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sabato 1 agosto 2015

Consigli di letture per l'estate (e non solo!)


Cari lettori,

siamo contenti di comunicarvi che abbiamo una piccola “libreria” per voi. Di seguito trovate un elenco di libri che potete acquistare direttamente dal sito www.peridirittiumani.com con Paypall (carta di credito o bonifico). Una volta effettuato il pagamento, inviateci una mail a: peridirittiumani@gmail.com con il vostro indirizzo e vi sarà recapitata subito per posta.




Eccovi i libri:



Mosaikoun - Voci e immagini per i Diritti Umani a cura di Alessandra Montesanto Euro 12,50
 



Il silenzio e il tumulto, di Nihad Sirees Euro 15,00



L'autunno, qui, è magico e immenso, di Golan Haji Euro 10,00

 
Ferite di parole – le donne rabe in rivoluzione, di Leila Ben Salah e Ivana Trevisani Euro 16,00



La vita ti sia lieve – Storie di migranti e di altri esclusi, di Alessandra Ballerini Euro 15,00

 
 
 
Pierfrancesco Majorino e Caterina Sarfatti

Milano, come Lampedusa? Dossier sull'emergenza siriana,
  Euro 5,00
 
 

martedì 14 luglio 2015

Consigli di lettura per l'estate (e non solo)


Cari lettori,

siamo contenti di comunicarvi che abbiamo una piccola “libreria” per voi. Di seguito trovate un elenco di libri che potete acquistare direttamente dal sito www.peridirittiumani.com con Paypall (carta di credito o bonifico). Una volta effettuato il pagamento, inviateci una mail a: peridirittiumani@gmail.com con il vostro indirizzo e vi sarà recapitata subito per posta.




Eccovi i libri:



Mosaikoun - Voci e immagini per i Diritti Umani a cura di Alessandra Montesanto Euro 12,50
 


Il silenzio e il tumulto, di Nihad Sirees Euro 15,00



L'autunno, qui, è magico e immenso, di Golan Haji Euro 10,00


Ferite di parole – le donne rabe in rivoluzione, di Leila Ben Salah e Ivana Trevisani Euro 16,00



La vita ti sia lieve – Storie di migranti e di altri esclusi, di Alessandra Ballerini Euro 15,00



Milano, come Lampedusa? Dossier sull'emergenza siriana, Pierfrancesco Majorino e Caterina Sarfatti Euro 5,00
 
 

domenica 28 giugno 2015

Non solo cibo: l'Arte contemporanea degli artisti romeni a Expo2015




Inaugurazione: 1 luglio 2015, ore 16 00 presso il Padiglione della Romania

     testi a cura di di Tatiana Martyanova - critico d'arte




Per me i colori sono degli esseri viventi, degli individui molto evoluti che si integrano con noi e con tutto il mondo. I colori sono i veri abitanti dello spazio. Yves Klein


Siamo nel Padiglione Romania all’Expo 2015 a Milano, all'interno di un tipico villaggio romeno “nascosto” e “ritrovato” nella capitale italiana dell’arte contemporanea. 

In questo apparente antagonismo ci troviamo di fronte a opere d’arte, in un percorso tra passione, energia e contemplazione, tutte create ad hoc per l’evento unico di Expo 2015.

A rappresentare gli Artisti romeni in mostra per Expo 2015 ci sono Cristina Lefter, Calina Lefter, Lavinia Rotocol, Nelu Pascu, Tudor Andrei Odangiu e Leonard Regazzo, artisti che da anni vivono nel Belpaese trasmettendo la loro cultura nei versi delle proprie “poesie visive”. 

Nel continuo divenire artistico, tre donne e tre uomini rintracciano la propria identità culturale, spesso tramite la commemorazione dei più grandi personaggi del paese d’origine. Così diversi negli stili e nelle tecniche, dalla pittura olio su tela, agli smalti e acrilici in tecnica mista, alla fotografia, gli artisti raccontano le loro verità del visibile. Il colore è l’unico elemento indispensabile a metterli tutti in comunicazione.

_______________________________________________

Cristina Lefter, classe 1976, presenta in mostra una nuova visione della propria arte. Con la sua caratteristica tecnica dripping fa gocciolare gli smalti su tela creando così dei mondi misteriosi. A rispecchiare la sua personalità artistica forte e passionale sono i colori sgargianti che plasmano un’evoluzione figurativa dalla tradizione all’astratto action painting di Jackson Pollock, creando così una magia. Il quadro presentato all’Expo 2015 infatti nasconde un enigmatico volto e invita lo spettatore a scoprirlo, velato nelle linee astratte: vi è Maria Tănase, la “Edith Piaf” romena. La cantante dipinta così appare all’Esposizione Mondiale per la seconda volta dopo quella di Parigi 1937 dove rappresentò la Romania.

I colori dei pensieri, invece, costruiscono i quadri di Calina Lefter, classe 1978. Con la tecnica mista su tela l’artista cerca di oltrepassare i confini della realtà creando attraverso i paesaggi romeni, un ricordo, un pensiero, un momento. In occasione dell’Expo 2015 l’artista fa un omaggio al poeta storico romeno Mihai Eminescu, con dei colori teneri ma d’intensità unica, che ci inoltrano nel profondo della poesia pura.

Il lavoro di Lavinia Rotocol (1967) è una ricerca sulla natura di emozione, che l'artista definisce “eternità effimera”. Attraverso i colori di struttura leggera e la pennellata decisa Rotocol fa emergere l’energia, la verità da qualsiasi momento della vita: come se fossero dei frammenti del cinema catturati in un attimo fuggente. Entrando nell’atmosfera delle emozioni, si crea così l' “Energia”.

