Vincenzo Mattei ci ha dato il
permesso di pubblicare questo suo articolo, uscito su Il Venerdì
di Repubblica il 6 giugno 2013. Lo pubblichiamo molto volentieri e
ringraziamo il giornalista.
“Le violenze sessuali a sfondo politico erano molto usate dal regime di Mubarak. Recentemente hanno ripreso piede. I Fratelli Musulmani hanno ereditato questa pratica”. Nahla Enany, 23 anni, è seduta al Café Riche, uno degli storici bar del centro de Il Cairo, frequentato spesso da giornalisti locali ed internazionali, insieme a Azza Balba, Nour El Oda Zaky, Marwar Nissar, Bussana Said e altre signore di mezz’età. Sono tutte attiviste, giornaliste e membri di vari partiti politici come El Dustur (La costituzione), Tayraan Shaabi (Corrente Popolare) e El Tugammau. Sorseggiano il tè e parlano di quello che succede nel paese in mezzo alla spessa coltre di fumo delle loro sigarette.
“Le violenze sessuali a sfondo politico erano molto usate dal regime di Mubarak. Recentemente hanno ripreso piede. I Fratelli Musulmani hanno ereditato questa pratica”. Nahla Enany, 23 anni, è seduta al Café Riche, uno degli storici bar del centro de Il Cairo, frequentato spesso da giornalisti locali ed internazionali, insieme a Azza Balba, Nour El Oda Zaky, Marwar Nissar, Bussana Said e altre signore di mezz’età. Sono tutte attiviste, giornaliste e membri di vari partiti politici come El Dustur (La costituzione), Tayraan Shaabi (Corrente Popolare) e El Tugammau. Sorseggiano il tè e parlano di quello che succede nel paese in mezzo alla spessa coltre di fumo delle loro sigarette.
Nahla parla senza
sosta, spiega con quali tecniche e in quali occasioni le violenze
vengono messe in pratica: “Bisogna fare una differenza tra violenze
perpetrate dal singolo e quelle dal gruppo”. Quest’ultime sono
ben preparate ed organizzate con lo scopo di demolire totalmente la
volontà della donna. “In tutte le testimonianze di aggressione che
abbiamo nei nostri file, non ce n’è nessuna che parla di volontà
dell’aggressore di toccarla, ferirla con lame affilate. Violenze
che accadono solo durante manifestazioni e marce politiche. Dobbiamo
sensibilizzare la gente”.
Nahla è sdegnata:
“Se mi capita qualcosa, con chi vado a lamentarmi? A chi vado a
denunciare l’aggressione, alle autorità? Ma sono queste che
incoraggiano gli assalitori! “C’è solo un modo: agire con
associazioni come Tahrir Bodyguard, Benet Masr e OPantiSH (Operation
anti Sexual Harassemnt)”, dichiara.
Surayya Bahagat è la
fondatrice di Tahrir B.G. Il 25 gennaio era scesa in piazza per
l’anniversario della rivoluzione ma è stata assalita da alcuni
uomini. Ha sfogato la sua collera e la sua indignazione aprendo
l’account di Tahrir.B.G. su Twitter e, nel giro di poche ore, aveva
già migliaia di followers.
L ‘associazione organizza corsi pratici di autodifesa personale e
teorici per insegnare alle donne le modalità di aggressione e come
evitare il pericolo; diffonde informazioni, sia in strada che su
internet, per sensibilizzare gli egiziani su questa terribile piaga
che sta affliggendo il paese.
Quello che accade in
piazza Tahrir è un attacco politico, molto ben organizzato. Le
tecniche che gli aggressori per violentare o molestare le donne sono
ben studiate: come circuirle, come isolarle, accerchiarle. Vogliono
allontanare il mondo femminile dalla piazza. e E invece noi dobbiamo
esserci per denunciare le violenze”. “I corsi di autodifesa sono
aperti a tutte, non solo alle egiziane”, dice Zeinab Sabet,
collaboratrice di Surayya, tra le prime volontarie del progetto. “È
un ottimo modo per aiutare le donne. Non fermerà le violenze, ma non
saranno colte alla sprovvista. Con i social network diffondiamo
informazioni A Tahrir facciamo volantinaggio, parliamo con le
persone, cerchiamo il loro aiuto, diamo numeri di cellulari da
chiamare in caso di necessità”
I ragazzi e le
ragazze che aderiscono a Tahrir.B.G, portano dei gilet rifrangenti ed
elmetti gialli da carpentiere in modo da essere notati facilmente .
