Khalid Chaouki |
Khalid
for president ! ripercorre
le tappe del percorso, politico e personale, di Khalid Chaouki,
giornalista italiano di origine marocchina e primo deputato italiano
di Seconda Generazione eletto al Parlamento Italiano nelle fila del
Partito Democratico.
Il
lavoro cinematografico è stato prodotto da Babel ed è stato scritto
e diretto da Arrigo Benedetti: Khalid Chaouki, nato in Marocco nel
1983, a soli 9 anni, si trasferisce con la famiglia in Italia,
crescendo tra Parma e Raggio Emilia.
Nel
documentario Khalid racconta senza la vita politica - con la sua
elezione a deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana
nella circoscrizione XX Campania 2 per il PD - ma racconta anche
della sua famiglia e dell'Islam.
Il
documentario andrà in onda questa sera, venerdì 12 luglio 2013, su
Cielo, alle ore 21.00
con
repliche fino al 18 agosto.
Abbiamo
intervistato Arrigo Benedetti
Il
documentario è stato preceduto da una sceneggiatura? Come avete
preparato il film?
Il
documentario è nato per caso. Durante la presentazione dei candidati
nuovi italiani alla sede del PD Khalid (che giá conoscevo) mi disse
che stava per cominciare la sua campagna elettorale. Prima tappa
Lampedusa. La sceneggiatura è stata scritta dai fatti dai suoi
impegni dai suoi viaggi.
Quanto
è difficile, per un nuovo italiano, essere considerato italiano?
Per
quanto possa vale la risposta di un italiano penso che sia abbastanza
difficile. Ma la cosa più paradossale è che è ancora più
difficile per quelli che sono più italiani di tutti, cioè i nuovi
italiani di seconda generazione. È più conflittuale per questi
ragazzi perché lo sentono molto di più, in modo quasi viscerale. E
rimanere sospesi in uno stato di attesa non fa sentire loro
pienamente cittadini.
Come
conciliare le due culture di appartenenza, quella italiana e quella
marocchina?
Guardate
Il documentario e le scene dove si racconta la famiglia di Khalid.
Guardate le seconde generazioni che vivono in Italia e amano il
tricolore parlano con forte accento regionale ma senza dimenticare da
dove vengono.
Qual
è il futuro dell'Italia quando si parla di immigrazione, di
inclusione e di “seconde generazioni”?
Il
futuro dell'Italia si lega al futuro dei flussi migratori di tutto il
pianeta. L'immigrazione è ancora il grande tema. Lo è nell'Unione
Europea, negli Stati Uniti. L'Italia deve affrontare l'immigrazione
con un'ottica di consapevolezza del fenomeno globale, e cercare di
reinterpretare quello che accade in una chiave nazionale, dove
l'inclusione e la partecipazione alla vita civile sono i presupposti
per poter gestire qualcosa spesso più grande di noi.
Dal
punto di vista cinematografico: sembra che, in alcuni momenti, la
cinepresa sospenda la narrazione, come a voler lasciare alcuni minuti
allo spettatore per formulare riflessioni...Quali altre scelte di
regia o di sonoro sono state fatte nel raccontare questa storia?
Sì
è vero la sospensione ha quella funzione. E i luoghi sono
fondamentali per dare allo spettatore anche un immaginario non solo
narrativo ma anche visivo. Sono luoghi simbolici. Macchina a spalla,
audio ambiente, una sorta di inseguimento del protagonista. Un
tentativo anche di lasciare alla sorpresa un ruolo importante. La
fotografia e la musica, che spesso è non musica, rende il
documentario meno giornalistico e ogni tanto quasi di finzione, anche
se tutto quello che si racconta è la realtà.