Uscito da pochissimo in libreria, il saggio intitolato Il risveglio della democrazia, della Prof.ssa Leila El Houssi per Carocci Editore, spiega come sta avvenendo il passaggio di transizione dai regimi totalitari di Bourguiba e Ben Ali alla democrazia. Il sottotitolo recita: "La Tunisia dall'indipendenza alla transizione": un exursus, quindi, dei cambiamenti del Paese, tra ostacoli e opportunità.
Abbiamo
intervistato per voi Leila El Houssi che ringraziamo molto per il
tempo che ci ha dedicato.
Nel
corso della Storia la Tunisia ha attraversato molti cambiamenti
politici e ha anche ottenuto molte conquiste culturali. Qual'è il
legame tra il Passato e il Presente del Paese?
Ci sono
molte linee di continuità tra il Passato e il Presente e c'è anche
qualche linea di frattura. Questo è un Paese che si differenzia
dagli altri Paese della regione proprio per la peculiarità che io
descrivo nel libro come “transuculturalità”: è un Paese che ha
vissuto un intreccio di varie culture, di genti che provenivano dal
Mediterraneo, come possiamo leggere in documenti del '500 e del '600.
Non è
stato solo un incrocio di migrazioni, ma anche un incrocio religioso
perchè, ad esempio, in Tunisia hanno sempre convissuto le tre
religioni: ebraismo, islam e cristianesimo (la sinagoga di Jerba è
il secondo luogo santo della religione ebraica). Con la rivoluzione
del 2011 - e con le elezioni che si sono tenute nel mese di ottobre e
che hanno visto la vittoria di un partito islamico, seppure moderato
– forse c'è stato il timore che ci fosse una trasformazione del
Paese.
Non per
tutti i Paesi arabi delle rivoluzioni si può parlare di “primavera”:
cos'è cambiato, in Tunisia, dopo la caduta del regime di Ben Ali?
La
caduta del regime ha sicuramente portato dei cambiamenti importanti
nel Paese; c'è stata una trasformazione dello scenario precedente.
Spesso, purtroppo, accade che la stampa e i giornali pensino di
descrivere questo Paese come uno di quelli in cui la rivoluzione ha
tradito talune aspettative, invece è anche vero che la Tunisia , dal
1956 al 2011 ha sempre e solo vissuto in un regime totalitario, prima
con Bourguiba e poi con Ben Ali (con le dovute differenze) e, quindi,
lo scenario è stato a tratti terrificante: consideriamo, ad esempio,
la repressione che Ben Ali metteva in atto costantemente nei
confronti dei diritti umani...
Quali
sono ancora gli ostacoli da superare per un'affermazione completa
della democrazia?
Il
percorso di democratizzazione del Paese è lungo: ci sono e ci sono
stati degli ostacoli, in questi tre anni, e ce ne saranno ancora.
Ci sono
stati scontri all'interno dell'Assemblea costituente su alcuni
articoli e, a mio avviso, sono sttai scontri anche positivi perchè
hanno fatto emergere più facce del Paese. Mi riferisco, ad esempio,
all'articolo 28 della Costituzione, un articolo che è stato molto
discusso perchè voleva inserire un termine - il termine
“complementarietà” - al posto di “uguaglianza” nel rapporto
uomo/donna: la donna era “complementare” all'uomo, ma non uguale.
Allora -
premettendo che già con Bourguiba il concetto di uguaglianza era
stato recepito ed esisteva all'interno delle norme giuridiche –
quando si è saputo che si voleva sostituire un termine già
accettato nella società, questo ha destato molti dubbi e
perplessità. Molti cittadini tunisini (ma anche la comunità
internazionale) si sono riversati nelle piazze per protestare. Così
è stato inserito il termine “uguaglianza” all'interno della
Costituzione.
Nella
compagine governativa c'è una maggioranza che può leggere in
maniera conservativatrice alcune norme, ma si va a scontrare con
quello che è il fronte laico che è presente nella Tunisia di oggi.
Non bisogna mai abbassare la guardia, non bisogna accettare alcuna
violazione dei diritti umani - come è stato nell'ultimo ventennio
tunisino - però questo non vuole dire che non sia possibile un
cambiamento.
Quale
può essere il ponte tra Tunisia e Europa e, in particolare,
l'Italia?
L'Italia
dovrebbe essere il ponte tra Europa e Tunisia cosa che, fino ad oggi,
non è stata: non credo che la calsse politica italiana abbia
investito molto su questo.
Geograficamente
l'Italia potrebbe rappresentare questo ponte anche perchè è un
Paese più vicino alla riva sud rispetto alla riva nord. Ricordiamo
che Roma e Tunisi sono le due capitali più vicine...
Dovrebbero,
poi, essere incentivate anche delle politiche di cooperazione
internazionale. Tra Italia e Tunisia c'è un ponte economico perchè
in Tunisia abbiamo molte aziende italiane e questo potrebbe essere
incentivato. Per me è importante che ci siano delle basi culturali
condivise: a Firenza, ad esempio, abbiamo realizzato un corso di
costruzione della cittadinanza, cioè un percorso rivolto a studenti
nord-africani che vivono in Italia - con docenti sociologi,
economisti, giuristi, etc. - per far conoscere a questi giovani qual
è stata l'esperienza democratica in Italia e in Europa; non perchè
la democrazia si possa esportare, ma per far capire quali sono stati
gli strumenti che hanno portato alla costruzione delle democrazie
europee.
Come
convivono, in lei, l'”anima” tunisina e quella italiana?
Sono
nata in Italia, mio padre era tunisino e mia madre italiana. Ho
sempre vissuto questa doppia identità grazie anche a mio padre che
mi ha sempre presentato il Paese attraverso la sua narrazione ed è
riuscito a farmelo amare. Per questo il mio percorso di studi è
stato rivolto alla Tunisia che è il mio Paese “Altro”, di
appartenenza.
La
storia della Tunisia è anche la mia storia e sarà quella di mio
figlio.