Cosa sta
succedendo in Turchia in questi ultimi giorni?
Succede
che il Comune di Istanbul ha deciso di cancellare il Gezi Parki,
l'unica zona verde nel centro cittadino, per costrure un gigantesco
shopping-mall, un centro commerciale, un “non-luogo” come Gilles
Deleuze definiva questi edifici dedicati allo shopping sfrenato.
Succede che il progetto sia già stato approvato ma - per paradosso -
non sia ancora arrivato, invece , il permesso per l'abbattimento
degli alberi e così, abusivamente, gli operai abbiamo iniziato a
raderli al suolo lo stesso. Succede che, venerdì 31 maggio,
cinquantamila manifestanti si siano rovesciati in piazza Taksim e
dintorni per contestare questo progetto urbanistico e che siano stati
attaccati dalla polizia.
Comitati
di cittadini, singoli, personalità politiche, sindacati, esponeneti
della cultura e dello spettacolo, forze di sinistra e correnti vicine
all''islamismo: per la prima volta, tutti, tanti uniti per dichiarare
il proprio dissenso nei confronti di questa decisione, che riguarda
un bene pubblico e, più in generale, nei confronti delle politiche
conservatrici del primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, tra le quali
si annoverano: la legge contro la vendita di alcolici dopo le 22 nei
supermercati e la campagna di moralizzazione dei comportamenti
pubblici.
La
manifestazione contro la realizzazione del centro commerciale è
iniziata con concerti improvvisati, danze, discorsi: un modo pacifico
e democratico di esprimere, da parte dei cittadini, un parere su una
decisione istituzionale. Molti hanno pronunciato frasi del tipo: “
Che il governo di dimetta”, sventolando bandiere e ritratti di
Ataturk, padre della Repubblica laica moderna. Ma questa battaglia
civile sta diventando sempre più politica (e manifestazioni
antigovernative si stanno espandendo anche in altre città, quali
Ankara e Smirne, anche grazie alla convocazione tramite i social
network che erdogan ha definito “una minaccia per la società”.
La
polizia ha attaccato i manifestanti di istanbul con manganelli,
idranti e lacrimogeni; secondo Amnesty International ci sono stati
oltre mille feriti, due morti e altri sono in pericolo di vita per
ferite alla testa. Il portavoce della Ong, Riccardo Noury, ha infatti
affermato: “ Pretendiamo dal Ministero della Sanità turco
informazioni precise sul numero di persone rimaste ferite negli
scontri e lanciamo un appello perchè ci sia uno stop nell'uso di gas
lacrimogeni che sono la causa principale delle ferite riportate dai
manifestanti”.
Da
domenica la protesta ha cambiato registro: è diventata una protesta
sonora. Le piazze e le strade di Istanbul, Ankara e Smirne sono state
invase da automobilisti che hanno suonato il calcson ripetutamente,
mentre sui balconi delle case le persone sbattevano pentole e
coperchi. Suoni, parole, ma non la violenza.