lunedì 21 luglio 2014

Rom sgomberati due volte in due giorni: l'appello per una soluzione




(Foto Reporters)






Questo è l'appello che Amnesty e Associazione 21 luglio fanno al sindaco di Roma. Ma la situazione riguarda anche altre città italiane.

Roma, 11 luglio 2014 – Sgomberati due volte in due giorni e abbandonati dalle istituzioni. Per 39 rom ancora nessuna soluzione alternativa è stata individuata dalle autorità di Roma Capitale dopo lo sgombero forzato dell’insediamento informale in zona Val d’Ala. Associazione 21 luglio e Amnesty International rivolgono un appello urgente al sindaco di Roma Marino e all’Assessore Cutini: «Serve una soluzione immediata per rispondere all’emergenza che queste persone, tra cui minori e malati, stanno affrontando».

I 39 rom rumeni sono stati sgomberati lo scorso 9 luglio dall’insediamento informale nei pressi della stazione ferroviaria di Val d’Ala, nella periferia nord-est di Roma. Lo sgombero, come denunciato in un
comunicato congiunto da Associazione 21 luglio e Amnesty International, ha violato «i diritti umani delle persone coinvolte in quanto realizzato senza le garanzie previste dagli standard internazionali». In particolare, lo sgombero – hanno denunciato le due organizzazioni – non è stato accompagnato da una genuina consultazione con le persone coinvolte né da una notifica formale scritta. In più, nessuna soluzione abitativa alternativa adeguata è stata offerta loro, come invece prescritto dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite.

Dopo lo sgombero, nella stessa giornata, i rom si sono recati davanti alla sede dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale per chiedere una soluzione alternativa. Sul posto erano presenti anche gli attivisti dell’Associazione 21 luglio, di Amnesty International e l’Assessore alle Politiche Sociali del Municipio III Eleonora Di Maggio. In quella sede, tuttavia, nessuna soluzione adeguata è stata offerta alle famiglie sgomberate, se non la divisione dei nuclei familiari (donne e bambini in case famiglia, uomini a parte). Soluzione – la stessa proposta ai rom al momento dello sgombero - che non può essere ritenuta adeguata e che le famiglie hanno comprensibilmente rifiutato.

Successivamente i rom si sono spostati sullo stesso terreno dal quale erano stati sgomberati, dove hanno trascorso la notte riparandosi dalla pioggia con mezzi di fortuna. La mattina dopo, tuttavia, le forze dell’ordine sono intervenute per sgomberare le famiglie una seconda volta. A quel punto i rom, accompagnati dagli attivisti di Associazione 21 luglio e Amnesty International, si sono spostati nella sede del Municipio Roma III, in piazza Sempione, nel cui atrio, in seguito a un accordo con le autorità municipali, hanno potuto trascorrere la notte in attesa di un pronto intervento da parte delle istituzioni capitoline per affrontare e risolvere l’emergenza in cui i 39 rom sono stati costretti dallo sgombero. «Il tempo passa e le autorità di Roma Capitale non hanno ancora trovato nessuna soluzione all’emergenza che esse stesse hanno creato con un’azione inutile, costosa e frutto di una totale amnesia istituzionale», scrivono oggi Associazione 21 luglio e Amnesty International.

«Dopo essere stati vittime di due sgomberi in due giorni, i rom sono stati letteralmente abbandonati a loro stessi. Rivolgiamo quindi un appello alla sensibilità del sindaco Ignazio Marino e dell’Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà di Roma Capitale Rita Cutini – affermano le due organizzazioni - affinché, urgentemente, venga individuata una soluzione abitativa adeguata per questi uomini, donne e bambini».

«Una volta che la situazione alloggiativa di questa comunità sia stata risolta – concludono le due organizzazioni – il sindaco Ignazio Marino e le altre autorità competenti dovranno verificare perché gli sgomberi continuano ad essere compiuti con modalità che violano gli standard internazionali relativi a consultazione genuina, notifica previa ed offerta di alternative adeguate, e creare i presupposti perché tali violazioni di diritti umani non si ripetano ulteriormente, ad esempio attraverso l’adozione di una circolare che guidi il comportamento di ufficiali impegnati nelle operazioni di sgombero».

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