

Alcuni anni prima della realizzazione del film, con l’ Avv. Giuseppe Vaciago e alla Onlus Suonisonori, un’agenzia esterna che opera all’interno di tutte le carceri del milanese con progetti relativi alla musica, ho ideato e coordinato la nascita di un Laboratorio Cine TV.
In quel laboratorio ha preso corpo l’idea di realizzare un film al “Becca”.
La realizzazione del film è stata costellata di mille problematiche da risolvere, considerati i molti limiti del caso. Uno dei problemi da risolvere era quello di avere, con una certa regolarità, la possibilità di intervistare i ragazzi detenuti. L’idea che ho messo in campo è stata quella di realizzare con l’aiuto, ancora una volta, di Suonisonori, un laboratorio Radio dove i ragazzi tra un pezzo e una dedica, moderati da una coppia di giovani conduttori radio, avevano modo di parlare in libertà.
Ovviamente lo studio Radio era un set del mio film e tutto avveniva sotto l’occhio di un paio di telecamere.
L’ esperienza del laboratorio radio quindi, è l’idea portante della messa in scena del film.
Il prodotto degli incontri erano dei file audio in “podcast” che venivano caricati su dei lettori mp3 personali che sono stati distribuiti a tutti detenuti.
Le vigenti leggi impediscono qualsiasi trasmissione in diretta dal carcere.

Come avete raccontato il progetto ai ragazzi e come hanno reagito alla proposta?


In carcere, i ragazzi per la maggior parte reagiscono positivamente o addirittura entusiasticamente a molti degli stimoli esterni qualificati e riconoscibili, che hanno a che fare con l’immaginario collettivo mainstream. La figura del DJ è senz’altro uno di quei casi. Tanto più sapendo che c’era un film di mezzo e che loro avrebbero potuto dire qualsiasi cosa protetti dall’anonimato.
Quindi in un “casting” di di ragazzi e ragazze tra gli aderenti, insieme agli operatori del carcere, abbiamo scelto un gruppo di ragazzi e un gruppo di ragazze. Sebbene pochi erano quelli coinvolti direttamente nel laboratorio radio, nel racconto del Beccaria, anche tutti gli altri ragazzi e operatori sono stati in qualche modo coinvolti, con una buona risposta generale.

Com'è la quotidianità che emerge dai racconti dei giovani reclusi? E gli adulti come si relazionano con loro?
La vita in carcere, a partire dall’assenza della libertà è certamente una grossa novità nella vita del ragazzo. Regole, ritmi scanditi, le attività educative, la scuola (molti ragazzi, soprattutto stranieri non ci sono mai andati prima), entrano nella loro vita. Ma la cosa principale che accade è l’incontro, forse per la prima volta, con un mondo adulto molto distante da quello che hanno conosciuto fino a quel momento. Un mondo adulto variegato, che esprime la sua “paternità” nel giudice, cioè colui che commina non una pena, ma un tempo necessario al recupero del ragazzo. Migliore sarà la risposta del ragazzo, più breve sarà quel tempo necessario. La scuola e le attività educative esprimono l’aspetto “materno” di questa inedita occasione di confronto, messa in discussione del ragazzo e della sua crescita.
Per alcuni dei ragazzi ci sono delle alternative al carcere? Possono, ad esempio, entrare in comunità? E ci puoi raccontare qualche esperienza?

L’ingresso in carcere, per esempio, per un minorenne italiano, con l’esclusione dei delitti più gravi, non è scontato.
Dopo l’arresto il minore viene condotto al CPA Centro di Prima Accoglienza, che è una struttura para-carceraria, dove il minore viene custodito per un tempo minimo, fino all’istituzione del processo. Il giudice, per un primo reato, se è presente un nucleo familiare, per la maggior parte dei casi commina delle prescrizioni o delle limitazioni parziali della libertà. Nei casi più gravi oppure nel caso dei minori stranieri senza la tutela dei genitori, i ragazzi vengono accompagnati a passare del tempo deciso dal giudice, presso le comunità.
Solo nel caso il percorso presso la comunità fallisca o per la recidiva o l’aggravamento su reati specifici come l’evasione, apre le porte del carcere. In buona sostanza gli italiani reclusi, per la maggior parte provengono da un contesto familare problematico e con una lunga carriera “criminale” mentre gli stranieri, spesso vengono privati della libertà al primo reato.


