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Una villa circondata da decine di ettari di terra. Siamo a Chiaravalle e la villa apparteneva a un affiliato alla criminalià organizzata, condannato per un reato gravissimo. Mille metri quadrati, tra l'edificio, una depandance e il terreno agricolo. Mille metri che sono stati messi al bando dal Comune e che diventerà un punto di riferimento per l'accoglienza a famiglie che hanno perso la casa e in particolare a famiglie di profughi siriani, scappati e arrivati in Italia a causa della guerra civile nel proprio Paese.
Mentre,
purtroppo, molti migranti perdono la vita nel “Mare nostrum”, per
quelli che ce la fanno l'Italia è un luogo di transito, soprattutto
per quei profughi e richiedenti asilo che vorrebbero raggiungere il
Nord Europa dove le condizioni di vita sono migliori grazie anche a
programmi di inserimento sociale e lavorativo approntati apposta per
loro, come avremo modo di raccontarvi con una delle prossime
interviste che pubblicheremo. E Milano e l'hinterland si stanno
attrezzando per dare ospitalità, almeno per un periodo, alle persone
che arrivano dal Medioriente e dall'Africa.
Una
soluzione è stata, appunto, quella di affidare la villa confiscata
alla mafia ad alcune associazioni (Arci e
Sistema-Imprese-Sociali-SIS) che la stanno trasformando in un
pensionato: da circa una settimana sono già state accolte trenta
famiglie.
“...Abbiamo
ripetutamente chiesto al Ministero dell'Interno di organizzare un
piano nazionale di accoglienza profughi e a Regione Lombardia di
mettere a disposizione strutture e assistenza sanitaria. Ma fino ad
oggi non hanno dato alcuna risposta, lasciando Milano da sola”,
così hanno dichiarato Pierfrancesco Majorino e Marco Granelli,
assessore alla sicurezza.
Non solo
siriani. Nel capoluogo lombardo sono arrivati più di 200 profughi
dal Corno d'Africa, soprattutto dall'Eritrea, che hanno attraversato
il Sahara e il Mediterraneo, sono approdati in Libia e poi sono
riusciti a giungere sulle coste italiane.
Molti in
fuga da regimi ditttatoriali, come gli eritrei che risultano poco
identificabili e sono per lo più maschi minorenni tra i 15 e i 18
anni di età, ma sempre Granelli dice: “Garantiamo l'anonimato dato
che le fotosegnalazioni li costringerebbero a chiedere asilo e a
rimanere qui” quando, invece, il loro desiderio sarebbe quello di
recarsi in Germania o in Olanda.
Tra i
profughi anche alcune donne con figli piccoli. A Milano si trovano
nella zona di porta Venezia dove è concentrata la loro comunità:
alcuni sono stati smistati nel centro ascolto in Via Ferrante Aporti,
vicino alla Stazione Centrale, da poco aperto, dopo che molti altri
profughi, soprattutto siriani, hanno trascorso l'inverno, all'aperto
e al freddo.
Per il
cibo: sono aperte le mense della Comunità di Sant'Egidio, dell'Opera
di San Francesco, della Fondazione di San Francesco e della Caritas,
ma resta grave il problema dei posti letto e delle condizioni
sanitarie di queste persone. Intanto, pochi giorni fa, una signora ha
regalato un ombrello a un ragazzo eritreo, in una Via Vittorio Veneto
piovosa e grigia.