venerdì 4 luglio 2014

Mille farfalle nel sole: l'Iran di ieri e di oggi



Ecco un altro consiglio per una lettura estiva: Mille farfalle nel sole, di Kamin Mohammadi (ed. Piemme). In realtà, il titolo originale è Il cipresso perchè, come spiega l'autrice, ricordando una frase del nonno: “Noi iraniani siamo come il cipresso, ci pieghiamo al vento ma non ci spezziamo mai”. Ed è un racconto tra Passato e Presente, tra memoria e attualità, quella raccontata dalla giornalista e scrittrice. Un racconto narrato per immagini, quelle del 1935 quando sua nonna ricorda l'editto dello scià Reza Shah con cui vietava l'uso del velo alle donne, ma le bambine di 16 anni potevano essere date in spose a uomini molto più vecchi di loro; poi arrivano le riviste anni'40 che cambiano le mode e i costumi e, nel ventennio successivo, sempre le donne (cartina di tornasole di un Paese contraddittorio) si vestono come le occidentali, tanto che mamma Mohammadi per il proprio matrimonio sceglie un abito corto fino al ginocchio; e poi gli anni '70, quegli anni duri non solo per noi italiani, ma anche più a Est: in Iran serpeggia la Savak, la polizia segreta, che fa paura a giovani e adulti anche solo a nominarla.

1979: anno fatidico. Kohmeini troneggia, il suo piglio accigliato osserva e giudica da ogni angolo del Paese. Dice no al voto alle donne, si oppone alla riforma agraria. E, con il voto palese del referendum, la Repubblica islamica vince con il 98% dei consensi: gli intelletuali, inizialmente, si fanno predere dall'euforia, vogliono liberarsi dell'Occidente e dei suoi mostri, ma alla fine è la “repubblica” a liberarsi di loro.

Nel giugno 1979 anche la famiglia Mohammadi decide di scappare da Teheran e poco dopo scoppia la guerra con l'Iraq. Kamin ha solo dieci anni. Dieci anni sufficienti per ricordare lo strappo dalla sua terra, l'arrivo a Londra e l'inserimento faticoso in un'altra cultura, in un'altra società; la vergogna di essere iraniana, quel Paese di Ahmadinejad e dell'Onda verde repressa duramente. Kamin dimentica tutto o quasi, ma col tempo cresce, matura, studia e così torna alla mente quella frase del nonno e la volontà di capire meglio e di riconciliarsi, almeno un po' con le proprie radici: dopo anni di esilio, torna nell'Iran del Presidente Rohani, con le speranze disilluse, ma non del tutto.

Un romanzo biografico che intreccia la storia individuale alla grande Storia: generazioni di persone e di donne che si fanno portavoce di molte altre per evocare la grandezza di un Paese ricco di cultura, culla di civiltà millenarie e, nello stesso tempo, di un Paese che, ancora oggi, sta disegnando la mappa della contemporaneità, nel bene e nel male.