Tudor Andrei Odangiu, nato nel 1976, è un decoratore e restauratore di opere d’arte, affreschi e mobili. Questo influenza molto il suo stile: lavora spesso con il passato e quindi tutta la sua opera artistica ha un forte legame con la tradizione. Come afferma lui stesso, il particolare interesse verso la pittura fiamminga lo aiuta a portare la luce all’interno del quadro. Sono i colori luminosi a trasmettere il carattere e la passione dell’artista, racchiusi nel tema della lotta, della forza e della passione. Non a caso a lottare sull’arena dei colori sono sovente i tori, ciclicamente protagonisti nella storia delle arti visive, qui studiati con scrupolosa attenzione artistica.

Nelu Pascu, nato nel 1963, è un artista affermato in Romania, lavora nell’ambito dell’astratto concettuale. Spesso però si dedica anche al figurativo dipingendo soprattutto delle città, a volte facendole vedere come le mappe dei percorsi quasi planimetrici, come se fossero viste e vissute dall’alto. La scelta cromatica e quella materica nelle sue opere è sempre dettata da un bisogno interiore, ribadisce Nelu Pascu, non è mai la mente a comandare la sua pennellata. La sua arte non è razionale bensì proveniente dall’animo del pittore con un forte legame con le proprie radici che senza dubbio influenzano tutto il lavoro dell’artista, sia a livello della tecnica sia nei temi elaborati. Il colore nasce dalla luce. Sappiamo che scrivere con la luce è la prerogativa della fotografia, traendo il significato dall’etimologia stessa della parola.

Leonard Regazzo, 1970, dipinge con la luce – lavora con la fotografia, riflettendo sulla realizzazione d’immagini fotografiche senza utilizzo della machina stessa. L’artista elabora quindi la tradizione dei fotogrammi di Moholy-Nagy come anche dei rayogrammi di Man Ray. Il lavoro di Regazzo potrebbe essere definito come creazione enigmatica delle nuove materie (l’artista scansiona le bolle di sapone lanciando una lunga ripresa ad alta risoluzione): fortemente astratte queste figure sullo sfondo nero, portano lo spettatore nell’immenso infinito. Tutti gli artisti romeni in mostra vivono in Italia, sono giovani e ambiziosi nell’acquisizione del ruolo di messaggeri tra i loro due paesi, rapportandosi armoniosamente ai valori del proprio patrimonio culturale. La scoperta del proprio universo artistico nel profondo dell’anima di ognuno di loro racchiude un contributo alla propria cultura, una ragione di vita



domenica 14 giugno 2015

Reading per Darwish


Domenica, 14 giugno, alle ore 10.30, per la rassegna letteraria “Area P, Milano incontra la poesia”, promossa dal Comune, Palazzo Marino si apre alla città per l’omaggio al poeta palestinese Mahmud Darwish.




L'Associazione per i Diritti Umani vi ripropone l'articolo di Monica Macchi sulla sua opera.




di Monica Macchi






على هذه الأرض

كَانَتْ تُسَمَّى فِلِسْطِين. صَارَتْ تُسَمَّى

فلسْطِين. سَيِّدَتي: أَستحِقُّ، لأنَّكِ سيِّدَتِي، أَسْتَحِقُّ الحَيَاةْ





Su questa terra

si chiamava Palestina,

si chiama ancora Palestina,

su questa terra mia Signora, ho diritto alla vita





L’Italia ha festeggiato il compleanno di Mahmud Darwish con un reading collettivo organizzato in dodici città dall’associazione Arabismo: un omaggio al cantore della Palestina ed insieme un atto contro il rischio di oblio e di progressiva scomparsa. Infatti, da quando ha chiuso la casa editrice Epochè, i suoi testi sono reperibili con sempre maggior difficoltà. Ma si è trasformato anche in una denuncia contro la censura visto che alla Fiera del Libro di Riyadh le opere di Darwish sono state tolte dagli stand perchè, come dichiarato da Abdulaziz Khoja, Ministro della Cultura e dell’Informazione, “destabilizzano l’unità e la sicurezza del regno”.

 


A Milano la serata è stata organizzata in collaborazione con l’Associazione Barzakh ed è stata presentata da Jolanda Guardi e Giacomo Longhi che hanno scelto le poesie seguendo il filo conduttore della molteplicità delle voci del poeta: non solo la memoria della terra e la vicinanza agli oppressi, ma anche la sottile vena ironica, come in
أنا يوسف يا أبي dove Darwish scrive:



وَالذِّئْبُ أَرْحَمُ مِنْ إِخْوَتِي يَمْدَحُونِي يُرِيدُونَنِي أَنْ أَمُوتَ لِكَيْ إِخْوَتِي


i miei fratelli sperano che io muoia per poi elogiarmi…il lupo è stato più compassionevole dei miei fratelli”) e anche poesie d’amore come “Lezioni dal Kamasutra”



اُنتظرها


بسبعِ وسائدَ مَحْشُوَّةٍ بالسحابِ الخفيفِ

اُنتظرها


تحدَّثْ إليها كما يتحدَّثُ نايٌ

إلى وَتَرٍ خائفٍ



Aspettala con sette cuscini riempiti di nuvole leggere, aspettala, parlale come parla il flauto alla corda spaventata del violino”



Darwish poeta, ma non solo: a luglio è infatti prevista la pubblicazione per la casa editrice Feltrinelli di una trilogia in prosa che conterrà “Diario di ordinaria tristezza”; “Una memoria per l’oblio” e “In presenza dell’assenza”, tradotte in italiano da Elisabetta Bartuli e Ramona Ciucani.




