Valentina
Acava Mmaka è una scrittrice italo-sudafricana, giornalista e
attivista per i diritti umani. E' da poco uscito un suo romanzo - già
edito nel 2007 e ora ripubblicato per Kabiliana Press - intitolato
Cercando
Lindiwe. Lindiwe
è una donna nera, costretta ad abbandonare il Sudafrica a causa del
massacro di Shaperville, avvenuto nel 1960 quando decine e decine di
manifestanti pacifici vengono massacrati perchè protestano contro il
pass, il lasciapassare dei neri per poter uscire dai ghetti.
Dopo
33 anni di esilio, la protagonista torna in patria, con il nome di
Ruth. Ritorna sul proprio Passato e su quello del Paese:
sull'apartheid, sulle discriminazioni, sui delitti. Una donna che
vuole ricomporre la propria idendità perchè, come scrive l'autrice:
“Non esiste identità se non c'è memoria”.
Un
romanzo che rapisce e indigna. Un romanzo che ridà speranza solo,
però, dopo un percorso di consapevolezza e riconciliazione.
Abbiamo
rivolto alcune domande a Valentina Acava Mmaka e la ringraziamo molto
per questo suo intervento.
Ci
può, brevemente, spiegare cosa significhi essere esiliati?
L’Esilio
è l’esperienza migratoria più estrema e ineluttabile. L’esilio
è una separazione non solo dalla propria casa, dagli affetti ma
anche dal proprio passato.
Il
poeta Wallace Stevens lo definisce una “mente invernale”, la
tensione verso una stagione più mite è solo un’illusione per
l’esule. L’esilio di Lindiwe, nel romanzo, rispecchia questa
immagine, quasi di fissità, di congelamento, di irrigidimento.
L’essere partiti con il biglietto di sola andata è una condizione
psichica estrema che trasforma la percezione della realtà nuova,
quella dell’esilio, e anche quella del passato lasciato alle
spalle. Stuart Hall diceva che ogni migrazione, dunque anche
l’esilio, è in ogni caso sempre un viaggio di sola andata.
Qual
è il prezzo che la protagonista ha dovuto pagare in nome della
propria libertà? E quella libertà è strettamente collegata ai
concetti di “appartenenza” e di “identità” che attraversano
tutta la narrazione?
Lindiwe
paga il prezzo più alto dalla sua esperienza di esilio rinunciando
in primis alla nozione di appartenenza. L’esilio spazza via tutte
le certezze e la spinge in un limbo che la rende estranea persino
alla causa per la quale ha sempre lottato. La sua idea iniziale di
continuare la lotta nell’altrove, in un luogo più “sicuro” nel
quale enfatizzare la causa anti segregazione, è morta nel preciso
momento in cui la nave è partita dal porto di Durban. La mancanza di
tangibilità con il luogo della sua lotta diventa un deterrente.
L’esilio definisce l’esule in relazione al luogo a cui
appartiene, dove è nato, dove custodisce gli affetti e nel quale gli
viene spesso negata la libertà, un rapporto di amore e di odio al
tempo stesso. Per estremo l’altrove le impone, direttamente e
indirettamente, di vivere uno spazio disconnesso senza
corrispondenze, anche la vicinanza con altri esuli non sortisce in
lei alcuna empatia o riconoscimento, poiché l’esilio è una
esperienza legata al luogo che si lascia e in quanto tale, alla
lingua, alla storia, è un legame di di affinità, di corrispondenze.
L’esilio rappresenta un’ “assenza” ed è in essa che nasce il
conflitto identitario della protagonista, dove attraverso un gioco di
sdoppiamento della persona, tenta di capire le ragioni della sua
inerzia, del suo “inverno” interiore.
Che
cosa si intende per “ubuntu”?
L’ubuntu
fa riferimento all’etica secondo cui io sono ciò che sono perché
gli altri sono. È un principio fondamentale che può prestarsi come
premessa di una società basata sul rispetto, sulla solidarietà, sul
confronto, sulla riconciliazione. Un’utopia allo stato attuale in
cui si trovano le società mondiali.
Può
approfondire anche il tema che riguarda l'importanza della Memoria?
Memoria storica, Memoria collettiva...
La scrittrice Toni
Morrison scrive che
non si può dare una passata di bianco al passato.
Per quanto doloroso, anzi, maggiore esso è doloroso, con maggior
vigore la fiamma del suo ricordo va alimentata. La memoria storica è
un bene cui la collettività non può e non deve rinunciare. E’
importante per una società stabilire una relazione permanente
costante e continua con il proprio passato, ci permette di sapere
dove vogliamo che la “nostra” storia personale si collochi .La
memoria aiuta una comprensione più ampia della Storia. Essa
seleziona e moltiplica i significati degli eventi e li pone sul piano
dei sentimenti e delle emozioni. In questo senso la memoria
collettiva è indispenssabile ai fini dell’identità che rischia
altrimenti di essere corrosa dalla frentica corsa verso la
globalizzazione del presente.
La
scrittura è il luogo che incarna il mio ideale di libertà. La
scrittura declina concetti come patria, casa, paese nell’unico modo
accettabile. In essa trovo possibile tradurre
la realtà interna ed esterna trasferendola ad un piano immaginario
dove posso riscriverla. La scrittura è la mia coscienza e la mia
responsbailità come artista e donna.