giovedì 3 luglio 2014

La villa dei mafiosi ai profughi siriani

Foto Arcimilano.it


Una villa circondata da decine di ettari di terra. Siamo a Chiaravalle e la villa apparteneva a un affiliato alla criminalià organizzata, condannato per un reato gravissimo. Mille metri quadrati, tra l'edificio, una depandance e il terreno agricolo. Mille metri che sono stati messi al bando dal Comune e che diventerà un punto di riferimento per l'accoglienza a famiglie che hanno perso la casa e in particolare a famiglie di profughi siriani, scappati e arrivati in Italia a causa della guerra civile nel proprio Paese.

Mentre, purtroppo, molti migranti perdono la vita nel “Mare nostrum”, per quelli che ce la fanno l'Italia è un luogo di transito, soprattutto per quei profughi e richiedenti asilo che vorrebbero raggiungere il Nord Europa dove le condizioni di vita sono migliori grazie anche a programmi di inserimento sociale e lavorativo approntati apposta per loro, come avremo modo di raccontarvi con una delle prossime interviste che pubblicheremo. E Milano e l'hinterland si stanno attrezzando per dare ospitalità, almeno per un periodo, alle persone che arrivano dal Medioriente e dall'Africa.

Una soluzione è stata, appunto, quella di affidare la villa confiscata alla mafia ad alcune associazioni (Arci e Sistema-Imprese-Sociali-SIS) che la stanno trasformando in un pensionato: da circa una settimana sono già state accolte trenta famiglie.

...Abbiamo ripetutamente chiesto al Ministero dell'Interno di organizzare un piano nazionale di accoglienza profughi e a Regione Lombardia di mettere a disposizione strutture e assistenza sanitaria. Ma fino ad oggi non hanno dato alcuna risposta, lasciando Milano da sola”, così hanno dichiarato Pierfrancesco Majorino e Marco Granelli, assessore alla sicurezza.

Non solo siriani. Nel capoluogo lombardo sono arrivati più di 200 profughi dal Corno d'Africa, soprattutto dall'Eritrea, che hanno attraversato il Sahara e il Mediterraneo, sono approdati in Libia e poi sono riusciti a giungere sulle coste italiane.

Molti in fuga da regimi ditttatoriali, come gli eritrei che risultano poco identificabili e sono per lo più maschi minorenni tra i 15 e i 18 anni di età, ma sempre Granelli dice: “Garantiamo l'anonimato dato che le fotosegnalazioni li costringerebbero a chiedere asilo e a rimanere qui” quando, invece, il loro desiderio sarebbe quello di recarsi in Germania o in Olanda.

Tra i profughi anche alcune donne con figli piccoli. A Milano si trovano nella zona di porta Venezia dove è concentrata la loro comunità: alcuni sono stati smistati nel centro ascolto in Via Ferrante Aporti, vicino alla Stazione Centrale, da poco aperto, dopo che molti altri profughi, soprattutto siriani, hanno trascorso l'inverno, all'aperto e al freddo.

Per il cibo: sono aperte le mense della Comunità di Sant'Egidio, dell'Opera di San Francesco, della Fondazione di San Francesco e della Caritas, ma resta grave il problema dei posti letto e delle condizioni sanitarie di queste persone. Intanto, pochi giorni fa, una signora ha regalato un ombrello a un ragazzo eritreo, in una Via Vittorio Veneto piovosa e grigia.