Ed ora la parola a Darwish:

 


(Lettura in arabo di Khaled Al Nassiry, lettura in italiano di Silvia Rigon, al pianoforte Riccardo Rijoff)




Il testo sarà letto integralmente in forma di concerto da Anna Delfina Arcostanzo e Marco Gobetti, con musica dal vivo di Beppe Turletti.
Il poeta irakeno Fawzi-al-Delmi, esperto di poesia araba, traduttore di Adonis e
dello stesso Darwish, presenterà l’autore e leggerà alcuni brani in lingua originale.

Mahmoud Darwish (1941-2008) è stato il più grande poeta e scrittore palestinese.
Autore di oltre venti raccolte di poesie, è stato giornalista e direttore della
rivista letteraria “al-Karmel” (il Carmelo). Impegnato anche politicamente per
la difesa del suo popolo, è scomparso prematuramente in seguito a un intervento
cardiaco.

giovedì 14 maggio 2015

Progetto DONNE TEATRO DIRITTI


  


    
Sperando di fare cosa gradita, l'Associazione per i Diritti Umani vi segnala lo spettacolo seguente, con una promozione dedicata ai nostri lettori.
Dal libro di Ileana Alesso, Il Quinto Stato, dal Museo di Pellizza a Volpedo e dagli Archivi degli eredi (Famiglia Del Conte) Partendo dalle origini del capolavoro esposto nel Museo del Novecento a Milano e grazie alla meticolosa ricostruzione dell’avv.Ileana Alesso,vivono sulla scena 100 anni di leggi sul lavoro delle donne,di conquiste,di diritti negati,persi e riguadagnati. 100 anni di storie,canzoni,film,immagini,poesie. Al centro,le donne. Alcune famose,altre sconosciute.
Dal 20 al 22 maggio 2015 DAL QUARTO AL QUINTO STATO - Storie di donne, leggi, conquiste da un quadro a un libro alla scena. In questa occasione siamo liete di offrire a lei, ai suoi collaboratori, ai suoi lettori e a tutte le donne che visitano la pagina/sito e partecipano alle vostre iniziative, una promozione speciale per assistere allo spettacolo: la riduzione del biglietto d’ingresso a 12,00 € (+1,50€ prev.), per tutti i giorni di rappresentazione nei giorni 21 e 22 maggio. Mentre per la data del 20 maggio, in occasione della prima dello spettacolo riduzione del biglietto d’ingresso a 8€ presentando questa comunicazione.

Colgo l'occasione inoltre per ricordarle inoltre che ogni serata verrà introdotta da nostre ospiti:
mercoledì 20 maggio 2015
Elisabetta Silva Presidente Associazione Nazionale Donne Giuriste, Sezione di Milano e Anita Sonego Presidente Commissione Pari Opportunità Comune di Milano


giovedì 21 maggio 2015
Luisa Bordiga Coordinatrice Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni e Ilaria Li Vigni Presidente Commissione Pari Opportunità Ordine degli Avvocati di Milano


venerdì 22 maggio 2015
Grazia Cesaro Presidente Camera Minorile di Milano e Susanna Galli Giudice Onorario Tribunale per i minorenni di Milano


     
Info e prenotazioni: biglietteria@pacta.org / 0236503740

domenica 10 maggio 2015

Alle madri di ieri e di oggi



Non vogliamo cavalcare la retorica della “Festa della mamma”, ma vogliamo solo rendere omaggio a tutte le madri che hanno perso i figli. Le cause, purtroppo, possono essere tante: malattie, incidenti, errori...In particolare dedichiamo la poesia di Erri De Luca (ne “In nome della madre” edito da Feltrinelli) a tutte le donne che hanno i figli dispersi e che non sanno più nulla di loro. I desaperacidos delle dittature sudamericane, quelli del Messico di oggi e quelli nel Mediterraneo di sempre, alle studentesse rapite in Nigeria, a tutti quelli nelle prigioni perché dissidenti...e va il nostro pensiero.




Canto di Mirìam/Maria


Di chi è questo figlio perfetto,

chiederanno frugandolo in viso,

di chi è questo seme sospetto,

la paternità del suo sorriso?



E' Solamente mio, è Solamente mio,

di nessun'altra carne, è Solamente mio.

E' Solamente mio, è Solamente mio,

finchè dura la notte è Solamente mio.



Chi è questo figlio cometa?

Chi è questo mio clandestino?

Spillato di fonte segreta,

venuto al travaso del vino?



E' Solamente mio, è Solamente mio,

il suo nome stanotte è Solamente mio.

E' Solamente mio, è Solamente mio.

Domani avrà altro nome, adesso è Solamente mio.