Le persone che hai incontrato che cosa si aspettano dal futuro?
Senza pretesa di scientificità e spero con una forchetta meno pessimista di quella che vedo, molti ragazzi italiani difficilmente riusciranno a dare una traiettoria differente al loro tracciato di vita. In molti casi saranno ospiti del carcere per gli adulti, a cui aspirano come segno di “evoluzione” nella gerarchia di riferimento. In altri casi per fortuna sempre di più, si hanno dei pieni recuperi e delle nuove prospettive di vita. Forse questi sarebbero sempre di più, se ci fosse un apertura delle occasioni di formazione e lavoro dei ragazzi e un accompagnamento all’autonomia, in un percorso post carcerario. Molti casi sono commoventi ed eclatanti, come il ragazzo che è diventato un fotografo di successo u un’altro che ora fa il poliziotto privato. Ricordiamo che il processo penale minoraile, se di successo, prevede l’annullamento del reato.

sabato 5 luglio 2014

Per parlare di disabilità oltre i preconcetti



Oltre le barriere è il nome del programma radiofonico ideato e condotto da Andrea Ferrero e Andrea Mameli per Radio X Cagliari Social Radio (96,8 Mhz, live e podcast dal sito http://www.radiox.it). L’idea è nata dopo che Andrea Mameli ha ascoltato Andrea Ferrero parlare in pubblico della sua disabilità (nel 1998 la retinite pigmentosa gli ha portato via, gradualmente, la vista) e i due hanno deciso di portare in radio le storie di chi non si arrende di fronte a ostacoli di varia natura e di chi aiuta a superarli.
Radio X con il progetto Cagliari Social Radio è stato il naturale approdo di questo progetto: dal 18 giugno 2014 la trasmissione va in onda ogni mercoledì alle 20 (e in replica il giovedì mattina e la domenica mattina).
La prima puntata era dedicata alla storia di Andrea Ferrero (intervistato da Andrea Mameli) e al superamento delle barriere che un non vedente incontra ogni giorno.
Ospite della seconda puntata (andata in onda il 25 giugno) era Cinzia Mocci: una dipendente dell’Università di Cagliari che già da studentessa si era battuta per il superamento delle barriere architettoniche che impedivano alla sua sedia a ruote di raggiungere le aule per le lezioni e gli esami.
Nella terza puntata (mercoledì 2 luglio) Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervistano il radiocronista Vittorio Sanna, voce storica del Cagliari nei campionati di calcio, il quale racconta la sua storia professionale e spiega come la voce può consentire di “vedere” gli eventi sportivi.
Seguiranno altre 4 puntate, fino a tutto luglio, nelle quali Andrea Ferrero e Andrea Mameli intervisteranno altre persone che hanno lottato per superare difficoltà di vario genere connesse con la disabilità ma anche istruttori sportivi e formatori impegnati nel fornire preziose indicazioni per il superamento delle barriere.
«Oltre le barriere» è anche un blog –
http://oltrelebarriereradiox.blogspot.it/ – nel quale saranno raccolti altri contributi sul tema, interviste, approfondimenti, link.
Per commentare le puntate o per suggerire temi da affrontare:
oltrelebarriere@radiox.it
 


(da: danielebarbieri@wordpress.com)

martedì 11 marzo 2014

"Ti disturbo?" : il libro di Sanja Lucic. Presentazione in video

Primo incontro della "Carovana dei diritti - parte seconda": a partire dalla presentazione del libro intitolato "TI DISTURBO?" di Sanja Lucic abbiamo parlato di migrazione, dell'essere stranieri a Milano, di giornalismo, informazione e di razzismo, ma ci siamo anche divertiti nel riflettere sulle relazioni umane. Un ringraziamento a Sanja Lucic, giornalista di Radiopopolare e per la carta stampata, a Luciano Sartirana delle Edizioni del Gattaccio e a Chiara Verzoli, attrice, che ha letto per noi alcuni racconti. E ai ragazzi della Ligera.
Un ringraziamento anche al pubblico che ha partecipato e riso insieme a noi.



