Si
chiama Wadi 'Maswadeh ed è nato il 24 settembre 2007: ha cinque anni
e nove mesi. Vive in Cisgordania, con la sua famiglia, e ha lanciato
una pietra. Un gesto, ormai, ripetuto dai bambini e ragazzi che sono
cresciuti in una situazione di guerra e circondati da un muro, gesto
alimentato dalla cultura dell'odio e dall'esasperazione.
E Wadi,
per quell'azione, è stato arrestato.
Fermato
per quasi due ore presso la Tomba dei patriarchi a Hebron dai
militari dell'esercito israeliano, viene fatto salire su una jeep e
portato a casa dove si è nascosto dietro ad alcuni materassi per poi
essere arrestato insieme a suo padre, Karam.
La
vicenda è stata filmata e resa pubblica dal gruppo umanitario
israeliano, B'Tselem, che ha denunciato il fatto anche a mezzo stampa
in quanto l'età minima per la responsabilità penale, in Israele e
nei Territori, è di 12 anni.
Nel
video si vede il bambino circondato dai militari che si consultano
via radio con altre persone; Wadi ha paura, piange, batte i piedi per
terra. Un passante palestinese lo accompagna e lo convince a salire
sull'auto delle autorià. Una volta a casa, però, l'incubo non è
finito: i soldati continuano a sostenere che la vicenda venga
sottoposta all'attenzione della polizia palestinese, bendano e
ammanettano Karam e portano lui e il figlio in un posto di blocco. Ma
le autorità palestinesi li dovranno rilasciare immediatamente.
Interessante
notare che, nel filmato, un tenente colonnello israeliano rimprovera
duramente i suoi sottoposti per aver fermato padre e figlio a
telecamere accese. Le sue parole sono significative: “ Si sta
danneggiando la nostra immagine pubblica. I detenuti vanno trattati
bene quando ci sono le telecamere in giro”.
In
questo caso Internet, le riprese video, i mezzi di informazioni sono
stati utili per aprire, ancora una volta, una finestra su quell'area
di mondo dove lo stallo geopolitico non risparmia nemmeno i più
piccoli.