Insieme all’associazione Benet Masr (i cui ragazzi indossano
magliette bianche con la scritta in rosso “Contro le violenze
sessuali”), a febbraio hanno organizzato la “Marcia delle donne”,
partita dalla moschea di Zeida Zeinab. Hanno partecipato in tante,
bambine, anziane, politiche e donne in carriera, semplici cittadine,
madri di famiglia … La marcia ha un valore intrinseco che è quello
di far partecipi i passanti ignari. Molte egiziane si fermavano sui
marciapiedi e domandavano i motivi della manifestazione. La loro
reazione positiva si poteva leggere dall’espressione entusiasta e
dal segno di approvazione dei loro volti. Gli slogan più gettonati
erano: “Non rimarremo in silenzio”, “Non ci piegherete”, “Non
fuggiremo via”, “Venite ad affrontarci voi stupratori, perché
non abbiamo nessuna intenzione di starcene a casa!”.
Nancy Omar, è la
presidentessa di Benet Masr: “Ai corsi spieghiamo che cosa sono le
molestie, i vari tipi di molestatori, simuliamo possibili attacchi a
sfondo sessuale. Insegniamo ai volontari a capire le diverse
tipologie delle vittime e degli aggressori, come una ragazza può
reagire: c’è chi ammutolisce nel panico, chi picchia l’aggressore
o chi viene presa dall’isteria”.
C’è anche una rete
di comunicazione passaparola tra i membri e il loro circolo di
amiche.
“I volontari che
vanno porta a porta nei quartieri a fare volantinaggio. E a parlare
con i venditori ambulanti che sono a Tahrir per aiutarci: hanno i
nostri numeri di cellulare, se accade qualcosa ci avvisano
immediatamente. Noi cerchiamo di istruirli per riconoscere le
situazioni di pericolo durante gli scontri, e sapere come
comportarsi”
Sul perché
quest’escalation di violenze nei confronti delle donne, Nancy non
ha dubbi.
la donna è presente
ai seggi elettorali, controlla il regolare svolgimento del voto.
Partecipa alle manifestazioni, e tra le urla la sua voce si
distingue. Più acuta e sovrasta quella degli uomini. Il ruolo della
donna nella società è molto più attivo di quello degli uomini, c’è
una dedizione. Ha un senso di giustizia più profondo, e non vuole
che nessuno le rubi la sua libertà. Il nostro corpo è qualcosa che
ci appartiene, non esiste nessuno che ha il diritto di violarlo.
Qualcuno vede come una minaccia l’impegno della donna egiziana
nella costruzione della società, la sua partecipazione”
Senza le donne la
piazza non ha la stessa forza
“Meno della metà.
Quello che è successo il 25 gennaio per il 2° anniversario della
rivoluzione è stato meschino”, violenze e stupri di gruppo, l’uso
della forza bruta e di armi da taglio.
Nour El Oda Zaky,
giornalista, attivista e membro del partito Dustur aggiunge il suo
punto di vista …“Gli attacchi mirano a distruggere
psicologicamente la donna egiziana, per allontanarla dalla politica.
Dopo aver tentato di tutto a livello nazionale, ci muoveremo a
livello internazionale. Sottoporremo il caso al Tribunale dell’Aja,
per far condannare il governo egiziano responsabile di tali reati.
Vogliamo una condanna contro il Presidente della Repubblica egiziana,
per la sua responsabilità politica, e una condanna penale contro il
Ministro degli Interni perché non ha garantito la sicurezza a
Tahrir”
Grazie al costante
lavoro e alla presenza delle diverse associazioni a Tahrir, i casi di
violenze sono diminuiti drasticamente, anche se il pericolo è sempre
dietro l’angolo. Questi movimenti non sono sufficienti ad sradicare
i soprusi senza l’aiuto dei grandi nazionali. E sarà importante il
ruolo e l’azione del governo, nell’approvare nuove leggi, più
moderne, e una riforma strutturale delle forze di polizia.
Il cammino da
percorrere è ancora lungo.
Vincenzo Mattei |