giovedì 16 aprile 2015

STATO D’ASSEDIO: da Ramallah una metafora della condizione esistenziale universale

di Monica Macchi

Ho scritto 20 righe di poesia

E mi è sembrato che l’assedio

sia arretrato di 20 metri

Mahmoud Darwish







Ogni prodotto artistico è influenzato dall’ambiente culturale cioè da una serie di condizioni economiche, politiche, sociali e sovrastrutturali in cui viene creato e si sviluppa. Pensato e scritto durante l’occupazione e l’assedio di Ramallah del 2002, questo testo crea un nuovo canone estetico della scrittura in un ambiente di mobilitazione sociale e politica. La condizione generale della Palestina diventa condizione personale intima che si sviluppa lungo la linea dell’assedio in un continuo rimando collettivo/personale, oggettivo/soggettivo: l’intera comunità crea l’atto artistico che diventa contemporaneamente anche atto di resistenza.
In particolare in arabo il termine “ حالة” “Stato” è ripreso dal sufismo (dove indica lo stato di estasi in cui il mistico cerca di arrivare alla comunione con Allah) ma viene utilizzato da Darwish come necessità di esprimersi attraverso la parola per entrare in comunione con la collettività di cui fa parte. Le condizioni collettive sociali, oggettive e reali sono allo stesso tempo soggettive: così l’esterno si riversa all’interno del poeta anche nello stile. Infatti attraverso particolari di oggetti quotidiani con parole esili, nude e secche si esprime il legame con la terra e con ciò che il luogo richiama mentre l’orizzonte culturale amplissimo ha un’intertestualità che rimanda a una memoria mitica plurale e stratificata che va dalla poesia araba classica, al dialetto locale, alla musicalità andalusa con una complessità di ritmo che in italiano viene reso con l’allitterazione.
Quindi la soggettività rappresenta l’unico mezzo per esprimersi nella collettività e l’esperienza individuale palestinese diventa così metafora di una condizione esistenziale universale.



Ed ecco la LETTURA INTEGRALE DEL POEMA https://www.youtube.com/watch?v=ccF7ZphXO10




mercoledì 21 gennaio 2015

Concorso letterario sul tema della gratitudine

Cari lettori e cari amici,

l'Associazione per i Diritti Umani propone un concorso letterario a tutti voi e, in particolare, agli alunni delle scuole medie inferiori e superiori.

 
Il TEMA: la gratitudine


Viene richiesto ai partecipanti di scrivere un testo - un racconto o una poesia - sul tema proposto in cui si racconta un episodio, vissuto o inventato, che abbia al centro un gesto di gratitudine verso qualcuno oppure ricevuto.
Le persone italiane, ma di origine straniera - che speriamo siano tante - dovrebbero scrivere la parola "grazie" nella loro lingua. Le persone italiane dovrebbero scriverla in grassetto.

Il testo deve essere di max 2500 battute

E deve essere inviato alla mail: peridirittiumani@gmail.com, con nome e cognome.

Entro e non oltre:    15  FEBBRAIO  2015



VERRANNO SELEZIONATI  3  TESTI VINCITORI CHE SARANNO PUBBLICATI SUL SITO www.peridirittiumani.com , nella nostra news letter e NE VERRA' DATA COMUNICAZIONE SUI SOCIAL NETWORK !!!

Inoltre è prevista una serata di condivisione pubblica del materiale pervenuto.


Siete tutti invitati a partecipare. Aspettiamo i vostri lavori !!!

venerdì 16 gennaio 2015

Teatro, libri, legalità




Dedichiamo questo post a Paolo Borsellino, in occasione della ricorrenza del suo compleanno, il 19 gennaio e a Francesco Rosi, regista del capolavoro Le mani sulla città.






Il giorno della civetta di Sciascia, Le pagine corsare di Pasolini, i testi poetici di Buttitta: il testo letterario si intreccia a quello teatrale nello spettacolo intitolato Io vedo, Io sento...e parlo. Mafia da sud a Nord, in scena al Teatro Verdi di Milano da martedì 13 a domenica 18 gennaio.

Usare gli occhi per guardare bene in faccia la realtà anche nelle sue pieghe più nascoste, ascoltare con attenzione e capire cosa accade intorno a noi, leggere per approfondire e informarsi e poi parlare, senza paura, abbattere i muri di omertà per combattere ogni forma mafia: mentalità, comportamenti, scelte e pratiche qutidiane che vanno contro il vivere civile e la legalità.

Di tutto questo e di molto altro si parla nella proposta multidisciplinare “La diritta via” che vede coinvolti, oltre al teatro e la letteratura, anche altre forme artistiche e culturali: la musica e il giornalismo, ad esempio. Vengono raccontati sessant'anni di criminalità organizzata, da “sud a nord” perchè, purtroppo, il fenomeno riguarda tutto il BelPaese: dalla strage di portella della Ginestra, nel 1947, fino all'infiltrazione delle cosche in Brianza e oltre.

Canzoni popolari, immagini, poesie in scena con il cantastorie Tano Avanzato - regista anche dello spettacolo - Erminia Terranova, i musicisti del Gruppo Zabara, l'ex giudice Giuliano Turone. In collaborazione con l'associazione Saveria Antiochia e Centro Studi Omicron.

Nel foyer è allestito un banchetto per la vendita di saggi e libri che parlano della lotta alle mafie.






PER I NOSTRI LETTORI PROMOZIONE AD HOC: biglietti scontati a 14€ anziché 20€ (previa prenotazione: prenotazioni@teatrodelburatto.it – 02 27002476), un ulteriore sconto pari al 50% - quindi biglietti a 10€ - per un gruppo di minimo 10 persone.












mercoledì 14 gennaio 2015

Mahmud Darwish e il suo "Stato d'assedio"


Milano 19 gennaio 2015 ore 20.30 Teatro Verdi Lettura in concerto di Stato d’Assedio di Mahmud Darwish







Milano, lunedì 19 gennaio 2015 ore 20.30

presso il Teatro Verdi, gentilmente concesso

in via Pastrengo 16 – ingresso libero

Prima parte

Lettura integrale in concerto del poema:





STATO D’ASSEDIO di Mahmud Darwish





con Anna Delfina Arcostanzo e Marco Gobetti

musica dal vivo Beppe Turletti

Seconda parte

Intervento di Wasim Dahmash, Mahmud Darwish e la poesia araba

traduttore e curatore del poema

docente di Lingua e Letteratura Araba all’Università di Cagliari

modera Alfredo Tradardi (Ism-Italia)







