Era il
13 giugno scorso quando, verso le ore 18.00, quattro donne e un
bambino in braccio alla sua mamma, entrano in un centro commerciale
tra Via Derna e Via Palmanova, a Milano; si recano, in particolare,
in un noto negozio di scarpe quando vengono avvicinate da due
poliziotti che le invitano ad uscire, dicendo: “Persone come voi
non sono gradite”. Sì, perchè le donne abitano in un campo rom.
A quel
punto le protagoniste si interrogano sul motivo di questo
comportamento da parte delle forze dell'ordine e una di loro chiede
di poter incontrare il direttore del punto vendita perchè, dice: “Mi
conosce, vengo spesso qui a comprare le scarpe”, ma il poliziotto
ribadisce: “ Non c'è! E comunque, ripeto, qui non vi vogliono”.
Il
dialogo preciso è riportato sul blog www.sivola.net su cui si legge
che la signora che tiene in braccio il suo bambino piccolo ha
continuato, rivolgendosi ancora ai poliziotti: “Ci fate fare brutta
figura e ci fate vergognare davanti alla gente” e che uno dei
poliziotti ha insinuato che la donna avesse problemi con la legge,
facendo riferimento alla fedina penalle. Ma la signora, invece,
lavora da vent'anni come mediatrice culturale nella scuola primaria
di Via Russo e, proprio quel giorno, era accompagnata da alcune
ragazze che avevano frequentato quell'istituto.
Le
quattro donne , inoltre, il giorno dell'accaduto, erano vestite come
i “gagi”, cioè con abiti “occidentali” e alla moda quindi la
loro discriminazione non è sostenuta nemmeno da un pregiudizio
determinato dal loro aspetto, ma da un pregiudizio più radicato e
pericoloso.