martedì 21 maggio 2013

Tunisia nel caos, Amina Tyler arrestata


Da due giorni la Tunisia è tornata nel caos: duri confronti tra la Polizia e i salafiti.
E' stato arrestato il portavoce del gruppo salafita, Sefeddine Rais, che - durante alcune sue partecipazioni a trasmissioni radio e televisive in merito al raduno nazionale che il gruppo Ansar al Sharia doveva tenere a Kairouan, ma che poi è stato vietato dal Ministero dell'Interno - aveva fatto dichiarazioni molto violente contro lo Stato e le forze di sicurezza. Secondo una fonte citata da Radio Shems, Rais aveva anche incitato ad uccidere poliziotti e giornalisti; il sindacato giornalisti tunisini ha, quindi, invitato i cronisti che si trovano a Kairouan ad indossare pettorine con la scritta “Press”, a muoversi in gruppo e, in caso di problemi, a chiedere aiuto alla Polizia.
A Kairouan è stata arrestata anche l'attivista del movimento “Femen”, Amina Tyler.
Amina aveva raccontato di essere stata “sequestrata” da alcuni parenti dopo la pubblicazione delle sue fotografie di protesta in topless su Facebook: poi è ritornata in pubblico - con capelli biondi e corti - per recarsi in piazza con l'intenzione di “affrontare i salafiti”. Come riferisce il sito Tunisie Numerique, la ragazza si era denudata davanti alla moschea Okba Ibn Nafaa in cui erano arressagliati numerosi salafiti, per sfidarli. Alcuni abitanti della città hanno voluto denunciare l'attivista che, insieme ad altre giovani donne del movimento, si mostra a seno nudo e scrive sul corpo frasi ad effetto per lottare contro il turismo sessuale, il sessismo e le discriminazioni sociali. 

 

venerdì 11 gennaio 2013

Peppino Impastato vive


Peppino Impastato avrebbe 65 anni.
Il 5 gennaio scorso è stato il suo compleanno: le istituzioni non si sono ricordate, pochissimi ne hanno scritto o parlato.
Peppino aveva il diritto di continuare a vivere, Peppino ha il diritto alla memoria. E' stato ucciso dalla mafia sì, ma anche dall'omertà, dalla politica e da una certa mentalità, quella mentalità che accetta i ricatti e i compromessi, la pratica clientelare e la minaccia, il silenzio e la violenza, la faccenderia e il menefreghismo.  
A tutto questo Peppino si è ribellato con la sola forza del pensiero critico e con l'arma della parola scriita, parlata, urlata, sussurrata.
Tante sono state le fiction televisive dedicate a lui, spesso banali e retoriche. Belli il film di Marco Tullio Giordana , intitolato I 100 Passi e la canzone dei Modena City Ramblers: non solo un film o una canzone, ma un omaggio a un giovane uomo che amava l'Arte, la musica, le belle ragazze e la vita. Perchè Peppino amava la vita. 


Fiore di campo nasce
dal grembo della terra nera
Fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada
Fiore di campo muore
sciogliendo sulla terra gli  umori segreti 

(Peppino Impastato)

Questa poesia è pubblicata sul sito di Radio 100 passi    http://www.radio100passi.net/radio/  che propone, a tutti gli ascoltatori e lettori sensibili, un altro regalo: è nato da poco, infatti, il giornale on line 100 passi che fa parte di un progetto più ampio - Global Syndacation - in cui testate e grandi firme del giornalismo scelgono di mettere insieme risorse e idee per costruire un modello di informazione aperto e partecipativo.
Con "100 firme per un solo punto di vista, il tuo" il Direttore del progetto, Gianni Cipriani, insieme a molti altri giornalisti si impagna a difendere la libertà della rete, la sua autonomia e neutralità.