Qui, sui pendii delle colline, dinanzi al crepuscolo e alla legge del tempo
Vicino ai giardini dalle ombre spezzate,
Facciamo come fanno i prigionieri,
Facciamo come fanno i disoccupati:
Coltiviamo la speranza.
Un paese che si prepara all’alba. Diventiamo meno intelligenti
Perché spiamo l’ora della vittoria:
Non c’è notte nella nostra notte illuminata
Da una pioggia di bombe.
I nostri nemici vegliano,
I nostri nemici accendono per noi la luce
Nell’oscurità dei sotterranei.
Qui, nessun “io”.
Qui, Adamo si ricorda che la sua argilla
È fatto di polvere.
In punto di morte, dice:
Non posso più smarrire il sentiero:
Libero sono a un passo dalla mia libertà.
Il mio futuro è nella mia mano.
Ben presto penetrerò nella mia vita,
Nascerò libero, senza madre né padre,
E mi sceglierò un nome di lettere d’azzurro…
Qui, fra spirali di fumo, sui gradini di casa,
Non c’è tempo per il tempo.
Come chi s’innalza verso Dio,
Dimentichiamo il dolore.
Nulla qui riecheggia Omero.
I miti bussano alla nostra porta, se vogliono.
Nulla riecheggia Omero. Qui, un generale
Scava alla ricerca di uno stato addormentato
Sotto le rovine di una Troia che verrà.
Voi, ritti in piedi sulla soglia, entrate,
Bevete con noi il caffè arabo.
Sentirete che siete uomini come noi.
Voi, ritti in piedi sulla soglia delle case,
Uscite dalla nostra alba.
Ci sentiremo sicuri di essere
Uomini come voi!
Quando gli aerei scompaiono, spiccano il volo le colombe
Bianchissime, lavano la gota del cielo
Con ali libere, riprendono il bagliore e il possesso
Dell’etere e del gioco. In alto, ancora più in alto volano via
Le colombe bianchissime. Ah, se il cielo
Fosse vero… (mi ha detto un uomo correndo fra due bombe).
I cipressi, dietro i soldati, minareti che s’innalzano
Per non far crollare il cielo. Dietro la siepe di ferro
Pisciano i soldati – al riparo di un tank –
E la giornata autunnale conclude la sua traiettoria dorata
In una strada vasta come una chiesa dopo la messa domenicale…
(A un assassino) Se avessi contemplato il volto della vittima
E riflettuto, ti saresti ricordato di tua madre nella camera
A gas, avresti buttato via le ragioni del fucile
E avresti cambiato idea: non è così che si ritrova un’identità.
L’assedio è attesa,
Attesa su una scala inclinata
Dove più infuria l’uragano.
Soli, siamo soli a bere l’amaro calice,
Se non fosse per le visite dell’arcobaleno.
Abbiamo dei fratelli dietro quella spianata,
Fratelli buoni, che ci amano. Ci guardano e piangono.
Poi si dicono in segreto:
“Ah! Se quest’assedio venisse dichiarato…”
Lasciano la frase incompiuta:
“Non lasciateci soli, non abbandonateci”.
Le nostre perdite: da due a otto martiri, giorno dopo giorno.
E dieci feriti.
E venti case.
E cinquanta ulivi…
Aggiungeteci la perdita intrinseca
Che sarà il poema, l’opera teatrale, la tela incompiuta.
Una donna ha detto alla nube: copri il mio amato
Perché ho le vesti grondanti del suo sangue.
Se non sei pioggia, amor mio
Sii albero
Colmo di fertilità, sii albero
Se non sei albero, amor mio
Sii pietra
Satura d’umidità, sii pietra
Se non sei pietra, amor mio
Sii luna
Nel sogno dell’amata, sii luna
(Così una donna che dava sepoltura al figlio)
O ronde della notte! Non siete stanche
Di spiare la luce nel nostro sale
E l’incandescenza della rosa nella nostra ferita,
Non siete stanche, ronde della notte?
Un lembo di questo infinito assoluto azzurro
Basterebbe
Ad alleviare il fardello di questo tempo
E a spazzare via la melma di questo luogo.
Che l’anima scenda dalla sua cavalcatura
E cammini con passi di seta
Al mio fianco, mano nella mano, come due amici
Di vecchia data che condividono il pane secco
E un bicchiere di vino della vecchia vigna,
Per poter attraversare insieme questa strada.
Poi i nostri giorni seguiranno sentieri diversi:
Io al di là della natura, e lei,
Lei preferirà inerpicarsi su un’altra vetta.
Siamo lontani dal nostro destino come gli uccelli
Che fanno il nido negli anfratti delle statue,
O nella cappa del camino, o nelle tende
Dove riposava il principe andando a caccia.
Sulle mie macerie spunta verde l’ombra,
E il lupo sonnecchia sulla pelle della mia capra.
Sogna come me, come l’angelo,
Che la vita sia qui… non laggiù.
Quando si è assediati, il tempo diventa spazio
Pietrificato nella sua eternità
Quando si è assediati, lo spazio diventa tempo
Che ha fallito il suo ieri e il suo domani.
Questo martire mi assedia ogni volta che vedo spuntare un nuovo giorno
E mi chiede: Dov’eri? Annota sui dizionari
Tutte le parole che mi hai offerto
E libera i dormienti dal ronzio dell’eco.
Il martire mi spiega: Non ho cercato al di là della spianata
Le vergini dell’immortalità, perché amo la vita
Sulla terra, fra i pini e gli alberi di fico,
Ma era inaccessibile, così ho preso la mira
Con l’ultima cosa che mi appartiene: il sangue
Nel corpo dell’azzurro.
Il martire mi avverte: Non credere alle loro storie
Credi a me, padre, quando osservi la mia foto e chiedi piangendo:
Come hai potuto scambiare le nostre vite, figlio mio,
Perché mi hai preceduto? C’ero io, c’ero prima io!
Il martire non mi da tregua: mi sono solo spostato
Con i miei mobili consunti.
Ho posato una gazzella sul mio letto,
E una falce di luna sul mio dito,
Per alleviare la mia pena.
L’assedio continuerà, per convincerci a scegliere
Una schiavitù che non fa male,
In piena libertà!
Resistere significa: accertarsi della forza
Del cuore e dei testicoli, e del tuo male tenace:
Il male della speranza.
In quel che resta dell’alba, cammino verso il mio involucro esterno
In quel che resta della notte, ascolto il rumore dei passi rimbombare al mio interno
Saluto chi come me insegue
L’ebbrezza della luce, lo splendore della farfalla,
Nell’oscurità di questo tunnel.
Saluto chi beve con me dal mio bicchiere
Nelle tenebre di una notte che entrambi ci avvolge:
Saluto il mio spettro.
Per me i miei amici preparano sempre una festa
Da Dio, una sepoltura serena all’ombra delle querce
Un epitaffio inciso nel marmo del tempo
E sempre ai funerali li precedo correndo:
Chi è morto… chi?
La scrittura, un cucciolo che morde il nulla
La scrittura ferisce senza lasciar tracce di sangue.
Le nostre tazze di caffè. Gli uccelli, gli alberi verdi
Nell’ombra azzurrina, il sole che scivola di muro
In muro con balzi di gazzella
L’acqua delle nubi dalla forma illimitata – tutto quel che ci resta.
Il cielo. E altre cose dai ricordi sospesi
Rivelano che questo mattino è potente splendore,
E che noi siamo i convitati dell’eternità.



