A
novembre compirà dieci anni ed è un talento del nuoto
sincronizzato, ma la protagonista di questa storia di discriminazione
ha rischiato di non poter passare dalla categoria amatoriale a quella
agonistica perchè figlia di genitori tunisini.
Il
padre, Ishem, è un falegname e risiede a Campodarsego, in provincia
di Padova, da 11 anni e possiede il permesso di soggiorno illimitato;
a gennaio ha chiesto la cittadinanza italiana che potrà estendere
anche a sua figlia, ma l'iter burocratico prevede un periodo di due
anni di attesa. “Ci siamo comportati come dice la legge”, ha
spiegato il padre della bambina, “ e abbiamo presentato la domanda
dopo dieci anni di residenza. Abbiamo ottenuto dalla Prefettura un
codice e ogni tanto controllo su un sito Internet la posizione della
mia pratica. C'è scritto sempre che è in corso di verifica. Mi
hanno detto che devo aspettare due anni prima di poter chiamare e
chiedere, eventualmente, perchè non è stata concessa”.
La madre
della nuotatrice, dopo il ricongiungimento familiare grazie al quale
è arrivata dal Nord Africa a Campodarsego, lavora come addetta alle
pulizie presso la piscina della società sportiva “Il Gabbiano”
dove si allena la figlia: la bimba, infatti, aveva cominciato ad
accompagnare la mamma durante i turni e si era appassionata al nuoto
sincronizzato. L'allenatore aveva visto in lei ottime capacità
sportive e aveva chiesto alla società di concederle il tesseramento:
in un primo momento, però, le era stato negato, in quanto non ancora
maggiorenne e cittadina italiana.
Riguardo
alla questione è intervenuto il Ministro per l'Integrazione, Cècile
Kyenge, che ha dichiarato: “ Sarà mia preoccupazione
sensibilizzare il più possibile il parlamento perchè giunga al più
presto a una riforma in tema di cittadinanza. Il caso della bambina
in Veneto non è isolato ed è, tra l'altro, uno spreco di talento.
Il tema della cittadinanza va risolto perchè, come in questo caso,
lo sport può rappresentare un modo per agevolare l'integrazione dei
nostri figli...Bisogna far capire che la diversità è una ricchezza
per tutti”.
Anche il
governatore del Veneto, Luca Zaia, contrario allo ius soli, ha però
detto, riferendosi alla situazione della bambina di origini tunisine,
che: “ Serve un segnale di civiltà e di attenzione nei confronti
delle aspirazioni di questa giovane e dei tanti bambini che vivono da
anni in Veneto, terra dove l'integrazione è concreta, funziona e
rappresenta un modello a livello nazionale”. Zaia ha poi
continuato: “ ...L'unica colpa della bambina di Campodarsego è
quella di non essere maggiorenne e non quella di non rispettare le
regole, perchè è in Italia da oltre dieci anni, non ha nessun
legame con la terra di origine dei genitori, essendo nata e vissuta
qui. C'è un evidente cortocircuito burocratico che va risolto e su
cui serve una meditazione seria e approfondita”.
Bisogna
capire cosa accadrebbe qualora la bambina avesse qualche legame con
la terra dei propri genitori, ad ogni modo un primo segnale positivo
c'è. La Federnuoto, infatti, ha provveduto alla modifica dello
statuto federale e il Coni dovrà varare il testo in autunno: sulla
scorta delle leggi comunitarie per la tutela dei vivai giovanili,
nella proposta, si legge: “ In tutti i settori è prevista e
garantita la libera adesione di tutti gli atleti residenti in Italia
alle attività giovanili, nonché la modalità di partecipazione alla
successiva attività assoluta”. Intanto il caso della figlia di
Ishem ha infiammato di nuovo il dibattito politico sul tema della
cittadinanza.