Cinque
giudici conservatori contro quattro progressisti: la Corte Suprema
americana ha abolito la sezione del “Voting rights Act” secondo
la quale nove Stati del sud - Alabama, Alaska, Arizona, Georgia,
Louisiana, Mississipi, South Carolina, Texas e Virginia, con un
passato di discriminazioni accertate - sono obbligati a chiedere
un'autorizzazione per modificare i propri sistemi elettorali.
Il
“Voting rights Act” - la storica legge promossa da Martin Luther
King Jr. e approvata nel 1965 dopo lunghe battaglie anche sanguinose
- ha permesso, da allora, il diritto di voto a molte generazioni di
cittadini neri ed anche ai rappresentanti di altre minoranze, quali:
i nativi americani, gli asiatici e gli ispanici.
I
giudici conservatori hanno affermato che, rispetto al 1965, la
società è cambiata e così sono cambiate anche le condizioni di
valutazione usate per determinare quali Stati abbiano bisogno del
controllo, da parte del governo centrale, sulle modifiche riguardanti
il diritto di voto, controllo inserito nella sezione 5 del “Voting
rights Act” proprio per impedire pratiche discriminatorie e
razziste nei confronti di alcune categorie di cittadini.
John G.
Roberts, Presidente della Corte suprema, ha scritto: “ Nel 1965,
gli Stati potevano essere divisi in due gruppi. Quelli con una storia
recente di bassa registrazione e affluenza al voto e quelli senza
queste caratteristiche...Oggi la nazione non è più divisa su quei
criteri, eppure il “Voting rights Act” continua a sopravvivere”.
Ruth Bader Ginsburg, esponente dei progressisti, ha replicato: “ La
Corte,oggi, abolisce una norma che si è dimostrata adatta a bloccare
le discriminazioni di un tempo”.
E' bene
ricordare,inoltre, che prima delle elezioni presidenziali del 2012,
in diversi Stati “repubblicani” sono state introdotte norme per
limitare o rendere più arduo l'accesso alle urne per le persone più
svantaggiate, come ad esempio: limitazioni degli orari di apertura
dei seggi, l'obbligo di munirsi del documento di identità o
l'impossibilità di registrarsi nelle liste elettorali il giorno
stesso delle votazioni.
Il
Presidente, Barak Obama, dopo aver espresso la sua profonda delusione
per il passo indietro nei diritti civili, ha parlato di “un brutto
colpo per la democrazia” e ha chiesto al Congresso “di varare una
legislazione che assicuri che ogni americano abbia un accesso uguale
alle urne”.