(Da Le monde Diplomatique 2002)

giovedì 11 settembre 2014

Yahya Hassan: se la poesia si fa dissenso


Yahya Hassan ha solo diciotto anni e ha le idee molto chiare. Non sopporta l'ipocrisia. Non tollera l'ipocrisia dell'Islam - la sua ex religione - e nemmeno quella dell'Occidente.

Il ragazzo vive in Danimarca, ma è di origini palestinesi: la sua è una famiglia trapiantata in nord Europa, una famiglia palestinese che si è spesso macchiata di un'educazione rigida e violenta, donne umiliate, furti, droga e altro ancora. Una famiglia che ora vive in un Paese aperto, laico e ricco dove, però, anche qui spesso viene a mancare la comunicazione per lasciare il posto alla dannata globalizzazione.


Hassan ha deciso di esprimere il proprio dissenso attraverso il linguaggio della poesia: un linguaggio spesso feroce e irriverente, tanto caustico che il giovane autore è stato vittima di un'aggressione in una stazione di Copenaghen, i fondamentalisti gli hanno lanciato una fatwa e ora vive sotto scorta. I suoi versi sono raccolti nel testo, edito da Rizzoli, che prende il titolo dal suo stesso nome: caratteri bianchi e grandi su sfondo nero per essere il più chiaro possibile.

Chiare, nelle sue liriche, sono le sue opinioni: la Danimarca è il Paese di quelle vignette di Kurt Westergaard che, nel 2005, scatenarono un inferno e per poco una guerra; la Danimarca è il Paese dei grandi magazzini Fakta e del commercio; è un Paese a volte accogliente, a volte ancora poco inclusivo nei confronti degli stranieri, soprattutto se di fede musulmana. Ma poi c'è una durissima critica proprio verso questa religione, di cui Hassan mette in evidenza tutte le contraddizioni: è una religione che non sta al passo con i cambiamenti della modernità oppure è una religione che vieta di cibarsi di maiali, ma accetta che l'uomo sia aggressivo verso mogli e figli.

Il testo fa riflettere anche sul fatto che molti ragazzi di origini straniere non parlano la lingua del Paese dei loro genitori, non conoscono la storia e la cultura di quel Paese e questo provoca una frattura insanabile con alcuni problemi di identità.

Molte, quindi, le questioni di attualità affrontate dal codice narrativo poetico. La scelta di questo modo di comunicare è dovuta al fatto che, quando era più piccolo, l'autore si era avvicinato al rap - quel mix di parole ritmate tanto care ai giovani che hanno urgenza di esprimere il loro desiderio di ribellione e la loro critica verso ciò che li circonda - ma per Hassan era poco convincente e troppo superficiale. E, forse, per alcuni anche le sue considerazioni sono superficiali, ma il ragazzo è ancora giovane e non è detto che tutto ciò che scrive sia solo uno sfogo. Leggiamolo, quindi, con attenzione e poi ognuno deciderà come interpretare quei versi.

lunedì 14 luglio 2014

Una poesia di Paul Polansky per riflettere sull'attualità



Paul Polansky, nel 2002, è stato invitato a tenere una conferenza presso l'Università di Tel Aviv; in quell'occasione ha voluto conoscere il più possibile della città, del Paese e dei suoi abitanti e ha scritto una serie di poesie raccolte nel testo intitolato Bus ride in Jerusalem.


