Fa
ancora discutere il fattaccio accaduto qualche giorno fa quando, il
vicepresidente del Senato - mentre era impegnato in un comizio - dal
palco ha dichiarato che quando vede il Ministro per l'Integrazione
non può non pensare ad un orango. E sappiamo che il vicepresidente
del Senato è Roberto Calderoli e il Ministro per l'Integrazione è
Cècile Kyenge.
Ancora
una volta una vicenda di razzismo e di vergogna, almeno per la parte
civile dell'Italia, un'Italia che continua a collezionare brutte
figure. “Faccio appello a Maroni, leader della Lega, perchè chiuda
questa pagina rapidissimamente altrimenti si entra in una logica di
scontro totale che non serve a lui, non serve a nessuno, non serve al
Paese. E' una pagina veramente insostenibile”, queste le
dichiarazioni del premier Enrico Letta che ha messo in discussione
anche l'appoggio alla Regione Lombardia per Expo 2015, mentre Maroni
ribatte che la Lega non è razzista, ma “combatte le idee sbagliate
sull'immigrazione come lo ius soli”.
In
Italia, una petizione online ha raccolto migliaia di firme per
chiedere le dimissioni di Calderoli, così come sui social network, e
lo ha fatto formalmente anche il Partito Democratico con una nota.
All'estero molte testate giornalistiche e capi di Stato hanno
criticato duramente il comportamento di Calderoli e anche un
portavoce dell'ONU ha sottolineato che l'affermazione di Calderoli “è
assolutamente scioccante per chiunque la faccia, ma ancor di più se
a formularla è una persona che è stata ministro del governo in
passato e che ha un ruolo importante. Non è la prima volta che
politici italiani fanno questo tipo di dichiarazioni. Il fatto che
ora vi sia un grande dibattito e forti condanne pubblliche è
positivo, ma non nasconde il fatto che sia assolutamente
inaccettabile”.
Intanto
il lavoro del ministro Kyenge è ancora intralciato anche dal punto
di vista politico: nei giorni scorsi, infatti, si è recato a Pescara
per un dibattito sul tema della cittadinanza e, nella notte, alcuni
esponenti di Forza Nuova hanno affisso dei cappi simbolici con, alle
estremità, manifesti e scritte contro l'immigrazione.
Cècile
Kyenge, ancora una volta, ha dovuto ribadire la propria posizione: “
Dobbiamo far passare dei messaggi che non istigano a odio e violenza.
Sicuramente non sarà il mio compito di rispondere alla violenza con
la violenza. Il mio compito è quello di dare una guida ai nostri
giovani, all'Italia perchè l'Italia non è razzista e chi vuole
soffocare questa parte dell'Italia non razzista farà fatica a
farlo”.
Per
fortuna l'Italia non è del tutto un Paese razzista, ma resta
l'amarezza di dover constatare quanto nel nostro Paese sia difficile
operare nella direzione del bene comune non solo a causa di problemi
oggettivi - quali, ad esempio, la corruzione o la sete di potere - ma
anche per una mentalità troppo spesso ancora gretta ed ottusa e che
appartiene a coloro che dovrebbero dare il buon esempio e non false
scuse in ritardo.