E' di
qualche settimana fa la notizia del caso di Leonarda Dibrani: la
quindicenne rom, espulsa dalla Francia, per essere rimandata in
Kosovo, suo Paese d'origine. La ragazza è stata prelevata dalla
polizia durante una gita scolastica a Parigi.
Leonarda
viveva da cinque anni in un centro di accoglienza per richiedenti
asilo politico, a Levier ai confini con la Svizzera, dove frequentava
la scuola pubblica, mentre al resto della sua famiglia - i genitori e
altri cinque figli - era già stata notificata l'espulsione. Il
Presidente francese, Francois Hollande, aveva dichiarato: “Se
Leonarda ne farà richiesta, le sarà garantita accoglienza in
Francia, ma per lei sola”. Immediata la risposta da parte
dell'interessata: “ Non tornerei in Francia da sola, non
abbandonerò la mia famiglia. Non sono la sola ad andare a scuola, ci
sono anche i miei fratelli e le mie sorelle”, quattro nati in
Italia e la più piccola nata in Francia, secondo le dichiarazioni
del padre.
Le
conclusioni dell'inchiesta amministrativa ordinata dal Ministro
dell'Interno, Manuel Valls, a proposito dell'espulsione confermano
che sia stata: “conforme alle regole in vigore”.
Altro
caso che ha visto i riflettori puntati sul popolo Rom, un caso
diverso da quello precedente: una bambina bionda e dagli occhi chiari
è stata trovata in un campo a Larissa, nella Grecia del nord,
durante una perquisizione da parte delle forze dell'ordine.
Un uomo
e una donna sono stati accusati per rapimento perchè il test del DNA
ha provato che “Maria” (questo il nome dato alla bambina) non è
figlia loro. I due hanno affermato di averla ricevuta in affidamento
da una donna in stato di indigenza. Pare che la madre biologica di
“Maria” sia stata trovata in Bulgaria e che abbia affidato la
piccola ai due estranei proprio a causa della povertà.
Questi
due fatti di cronaca hanno riacceso il dibattito sulle politiche da
adottare nei confronti dell'etnia romanì: rom e sinti. E hanno
contribuito a riaffermare alcuni stereotipi negativi, primo fra tutti
quello che vede i Rom come “rapitori di bambini”. Soprattutto
durante le numerose trasmissioni televisive in cui ospiti e
opinionisti (!) prendono la parola, alcuni sottolineano che non si
debba generalizzare, ma - continuando a discutere in maniera
superficiale e poco corretta di questo argomento - il messaggio
infarcito di pregiudizi continua a passare.
Come
scritto dall'Associazione 21 Luglio in un suo ultimo rapporto, uno
studio del 2008 dell'Università di Verona ha mostrato come dal 1986
al 2007, in Italia, nessun
caso di presunto
"rapimento" di bambini non rom da parte di rom e sinti si
sia concluso con una condanna per sequestro o sottrazione di
persona.
Nessun bimbo gagiò, dunque, è stato mai trovato nelle mani delle comunità rom e sinte in quell'arco di tempo. Ma se fosse vero il contrario? Se fossero le istituzioni a sottrarre i bambini rom alle proprie famiglie affidandoli in adozione alle famiglie della società maggioritaria?
Questa è la provocazione che si pone come base di discussione per un convegno che l'Associazione romana ha organizzato per il 29 ottobre e di cui vi diamo comunicazione.
Nessun bimbo gagiò, dunque, è stato mai trovato nelle mani delle comunità rom e sinte in quell'arco di tempo. Ma se fosse vero il contrario? Se fossero le istituzioni a sottrarre i bambini rom alle proprie famiglie affidandoli in adozione alle famiglie della società maggioritaria?
Questa è la provocazione che si pone come base di discussione per un convegno che l'Associazione romana ha organizzato per il 29 ottobre e di cui vi diamo comunicazione.
Martedì 29 ottobre alle ore 17, a Roma, presso la sede della Regione Lazio (Sala Tirreno, via Rosa Raimondi Garibaldi 7, Palazzina C), l'Associazione 21 luglio organizza il convegno “Mia madre era rom”, nel corso del quale sarà presentato l'omonimo rapporto dell'Associazione, che analizza in maniera scientifica la situazione dei minori rom, a Roma e nel Lazio, che oggi non vivono più presso le proprie famiglie.
Dalla ricerca, realizzata in collaborazione con la Facoltà di Antropologia culturale dell’Università di Verona, emergono dati allarmanti, che mettono in risalto un flusso sistematico e istituzionalizzato di minori dalle famiglie rom a quelle non rom in attesa di adozione, "giustificato" dalle precarie condizioni abitative alle quali le comunità rom e sinte nel Lazio sono costrette dalle poliitche locali in atto.
Il rapporto, in particolare, si sofferma sulla presenza dei minori rom nelle storie che il Tribunale per i Minorenni di Roma ha affrontato dal 2006 al 2012.
Interventi
di:
Angela TULLIO
CATALDO, autrice della
ricerca – Associazione 21 luglio
Rita VISINI, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio
Melita CAVALLO, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma
Edoardo TRULLI, Vice Presidente dell’Ordine Assistenti Sociali della Regione Lazio
Vito SAVASTA, Mediatore sociale