Poeta, fotografo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio mitico per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom.
Le sue raccolte di poesie "Living Through It Twice", "The River Killed My Brother", e "Not a refugee" descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni.
Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom.
Attualmente dirige alcuni progetti di aiuto e salvaguardia di queste popolazioni nel Kosovo e in Serbia.
Nonostante egli debba la sua fama mondiale alle sue battaglie a tutela dei Rom kosovari, Polansky è anche un prolifico ed apprezzato romanziere e poeta, che riesce a fondere, nei suoi scritti, l’esperienza di sessantasette anni vissuti intensamente e l’impegno a salvaguardia di una cultura gitana che lo ha toccato nel profondo e che la civiltà occidentale tende a sopprimere.
Nel 2004 Polansky è stato insignito del prestigioso Human Rights Award della città di Weimar, in Germania.


Di seguito pubblichiamo un poema che lo scrittore ci ha gentilmente regalato (tratto dalla sua raccolta). Ringraziamo di cuore Paul Polansky per questo omaggio e per questa riflessione.




In the souk



In the souk today,

I saw a small Arab boy

steal a plastic pistol.

He ran down a crowded

cobblestone lane

waving the gun,

until an Arab man

grabbed him by throat

and took the toy away

before the Israeli soldiers

had a chance

to shoot him.






giovedì 12 giugno 2014

I dolori della pace: per parlare di Mediterraneo e molto altro



Qual è lo scontro di civiltà che ha caratterizzato la Storia recente, a partire dall' 11 settembre 2001? Quali sono i motivi scatenanti e le cosnseguenze delle rivoluzioni arabe? Quali i sentimenti di chi è costretto a lasiare il proprio Paese d'origine per diventare profugo, rifugiato o apolide?

Questo e molto altro nell'interessantissimo incontro con il Prof. Giuseppe Goffredo, autore del saggio I dolori della pace (Poiesis editrice) e Mohammad Amin Wahidi, poeta e attivista per i diritti umani.







domenica 11 maggio 2014

I dolori della pace




Eccoci arrivati al quinto appuntamento della “Carovana dei diritti/parte seconda” con un interessante incontro sul tema della pace.

Presentiamo, infatti, il volume intitolato I dolori della pace (Poiesis editrice) del Prof. Giuseppe Goffredo.
Come possiamo accettare che il nostro benessere sia basato sulla morte e la sofferenza degli altri?”; “Come possiamo accettare che la pace si regga sulla occupazione delle terre altrui?”: queste sono alcune domande da cui prende avvio la riflessione dell'autore. Molti gli argomenti che affronteremo durante la serata: gli stereotipi negativi, in particolare sugli islamici, a partire dall' 11 settembre 2001; la differenza tra guerra preventiva e guerra prevista; le conseguenze della cosiddette “primavere arabe” e tanto altro ancora.
...Se la guerra è cosa umana, l'umanità stessa può decretarne la fine. Il modello mentale costruito intorno alla guerra può essere sconfitto attraverso il 'disarmo' non solo militare ma anche 'culturale' come dice Panikkar. Se la guerra è stata costruita e adottata nella Storia attraverso la cultura, la cultura stessa può pensare la storia cancellando l'idea della guerra. Per fare questo occorre disinnescare i meccanismi concettuali, linguistici, simbolici che armano la nostra mente”.



L'incontro prevede la proiezione - e il commento - di un cortometraggio e la testimonianza di Mohammad Amin Wahidi, poeta e attivista per i diritti umani.

Il Prof. Goffredo e Mohamad Amin Wahidi leggeranno alcune loro poesie.


La serata sarà, quindi, ricca e vi aspettiamo numerosi!
 

L'appuntamento è per:


mercoledì 14 maggio, ore 18.30, presso Spazio Tadini, Via Jommelli, 24 (MM LORETO) a Milano

 

Giuseppe Goffredo: poeta e scrittore anche di teatro. Nel 1994 ha fondato, e da allora dirige, i Seminari di Marzo dialoghi Mediterraneo-Europa, la rivista Qui Letteratura arte e società fra culture mediterranee e la Poiesis Editrice.

Mohammad Amin Wahidi: Nato a Kabul, rifugiato con la famiglia in Pakistan, all'età di dieci anni, al rientro in patria ha studiato Arte e Cinema presso la facoltà di Belle Arti di Kabul. Tra i primi presentatori TV di etnia hazara, osteggiato dai fondamentalisti, ha fondato una casa di produzione cinematografica che supporta i filmmaker afghani che vogliano trasmetter un messaggio di pace.
E' poeta e attivista per i diritti umani.
 
 

giovedì 27 marzo 2014

Reading per Darwish, di Monica Macchi

 


على هذه الأرض
كَانَتْ تُسَمَّى فِلِسْطِين. صَارَتْ تُسَمَّى
فلسْطِين. سَيِّدَتي: أَستحِقُّ، لأنَّكِ سيِّدَتِي، أَسْتَحِقُّ الحَيَاةْ

 

Su questa terra
si chiamava Palestina,
si chiama ancora Palestina,
su questa terra mia Signora, ho diritto alla vita
 
 
 
L’Italia ha festeggiato il compleanno di Mahmud Darwish con un reading collettivo organizzato in dodici città dall’associazione Arabismo: un omaggio al cantore della Palestina ed insieme un atto contro il rischio di oblio e di progressiva scomparsa. Infatti, da quando ha chiuso la casa editrice Epochè, i suoi testi sono reperibili con sempre maggior difficoltà. Ma si è trasformato anche in una denuncia contro la censura visto che alla Fiera del Libro di Riyadh le opere di Darwish sono state tolte dagli stand perchè, come dichiarato da Abdulaziz Khoja, Ministro della Cultura e dell’Informazione, “destabilizzano l’unità e la sicurezza del regno”.




A Milano la serata è stata organizzata in collaborazione con l’Associazione Barzakh ed è stata presentata da Jolanda Guardi e Giacomo Longhi che hanno scelto le poesie seguendo il filo conduttore della molteplicità delle voci del poeta: non solo la memoria della terra e la vicinanza agli oppressi, ma anche la sottile vena ironica, come in
أنا يوسف يا أبي dove Darwish scrive:
 
 

وَالذِّئْبُ أَرْحَمُ مِنْ إِخْوَتِي يَمْدَحُونِي يُرِيدُونَنِي أَنْ أَمُوتَ لِكَيْ إِخْوَتِي

i miei fratelli sperano che io muoia per poi elogiarmi…il lupo è stato più compassionevole dei miei fratelli”) e anche poesie d’amore come “Lezioni dal Kamasutra”
 
 

اُنتظرها

بسبعِ وسائدَ مَحْشُوَّةٍ بالسحابِ الخفيفِ

اُنتظرها

تحدَّثْ إليها كما يتحدَّثُ نايٌ

 

إلى وَتَرٍ خائفٍ


 “Aspettala con sette cuscini riempiti di nuvole leggere, aspettala, parlale come parla il flauto alla corda spaventata del violino”



Darwish poeta, ma non solo: a luglio è infatti prevista la pubblicazione per la casa editrice Feltrinelli di una trilogia in prosa che conterrà “Diario di ordinaria tristezza”; “Una memoria per l’oblio” e “In presenza dell’assenza”, tradotte in italiano da Elisabetta Bartuli e Ramona Ciucani.




Ed ora la parola a Darwish:

 




(Lettura in arabo di Khaled Al Nassiry, lettura in italiano di Silvia Rigon, al pianoforte Riccardo Rijoff)

venerdì 7 febbraio 2014

La guerra e l'amore, l'orrore e la bellezza: le poesie di Golan Haji






Golan Haji è un giovane poeta curdo siriano, patologo di professione, ma poeta di fama riconosciuta, vincitore di molti premi letterari e collaboratore per diversi organi di stampa libanesi anche se ora vive in esilio in Francia a causa della guerra civile nel suo Paese d'origine.

In questi giorni è uscita la raccolta dal titolo “L'autunno, qui, è magico e immenso”, ed. Il Sirente, in cui l'autore propone le sue liriche, scritte negli ultimi due anni e pubblicate per la prima volta in italiano e con testo arabo originale a fronte. 

La guerra è fatta di lance che trasfigurano il corpo della terra; l'orrore comporta paura, solitudine e abbandono; l'esilio può essere ironia e la bellezza, cosa può essere la bellezza se non lo sguardo di un bambino e un desiderio nascosto dietro la spalla e sotto le ciglia?

Riprendendo la lezione di Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”, la poesia, nel testo di Haji, si pone, nei confronti della guerra, come Perseo di fronte alla testa della Gorgone: il poeta non rimane pietrificato perchè non guarda la testa, ma i suoi riflessi nello scudo. Un poeta, Haji, fortemente ancorato alla contemporaneità, ma che non permette all'orrore di pietrificare anche la libertà insita nel fare poesia. Nei suoi versi orizzonti, corpi e anime sono composti dalla stessa materia e quelle pietre o quelle lance possono farsi nuvole.

L'autore, infatti, dice: “Per uno scrittore in una situazione come quella della Siria, usando l'uscita di sicurezza dell'incubo per superare le lacrime e il dolore, è importante riuscire a vedere noi stessi in modo diverso, la nostra memoria e il nostro passato. Dobbiamo meditare e contemplare il passaggio di tempo degli ultimi due anni e interrogarci”.


Dal corpo della terra evaporare

le piogge gli avevano insegnato,

all'ombra delle rose addormentarsi

i gatti gli avevano insegnato;

e il pozzo lo guidava ad occultarsi.

Gialle le foglie in giro volano e urlano;

e l'affanno dell'albero lui ascolta.

Il mondo è lacerante come le punte delle lance,

brandelli sventolano come stendardi nell'arena

dove i folli nuotavano nelle nostre ferite

pregandole di rimanere aperte;

e nulla questo sangue fermerà

escluso il sole e il vento.




Da: L'autunno, qui, è magico e immenso

giovedì 14 novembre 2013

La carovana dei diritti umani: quando la letteratura parla d'amore (e non solo)


Domenica scorsa,10 novembre, si è svolto un altro intenso e importante incontro della Carovana dei diritti umani.
Abbiamo presentato il romanzo Per chi crescono le rose di Ingrid Beatrice Coman e la raccolta di poesie 150 grammi di poesie d'amore di Viorel Boldis: gli autori, insieme a Raffaele Taddeo, hanno dato vita ad una serata emozionante e ricca di riflessioni. Abbiamo registrato, come sempre, l'iniziativa per chi non ha potuto partecipare anche se ci dispiace per chi non è riuscito a venire in quanto consideriamo utile e bella la conoscenza diretta delle persone, in particolare quando gli autori, gli artisti, le persone invitate si rendono disponibili per dialogare con il pubblico.
Ringraziamo ancora di cuore Elena Ruggi, che ha letto alcuni brani delle opere, gli scrittori, Raffaele Taddeo, i ragazzi della Ligera che ci hanno ospitato e tutti coloro che hanno seguito l'incontro con tanto interesse e calore.
Vi aspettiamo per la prossima tappa della carovana di cui vi daremo informazioni prestissimo.